Il giovane studioso di lingue antiche è stato per due anni consecutivi secondo classificato al “Certamen nazionale di lingua latina e greca”. «La discussione è stata il modo per dimostrare che la lingua latina fa ancora parte del nostro patrimonio culturale, più di quanto si pensi»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l latino non è morto, o almeno non deve morire». Così la pensa Gianluca Vindigni, 26enne di Vittoria (in provincia di Ragusa) che ha da poco discusso e scritto una tesi di laurea nella lingua morta per eccellenza. «La mia idea è nata dopo aver visto i video su youtube del professore Miraglia che da tempo cerca di promuovere lo studio del latino come una lingua moderna. Così ho pensato che parlare in latino in seduta di laurea sarebbe stata la conclusione ideale al mio percorso di studi e anche un modo per dimostrare che la lingua latina fa ancora parte del nostro patrimonio culturale più di quanto si pensi».Gianluca che si definisce un ragazzo come tanti, ammette che si è spesso dovuto difendere dal luogo comune che vuole il latinista passare tutta la giornata in biblioteca tra la polvere dei libri. E se la sua scelta può sembrare anacronistica soprattutto in un momento in cui la scuola è orientata verso le tre “I” di Italiano, Inglese e Informatica e il mercato del lavoro richiede figure con competenze sempre più tecniche, il giovane vittoriese (che vanta due secondi posti al Certamen nazionale di Letteratura scientifica e tecnica greca e latina) il suo futuro lo immagina da docente, a scuola o all’università. «La mia passione per il latino è iniziata al liceo, grazie al mio insegnante, che mi ha fatto innamorare della grammatica e ha fatto sì che io oggi riesca a padroneggiare la lingua di Cicerone come fosse l’italiano».  De C. Iulii Caesaris sermone commentatio critica è il titolo della tesi che il giovane studioso di lingue antiche ha realizzato dedicandovi anima e corpo. «L’idea di scrivere in latino l’ho avuta fin dal primo giorno di università, discutere il mio lavoro nella stessa lingua, a quel punto, è stato naturale. In fondo accade lo stesso per le altre lingue, perché in questo caso dovrebbe essere diverso? Credo siano state anche queste le ragioni per cui il mio relatore e gli altri professori presenti in seduta di laurea hanno appoggiato la mia scelta con entusiasmo».

IL LATINO COME ACCESSO AL NOSTRO PATRIMONIO. Se la storia di Gianluca ci spinge indietro nel tempo, dall’altra parte ci pone di fronte a un problema attuale: quello del futuro dei classici e della loro utilità. «Le lingue antiche – spiega con fermezza il giovane – allenano la mente alla logica perché è attraverso la traduzione che si impara a mettere ordine nel disordine. In questo contesto il latino, più del greco, è la chiave di accesso al nostro patrimonio culturale. Pretendere che gli altri possano parlarlo è inimmaginabile ma utilizzarlo per conoscere le nostre radici sì. Ad esempio, ci sono molte parole siciliane che usiamo ogni giorno ma di cui ignoriamo l’origine: “Musca”, “addummisciri”, “natare”, “serra”, “ire” derivano proprio dal latino».

IL PROGETTO DI UN VERSIONARIO CONTRO IL COPIA-INCOLLA DA INTERNET. «Mi rendo conto che oggi lo studio del latino non è accessibile a tutti. Molti dei ragazzi a cui faccio lezioni private non riescono a tradurre sia perché lo trovano troppo difficile sia perché hanno la possibilità di copiare le versioni su Internet». È per questo motivo che Gianluca sta lavorando a un versionario, una raccolta di versioni d’autore da lui semplificate per aiutare gli studenti ad approcciarsi allo studio della lingua latina in maniera graduale e soprattutto per frenare il loro copia-incolla dalle traduzioni dei classici che circolano in rete. «Pretendere dai ragazzi la traduzione di testi tratti dalle opere di Cicerone o Tacito, sarebbe una grande vittoria per un insegnante, ma nella realtà è impensabile. Molte delle versioni che vengono date a scuola sono troppo difficili non tanto perché i ragazzi siano incapaci, quanto perché non si tiene conto, soprattutto ai primi anni di liceo, delle loro reali capacità».

IL FUTURO NEI CLASSICI. Nonostante il grande interesse che Gianluca ha verso questi argomenti, i momenti difficili nel suo percorso di studi non sono mancati. «A volte – conclude – mi sono sentito molto solo. Spesso sono stato criticato perché oggi scegliere di investire in un campo come quello umanistico può sembrare una scelta azzardata, ma io preferisco scommettere sulla mia passione anziché accontentarmi di un lavoro che mi farebbe guadagnare più facilmente. È una questione di soddisfazione».

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