Passeggiando per i labirintici corridoi delle Catacombe dei Cappuccini a Palermo è difficile non subire il fascino macabro emanato dai quasi 1300 resti mummificati che tappezzano le pareti. Da secoli siciliani e non si interrogano sui misteri che ancora custodisce, tanto da attrarre l’interesse di diversi studiosi. A metà gennaio una ricerca guidata da un team della Staffordshire University si recherà nei sotterranei palermitani per rispondere ad uno dei quesiti ancora irrisolti. Come ben saprà chi ha già visitato il luogo, accanto ai corpi perfettamente conservati di monaci e individui benestanti – che usufruivano, dietro ampio compenso, delle abilità dei frati nell’arte della mummificazione – vi sono i piccoli resti di 163 bambini. Esclusa Rosalia Lombardo, morta di polmonite a soli due anni e perfettamente conservata nella “cappella dei bambini”, degli altri non si sa quasi nulla. Chi erano? Come si chiamavano? E che cosa li condusse ad una così prematura scomparsa? Servendosi di una macchina a raggi X portatile e di un nuovo e più approfondito esame delle informazioni contenute negli archivi della Cripta gli studiosi inglesi tenteranno di ricostruire le storie e l’identità di quarantuno di loro, scomparsi tra il 1787 e il 1880. 

Come ha raccontato al Guardian la prof.ssa Kirsty Squires, a capo del team inglese, la ricerca tenterà di gettare luce sul passato dei bambini custoditi nella cripta avvalendosi dell’apporto di altre discipline: «Cercheremo di appurare le condizioni della loro crescita, il loro stato di salute e la loro identità, confrontando le rilevazioni biologiche con dettagli di carattere culturale: ad esempio tenendo conto del modo in cui sono stati mummificati e degli abiti che indossano». Lo studio vedrà anche la partecipazione di un vero e proprio veterano delle Catacombe dei Cappuccini, ovvero il dott. Dario Piombino-Mascali dell’Università di Vilnius e conservatore scientifico del sito. Il ricercatore, il cui nome è legato ai suoi studi sui resti della piccola Rosalia e alla scoperta della “formula segreta” dell’imbalsamatore Alfredo Salafia, ha spiegato al giornale britannico la peculiare difficoltà dell’indagine: «Alcuni di loro sono perfettamente conservati e sembra che stiano solo dormendo. Naturalmente, vorremmo fare qualcosa perché le loro spoglie continuino a preservarsi in un ottimo stato, ma anche assicurarci che le loro storie vengano alla luce affinché emerga che si tratta pur sempre di bambini. Quando ci si trova di fronte a scenari del genere l’emozione che prova un antropologo è sempre particolare».

A tenere aggiornato il pubblico sullo stato di avanzamento della ricerca nei mesi a venire sarà lo stesso team attraverso un blog dedicato.

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