«Mi sono avvicinato alla Dance Therapy durante il Covid e me ne sono innamorato. Chiuso in casa a causa del lockdown, ho studiato questa particolare disciplina online, presso l’Istituto Italiano, e quando sono tornato in sala prove ho cominciato subito a mettere in pratica quanto imparato». Emanuele Spampinato, originario di Lineri, Misterbianco, a Vienna ha scoperto un nuovo modo di fare danza. Dopo avere girato il mondo sulle note della musica latino americana, ha impiegato il suo ricco bagaglio di conoscenze e competenze per fare ballare anche i giovani con disabilità. 

IL BALLO COME STRUMENTO DI INCLUSIONE. Un lavoro completamente diverso da quello compiuto in precedenza – focalizzato sulle danze PRO-AM – ma, al tempo stesso, estremamente stimolante. «Ogni allievo con disabilità è unico e ha particolari esigenze che vanno assecondate attraverso il metodo e la coreografia» ci racconta. «Entrambi vanno cuciti su misura delle capacità fisiche e di quelle cognitive: così facendo lo aiuto ad apprendere e a portare i benefici della danza nella vita di tutti i giorni». Sì, perché ballare regala gioia e fa stare bene, specialmente se significa abbattere dei limiti che si credevano invalicabili. «Ballare è una vittoria, a prescindere da come lo si faccia. I ragazzi in sedia a rotelle muovono solo le braccia, ma questo li fa sentire vivi, fa capire loro che possono farlo. La danza è, in tal senso, un potente strumento di inclusione. Per chi ha una disabilità è una spinta a credere in sé stessi, per chi guarda un modo per rompere l’immaginario: il ballo appartiene a tutti, e si può ballare in coppia anche senza reggersi sulle gambe».

Spampinato insieme ai suoi allievi

“BALLANDO CON HEDI”. È Hedi l’allievo con cui Emanuele, per la prima volta, si mette in gioco con la Dance Therapy. Un ragazzino che soffre di autismo, portato a scuola di ballo dalla madre – alla disperata ricerca di una struttura in cui far trascorrere al proprio figlio qualche ora di spensieratezza. «Per gli altri insegnanti era una responsabilità troppo grande, per me una meravigliosa sfida. Mi sono concentrato subito su due aspetti: coordinazione e movimento. Inizialmente, Hedi parlava poco e aveva serie difficoltà anche nelle cose apparentemente semplici, come distinguere la destra dalla sinistra». Oggi, dopo tre anni di lavoro e divertimento, la danza di Hedi è cambiata insieme a lui. «Ho unito il ballo al linguaggio della vita quotidiana, partendo da semplici parole chiave come: “su”, “giù”, “avanti” e “indietro”. Insieme, abbiamo lavorato sul movimento e sulla connessione che esiste tra direzione e parole, per poi applicare quanto appreso direttamente sulle coreografie». Hedi balla e vive in un modo nuovo, e mostra alle persone ciò che fa attraverso la pagina Facebook “Ballando con Hedi”. Il suo entusiasmo è una ventata di energia contagiosa, il suono di ogni suo passo sul parquet scandisce quello dei sorrisi di chi lo guarda, mai senza un pizzico di emozione.

Heidi e Spampinato

VOLARE, BALLARE. Anche Simonetta è una degli affezionati allievi di Emanuele. Orgogliosamente di origini calabresi, possiede tutta l’energia delle donne del Sud Italia, nonostante la sua disabilità la costringa a vivere su una sedia a rotelle. Un limite per alcuni, una spinta per lei. «Ogni settimana, Simonetta vola da Düsseldorf, città in cui vive, a Vienna, solo per fare lezione di ballo. È pazzesco pensare che lei, in sedia a rotelle, salga così spesso su un aereo per ballare. Le persone che sentono la sua storia per la prima volta stentano a crederci. La sua forza avvolge chiunque le stia intorno e, ogni volta, sfocia in una commozione disarmante.» Emanuele ci racconta di quando un’altra allieva, che balla su due gambe, ha assistito per caso a una sua lezione con Simonetta, ritrovandosi con le lacrime agli occhi una volta finita la musica: «È questo l’effetto che fa la Dance Therapy, fa meravigliare, aiuta a comprendere quanto si è fortunati e quanto, molte volte, vediamo ostacoli laddove le persone disabili vedono opportunità».

Il lavoro di Emanuele abbraccia anche i ragazzi con sindrome di Down: «Tra le mie attività ci sono pure le lezioni, di gruppo e private, all’interno di dell’istituto T21BÜNE, che offre ad adolescenti e giovani adulti con trisomia 21 formazione e perfezionamento nel campo delle arti dello spettacolo, ovvero danza e recitazione. Mentre loro imparano a ballare, a me – e a chiunque li guardi – insegnano a vivere».

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email