Chiddu ca pi mè nannu Petru era / prima nicissità p’’u sò travagghiu / addivintò pi nuatri ’na bannera / e opira d’arti ’n ogni sò dittagghiu*

I versi del poeta dialettale Vincenzo Aiello dipingono alla perfezione la storia del carretto siciliano, un tempo antico mezzo di trasporto e oggi simbolo della tradizione artigiana e della cultura popolare. Un tesoro inestimabile che la Regione Siciliana si è recentemente dichiarata pronta a custodire avviando l’iter per la candidatura a patrimonio dell’Unesco.

L’ambiziosa proposta potrebbe segnare una svolta decisiva per chi questo mestiere lo pratica ancora oggi, come il catanese Damiano Rotella, classe 1984, che ci racconta la passione e il sacrificio per quest’arte antica ma pur sempre attuale. La bottega “Cinabro”, che Rotella ha aperto con il socio Biagio Castiletti e ricavata nei bassi del palazzo di Donnafugata, nel cuore di Ragusa Ibla, è una delle poche ancora attive in Sicilia. Qui, tra gli attrezzi d’epoca, come un antico trapano a manovella e un tornio a pedale, e la polvere di legno che riveste muri e superfici ci si ritrova catapultati in un’altra epoca. 

Biagio Castiletti e Damiano Rotella

Di luoghi come questo, Damiano ha sempre sentito il richiamo. «Da bambino – racconta – ero incantato da un pupo appeso sulla porta d’ingresso a casa di mia nonna. A quel tempo non sapevo neanche cosa fosse un paladino. Poi, leggendo l’Orlando Furioso, ho scoperto le vicende degli eroi cavallereschi, intrise di orgoglio e di fierezza». 

Damiano Rotella: «Quando intrapresi questo mestiere avrei voluto a tutti i costi far emergere la mia personalità ma qualcosa mi sfuggiva»

Gli inizi lo videro fare da garzone presso la bottega di Domenico di Mauro ad Aci Sant’Antonio, uno degli ultimi baluardi del carretto siciliano. «I primi tempi – sottolinea – quando guardavo il maestro pitturare, restavo in silenzio. L’aura di sacralità che si respirava di fronte alle sue pennellate mi spingeva a trattenere quasi il respiro per paura di disturbarlo». Dal maestro apprese non soltanto le tecniche pittoriche, ma anche lo spirito di sacrificio per un mestiere che già allora era sul punto di estinguersi.

Del resto, quando il carretto smise di circolare sulle strade dei paesi, alla fine degli anni ’60, la nuova generazione di maestranze si chiese cosa dipingere su un supporto che fino ad allora aveva la funzione di rappresentare temi biblici, mitologici, epici e cavallereschi. «Quando intrapresi questo mestiere avrei voluto a tutti i costi far emergere la mia personalità: dipingevo in ogni quadro il cavaliere inesistente dalla bianca armatura, protagonista dell’omonimo romanzo di Calvino. Ma qualcosa mi sfuggiva». Solo con il tempo Rotella comprese che il compito dei pittori non era più quello di raccontare nuove storie, ma di custodire le vecchie con umiltà e sensibilità.

Anche Steve McCurry ha reso omaggio al talento dei due carrettieri, quando, realizzando nel 2017 alcuni scatti in Sicilia ritrasse anche una Fiat “500” interamente rivestita con i motivi tipici del carretto

Ma in che modo è possibile preservare la tradizione percorrendo nuove strade? Gli esperimenti artistici dei due soci dimostrano come sia possibile riprodurre i motivi tipici del carretto su diversi supporti, quali borse, vestiti, macchine, frigoriferi e piccoli elettrodomestici. «Credo che i vibranti colori del carretto possano rivestire qualunque cosa, donando equilibrio e bellezza». “Cinabro”, infatti, vanta molteplici collaborazioni, come quella intrapresa dal 2015 con gli stilisti di Dolce&Gabbana e con l’azienda Smeg. Anche Steve McCurry ha reso omaggio al talento dei due carrettieri, quando, realizzando nel 2017 alcuni scatti in Sicilia ritrasse anche una Fiat “500” interamente rivestita con i motivi tipici del carretto. Tra opere di restauro di antichi esemplari destinati alle manifestazioni folkloristiche e fantasiose richieste proveniente da abitanti del luogo e da turisti, non mancano nemmeno le commissioni private: la più recente quella di una ragazza americana che ha chiesto di dipingere una bombola d’ossigeno per le sue immersioni subacquee.

 * (Quello che per mio nonno Pietro era / prima necessità per il suo lavoro / è diventato per noi una bandiera / ed opera d’arte in ogni suo dettaglio)

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