Da Guccione a Sia nel segno dell’armonia: al Museo Diocesano il corso di Officine Visive

Il 13 aprile al Museo Diocesano di Caltagirone, si terrà il terzo appuntamento del “corso di alfabetizzazione alle arti visive”.

Da una canzone a un film, da un quadro a una fotografia. Si creano così link e affinità che sembrano non avere nulla in comune, ma che aiutano a comprendere meglio il vasto e intricato mondo dell’arte. Anche e soprattutto a chi non ha con l’argomento grande confidenza.

IL TEMA. Sarà l’armonia, nelle sue diverse sfumature e accezioni, la protagonista del terzo appuntamento di Officine emotive, corso di alfabetizzazione alle arti visive che si svolgerà venerdì 13 aprile alle 18 al Museo Diocesano di Caltagirone diretto da Don Fabio Raimondi. Punto di partenza sarà il concetto di armonia visto con gli occhi dell’artista ragusano Piero Guccione, anche se lo scopo principale dell’iniziativa, come spiega Mario Luca Testa, organizzatore insieme a Elisabeth Occhipinti, è quello di «offrire al pubblico un tema e raggiungere una conclusione senza seguire una via prestabilita e scontata». Per questo si salterà da Guccione ad Antonio Canova e Piet Mondrian, passando per Giuseppe Ungaretti, Giacomo Leopardi, Ferdinando Pessoa e Michelangelo Antonioni, e arrivando alla musica dei Radiohead e di Sia, su cui danzerà l’ospite dell’appuntamento, la ballerina della scuola Mea Danza, Carlotta Floridia.

L’ARTE PER TUTTI. «Un corso di alfabetizzazione alle arti visive è un modo per far fruire l’arte anche a chi non ne ha una conoscenza approfondita e far comprendere quanto sia presente nel nostro quotidiano – spiega Mario Luca Testa. Che aggiunge: Non ce lo insegna nessuno e non siamo abituati a rendercene conto, quindi molte cose ci rimangono estranee. Per questo diamo la possibilità al fruitore di accostarsi a un’opera d’arte attraverso il rock, il pop, la danza, la pittura e stimoli e punti di riflessione diversi». Non vengono date quindi nozioni tecniche agli ospiti, che vengono invece invitati a lasciarsi incuriosire dalle opere d’arte e dal perché l’artista abbia compiuto quel gesto, abbia composto quel brano musicale o abbia creato quel video. «E soprattutto – aggiunge Testa – cerchiamo di trasmettere la consapevolezza che così come noi relazioniamo un’opera d’arte con un’altra, come un brano musicale, un dipinto o un film, tutti possono relazionare un’opera d’arte con il proprio quotidiano».

I PROSSIMI APPUNTAMENTI. Fino al 23 novembre, dunque, Officine emotive offrirà dodici momenti di aggregazione e di confronto per mettere in relazione discipline e interessi diversi, stimolando ogni volta un dialogo crossmediale con l’intervento di artisti, musicisti, ballerini e attori che daranno dinamicità al tema affrontato. «Fino a oggi il pubblico ci ha stupito – osserva l’organizzatore – è stato sempre vario, dalla persona adulta al giovane, probabilmente perché proponiamo artisti e generi diversi e diamo voce a chi ci viene a trovare, perché non impartiamo lezioni ma ci vogliamo confrontare proponendo temi e spunti di riflessione, per percorrere insieme una via tracciata fino a un certo punto».

 

 

 

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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