La giovane scrittrice catanese, affetta da una malattia piuttosto rara, ha messo molto di sé nel suo romanzo d’esordio e nei personaggi che lo animano. Da uno shock improvviso alla definitiva rinascita, un viaggio all’insegna della forza d’animo e della consapevolezza di se stessi

Rabbia, dolore, morte, amore, malattia, rinascita. Ci si può annullare fino a diventare nessuno? E in che modo si può, dopo un lungo percorso dentro se stessi e le proprie più tormentate verità, provare a rinascere? Il libro “L’arte di essere nessuno” della catanese Federica Pace, edito da Robin Edizioni, è un percorso all’interno dei più intimi pensieri e sentimenti di una ragazza di nome Sophia, dentro la quale si rispecchia la sua autrice, la cui delicata storia personale si intreccia tra realtà e finzione con quella della protagonista. Un libro intenso, un turbine di confessioni e emozioni che abbiamo avuto il piacere di approfondire proprio con la sua giovane autrice.

SI COMINCIA DALLA FINE. Il primo assunto con il quale chi si accinge a leggere il romanzo deve fare i conti è che «Si comincia dalla fine». Una frase che apre e chiude il libro come a voler aprire e richiudere un cerchio. La storia messa su carta dalla giovane scrittrice, laureanda in Lettere Moderne all’Università di Catania, ha al suo interno più di un elemento autobiografico. Sophia, voce narrante del libro e protagonista, è un alter ego dell’autrice; come lei la sua vita cambia dopo uno shock improvviso. Nel caso di Sophia si tratta della morte per suicidio della sua più cara amica Asia, per Federica Pace quello shock invece è stato rappresentato dalla scoperta di essere affetta da una malattia rara, la miopatia GNE. Nel romanzo anche la protagonista è affetta dalla stessa patologia anche se non sono molti i momenti in cui si parla chiaramente di ciò: «Ne ho scritto molto poco in proporzione – confessa l’autrice – anche perché quando ho iniziato a scrivere il libro ho iniziato anche le prime visite mediche». Poi chiarisce: «Sia in un caso che nell’altro, questi traumi sono serviti a muovere dei passi importanti e a sbloccare determinate situazioni che magari altrimenti sarebbero rimaste irrisolte. Nel momento in cui ti ritrovi a vivere in una condizione di restrizione fisica, non accetti restrizioni di altro tipo».

ESSERE NESSUNO. Nella storia, oltre alla già citata Sophia, un altro personaggio predomina la scena dei pensieri. Si tratta di Asia, giovane donna che viene definita come una “prostituta delle idee” che decide di annullarsi piano piano per smettere di soffrire. Fra le due amiche esiste un rapporto molto profondo, che trova la sua spiegazione solo verso la fine del racconto. Anche Asia, come Sophia, rappresenta un po’ un alter ego della sua creatrice: «Chi mi conosce mi ha detto di avermi rivista più in Asia che in Sophia. Sono un po’ come dei miei alter ego, solo che con Asia ho fatto uscire la parte più cruda di me». Ma come è iniziato tutto? «Tutto è cominciato da una chiamata che una mia amica mi fece tanti anni fa, dandomi un input per ideare una storia che parlasse di una “prostituta delle idee”- spiega Federica Pace – Da quel momento ho cominciato a scrivere. In totale la “gestazione” del libro è durata sette anni e ci sono stati molti momenti in cui ho trovato difficoltà a continuare».

REALTÀ E FINZIONE. C’è molto di intimo nelle pagine de “L’arte di essere nessuno” e il filo del discorso è tenuto da un continuo flusso di coscienza della protagonista/scrittrice. Leggendo ci si chiede come ci si senta a mettere molta parte di sé in un libro che verrà letto da moltissime persone e la risposta della sua autrice è stata questa: «Ci sono stati momenti di grande confusione nella mia vita durante la stesura del libro; avevo difficoltà a scrivere della malattia e a scrivere di Asia e della confusione di Sophia che rispecchiava la mia. Solo nel momento in cui ho fatto un po’ più di chiarezza sono riuscita a finire il libro e in quel momento mi sono sentita più coraggiosa. Per me “L’arte di essere nessuno” è il mio amore e il mio odio, la cosa che ho amato di più e la cosa che ho odiato di più. Sono molto felice di averlo pubblicato, ma alcune volte mi fa un po’ paura l’idea di essere come “nuda” di fronte a tutti».

RINASCITA. Alla fine del libro il dolore e la confusione si dissolvono dando spazio a una ritrovata consapevolezza di se stessi e a una rinascita che inizia proprio da quella fine con cui si introduce tutto all’inizio. Come nella vita, “L’arte di essere nessuno” insegna che ci vuole coraggio per capire se stessi, lo stesso coraggio che Sophia trova nell’affrontare la morte di Asia portando gli oggetti più significativi del loro rapporto in un luogo davanti al mare, se stessa e la propria identità sessuale. «Adesso – ci dice l’autrice riferendosi al suo futuro – sto lavorando per abituarmi a scrivere nel modo in cui la mia malattia mi sta spingendo a dover scrivere, dettando, e ho in progetto di realizzare un altro libro. Vorrei sistemare i miei racconti, fare un blog. Ho tante cose in mente, anche se a volte mi spaventa un po’ l’idea di farle tutte».

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