La sua importanza è nota da anni. Da quando il ritrovamento di ceramica greca databile al secolo VIII a.C ha fatto supporre agli archeologi che si trattasse della prima subcolonia della potente Siracusa. Ma sono ancora innumerevoli i misteri racchiusi nei resti di Eloro, antica polis non lontana da Noto che si affaccia sullo Ionio dall’alto della collina su cui fu edificata. Secondo una recente stima degli scienziati che se ne sono occupati, anzi, soltanto il 5% della sua superficie è stato riportato alla luce. E ciò che risulta ancora celato potrebbe riscrivere l’intera storia della Sicilia greca.

RICERCHE IN TEMPO REALE. Con questo obiettivo, da un anno a questa parte, un team multidisciplinare della University of South Florida guidato dall’archeologo di fama internazionale Davide Tanasi sta utilizzando la tecnologia 3D per scansionare in maniera estesa l’area di ubicazione del sito. In particolare, nell’ambito di una collaborazione ormai pluriennale tra l’Institute for Digital Exploration dell’ateneo statunitense e il Parco Archeologico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro ed Akrai, in questi mesi Tanasi ha guidato un’equipe composta da studenti del dipartimento di storia della USF, archeologi, informatici e geofisici che ha già ottenuto dei risultati sorprendenti, che a breve saranno disponibili online e fruibili attraverso un sistema di realtà immersiva. Le ricognizioni, infatti, hanno svelato sezioni urbane di Eloro ancora sconosciute: si tratta si strade, case ed edifici pubblici. «Le ricerche – ha spiegato Tanasi – stanno procedendo continuamente in tandem. I dati raccolti dagli scienziati sul campo vengono inviati in tempo reale ai colleghi che seguono le operazioni da remoto. Questi, a loro volta, rispondono inviando loro commenti e i loro suggerimenti, preziosi e necessari per comprendere in quale direzione proseguire le analisi del territorio. Possiamo definirla come una sorta di “ricerca ibrida”».

ESPLORARE L’IGNOTO. Dal momento che gran parte dell’antica città siceliota giace ancora sotterranea, gli studiosi hanno scelto di adoperare la scansione laser, accompagnato da una minuziosa analisi spaziale, per individuare le aree passate finora inosservate e realizzarne un modello tridimensionale quanto più accurato possibile. «L’alta risoluzione della ricostruzione 3D – ha spiegato ancora Tanasi – ci consentirà di monitorare frequentemente le condizioni dell’area. Ma non solo: la disponibilità di questi dati accelererà la nostra capacità di formulare nuove ipotesi di ricerca, senza dimenticare l’importanza che potrà rivestire nella promozione al grande pubblico di un sito così affascinante».

UN PASSO VERSO IL DOMANI. Così, oltre che rappresentare una miniera di curiosità finora limitata per gli appassionati, la ricerca del team statunitense mira a fare di questa ricerca la base per i futuri, effettivi scavi archeologici. Che, nelle loro idee, non sono neanche troppo lontani. Se, come previsto, la scannerizzazione digitale e la mappatura sotterranea verranno completate entro l’anno, già nel 2024 si potrà procedere con gli scavi. Ed Eloro, culla dei segreti sicelioti, potrebbe non essere più, soltanto, il riflesso di un luccicante tesoro sotterraneo.

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