La messinscena, nata dalla collaborazione tra Officine culturali e l’attrice Pamela Toscano, avrà luogo il 28 e il 29 luglio e promette di affascinare gli spettatori con la magia che il luogo suggestivo e lo sceneggiato riusciranno a creare

Erba Inchiostro non è uno spettacolo teatrale, non è un musical, non è una performance: è un sogno o, perlomeno, è il sentimento che chi ha creato il progetto vuole trasmettere. Un sogno legato alla natura, alle radici, alle piante e allo stesso tempo alla riconquista di spazi che non sapevamo nemmeno ci appartenessero.

LO SPETTACOLO. Ancora una volta il sodalizio artistico tra Officine Culturali e l’attrice Pamela Toscano porta in scena uno spettacolo a tratti bizzarro e favolistico, ma con radici profonde legate al luogo in cui è messo in scena: L’Orto Botanico di Catania, come ci racconta Claudia Cantale, responsabile ufficio comunicazione per l’associazione che opera all’interno del Monastero dei Benedettini: «Da diversi anni collaboriamo con Pamela Toscano alla creazione di spettacoli che siano site-specific; la sfida è quella di creare narrazioni teatrali diverse, con linguaggi differenti, come quelli della favola, della musica, della marionettistica. Costruiamo dei racconti legati al posto che dobbiamo rappresentare, non scegliamo un’opera e rendiamo il sito semplice scenografia, ma è il luogo che si autorappresenta attraverso le voci dei narratori, con un processo che solitamente è supportato da chi fa ricerca all’interno di questi spazi». Fondamentale nel caso dell’Orto il sostegno da parte del prof. Gian Pietro Giusso del Galdo, responsabile scientifico, che ha permesso anche l’utilizzo di un linguaggio umanistico che normalmente non si addice ad un “museo” come l’Orto.

UNA METAFORA ACCATTIVANTE. Raccontare un luogo, la sua storia e i suoi misteri comporta un processo lento e una ricerca accurata, come spiega Pamela Toscano; l’attrice infatti, oltre ad interpretare uno dei caratteri dell’opera, è anche autrice del testo: «Ho studiato il sito sia dal punto di vista architettonico – quindi la sua costruzione, realizzazione e distruzione durante la seconda guerra mondiale – sia dal punto di vista naturale, le piante che ne compongono la collezione e come sono arrivate. Certo bisogna fare una scrematura – sostiene sorridendo – altrimenti si finisce per scrivere un’enciclopedia». L’obiettivo della scrittura è quello di trasformare quella che potrebbe, a rischio, diventare una lezione in uno spettacolo accattivante e coinvolgente, e cosa c’è di più poetico di una metafora? «Bisogna trasformare quello di cui stiamo parlando in qualcos’altro – continua la Toscano – trovare ogni volta il filo conduttore che guidi gli spettatori attraverso i monumenti, ma che li porti anche a prendere coscienza e conoscenza di sé. Nello spettacolo ad esempio giochiamo sul binomio vita e morte, l’Orto è stato costruito su un’antica necropoli romana, così come le piante, alcune antichissime, hanno “visto” tutti i vivi e tutti i morti».

Il linguaggio, tanto amato dai letterati, si piega quindi alle esigenze del luogo, dalla metafora al termine scientifico, dal racconto alla canzone. La musica è un elemento fondamentale dello spettacolo incarnata nella persona di Simona di Gregorio, così come l’arte circense di Filippo Velardita: «Confrontandomi con il luogo – spiega l’autrice –  mi sono resa conto della necessità che queste due discipline si esprimessero all’interno dello spettacolo. Simona di Gregorio è una cantante, musicista e compositrice, esperta in canti popolari, ma anche ricercatrice attenta di fonti, attraverso lei mi piaceva l’idea di solleticare la parte viscerale, arcaica e popolare del pubblico siciliano. Filippo Velardita è invece un attore, un maestro della maschera e artista circense, tramite lui ho voluto sottolineare la magia di un posto come l’Orto. Quando entri ti aspetti di incontrare i folletti del bosco e le fatine».

L’ORTO BOTANICO. Questo luogo merita di essere riscoperto in primis dai catanesi che spesso, purtroppo, affiancandolo non alzano nemmeno lo sguardo: «La prima sfida – racconta Claudia Cantale – è stata quella di aprire il cancello di Via Etnea, fino a qualche anno fa chiuso, ed eliminare il biglietto di ingresso con la speranza che possa diventare fruibile non solo come museo, ma anche come luogo in cui passeggiare o poter leggere un libro. Erba Inchiostro è l’unico evento organizzato, in occasione della manifestazione Porte Aperte, all’interno dell’Orto Botanico, ma è anche un modo per far riemergere il legame che i cittadini avevano perduto con questo luogo. Nelle sale di questo museo sono conservate grandi ricchezze, dalla collezione di piante succulente all’Hortus Siculus, che all’apparenza può sembrare “sciara” ma che raccoglie il pezzo più pregiato della collezione: la Zelkova Sicula, una specie protetta e antichissima che all’Orto “coccolano” come un umanista farebbe con un’opera del Caravaggio».

Per godere dello spettacolo, che si terrà nelle sere del 28 e 29 luglio, bisognerà lasciarsi trascinare da Caronte all’interno di questo magico orto, alla ricerca delle radici che narrano la nostra storia per riscoprire un luogo a cui apparteniamo e che dovremmo considerare come parte integrante del nostro patrimonio personale. L’unica cosa necessaria (oltre al repellente anti zanzare vivamente consigliato) è l’abbandono, come ci racconta in conclusione Pamela Toscano: «Ci sono diversi modi di percepire lo spettacolo: si possono ammirare la magia del giardino e i costumi, così come le musiche e le storie. Ognuno è in grado di cogliere diverse emozioni, ma la cosa che serve di più è aprirsi al luogo e alla sua storia. Abbandonarsi».

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