“Frammenti di architetture”: a Noto
la mostra che unisce
storia e contemporaneo

Dal 28 Luglio al 12 Agosto 2018 presso la Galleria Palazzo Nicolaci, la mostra il cui curatore è l’architetto Salvo Puleo si profila come un contenitore di talenti interessanti e progetti che dimostrano la possibile integrazione di diverse epoche anche all’interno di realtà storiche importanti come la cittadina barocca

Quando si pensa al territorio siciliano, immancabilmente si ha come uno squarcio del pensiero: da un lato l’immagine di un paradiso perduto, fatto di luoghi che non ci sono più e di cui rimane la testimonianza grazie alla permanenza di edifici e rovine; dall’altro si ha la visione di un posto in decadenza, in cui gli interventi moderni non hanno saputo rispondere alle esigenze di un territorio che è rimasto così lacerato, in perenne rincorsa di uno sviluppo che forse non era quello giusto. Forse perché più che una coscienza architettonica, a monte è mancata una coscienza sociale. Rispondere alle esigenze di un territorio come il nostro è una questione delicata e complessa, ma anche indispensabile da affrontare. La domanda è: qual è il giusto modo di intervenire?

Esempi di interventi che si declinano in architettura, fotografia e design si trovano in questo momento in mostra alla Galleria Palazzo Nicolaci a Noto, all’interno di “Frammenti di Architetture”, il cui curatore è l’architetto Salvo Puleo. Un contenitore di talenti interessanti e progetti che dimostrano la possibile integrazione del contemporaneo all’interno di città storiche importanti come la barocca Noto, in cui si trova uno dei progetti esposti che riqualifica il largo di Porta Reale, realizzato dallo studio Morana+Rao Architetti. Ma di esempi di interventi ben riusciti in Sicilia se ne possono elencare molti, uno fra tutti quello dell’architetto Vincenzo Latina a Siracusa per il Padiglione d’accesso agli scavi dell’Artemision, nella cui descrizione all’interno del sito Divisare si legge: «In passato, costruire sui resti e con i resti degli edifici antichi era una comune pratica di rigenerazione. L’architettura si offriva come forma di “risarcimento”, rimandando l’ineluttabile perdita finale degli edifici “ad un più lungo avvenire”. La realizzazione del padiglione sui resti delle fondazioni del tempio ionico pone l’archeologia come materia attiva e fondativa dell’architettura». La mostra di Palazzo Nicolaci offre molti spunti di riflessione in proposito, e durante la serata inaugurale avvenuta sabato 28 luglio, è stata posta l’attenzione proprio sull’integrazione di interventi contemporanei all’interno dei siti storici, come quello della direttrice del Parco Archeologico di Naxos- Taormina, Vera Greco, la quale ha ricordato come la necessità di rendere attuali questi siti sia di fondamentale importanza.

https://www.facebook.com/salvopuleoarchitetto/videos/281432402441957/

 

Un altro aspetto interessante della questione è fino a che punto queste manifestazioni arrivano ai “non addetti ai lavori”. A tal proposito, il Presidente della Fondazione Fiumara d’arte, Antonio Presti, che ha presentato il suo prossimo intervento nel quartiere di Librino proprio durante la serata inaugurale della mostra, ha ricordato: «Gli architetti e gli artisti devono smetterla di parlare solo fra di loro». E in effetti il rischio che queste manifestazioni rimangano un po’ scollegate dal contesto sociale nel quale vanno ad inserirsi è sempre alto. Prima di pensare a realizzare interventi di riqualificazione bisognerebbe forse porsi la domanda, “riqualificazione per chi?”. Domanda alla quale ha cercato di rispondere il critico d’architettura per la rivista The Plan, Francesco Pagliari: «Il fatto stesso di progettare con un obiettivo chiaro è già un modo di relazionarsi a un mondo di esigenze che possono essere sia singole, di un committente unico, che collettive quando c’è un intervento pubblico. Il grande problema è come trasformare queste capacità di risoluzione di alcuni problemi in un modello di intervento nei confronti di temi un po’ più impegnativi. C’è un’esigenza etica nel fare architettura – ha aggiunto –, perché deve considerare l’insieme di esigenze di necessità e di bisogni dell’abitare con qualità, in maniera sostenibile ed efficiente, ma soprattutto dell’abitare bene e con soddisfazione». Ha poi continuato citando gli esempi di Librino e Favara: «Molti progetti ragionano su una tipologia di intervento che partendo da necessità progettuali arrivano ad avere anche un riscontro effettivo nella società civile. Un esempio è la scuola di architettura per bambini di Favara, la quale ha avuto degli effetti straordinari, perché ha interessato parte della popolazione a come ci si esprime e a come si può ragionare sui temi dell’architettura, come è lo spazio. Queste cose lasciano intendere che in Sicilia ci sia una certa tensione».

Mostre come questa aprono nuove visioni e quesiti, ma soprattutto sono (o dovrebbero essere) un’occasione per far conoscere a un pubblico più vasto realtà innovative presenti al Sud, spesso erroneamente indicato con un accezione negativa.
Per chi volesse visitarla, la mostra sarà aperta al pubblico fino al 12 agosto ed è ad ingresso gratuito.

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