Il mondo con gli occhi di Marrone: una storia di tenerezza e gratitudine
Carmela ha 47 anni, fa l’attrice ed è insegnante madrelingua di tedesco. A sua madre lo aveva sempre detto: «Non voglio e non vorrò mai dei figli». Qualcosa, però, in un certo senso è cambiato. Un giro in bici con il compagno Carmelo vicino la strada statale 114 Orientale Sicula ed ecco spuntare un musetto tremolante: quello di un cucciolo meticcio che osserva tristemente le macchine che passano. Un biscotto lanciato da lontano. La prima carezza sotto al mento. È l’inizio di un legame che non si è più spezzato, di una fiducia ricostruita con pazienza e amore: «Non sono più sicura se siamo stati noi a salvare lui o lui noi»
A vederlo scodinzolare al guinzaglio, non si immagina quale storia ci sia dietro la vita del giovane Marrone. Il nome segna già un tratto caratteristico di questo cucciolo meticcio, che zompetta allegro e curioso per il centro storico di Catania, insieme ai suoi nuovi amici a due zampe, Carmela e Carmelo. Che da un paio di mesi hanno deciso di prenderlo con sé e di prendersene cura. «Quando camminiamo insieme, Marrone tira il guinzaglio fortissimo e io faccio fatica a tenerlo, ma se Carmelo resta indietro, Marrone si ferma, lo guarda e riprende a camminare con me solo se viene anche lui». Sorride con tenerezza Carmela Silvia Sanfilippo, 47 anni, attrice, insegnante madrelingua di tedesco e donna delle pulizie alla storica libreria Prampolini, «un lavoro a cui tengo moltissimo, che faccio per potere fare le mie due vere professioni». Il suo compagno Carmelo Zappalà è poliziotto (per 21 anni a cavallo) ed è nato a Ginevra da mamma inglese e papà siciliano. Mentre lei ha la mamma tedesca e il papà catanese. E gioca molto su quest’origine mista, da brava attrice comica, che frequenta con versatilità anche i grandi autori e la grande letteratura. Tra Verga, Shakespeare, Čechov. E Gresi, il personaggio catanese che Carmela ha inventato e che «forse diventerà presto un One Woman Show per denunciare, attraverso l’ironia, un certo atteggiamento di non rispetto delle regole civili, in una città come Catania che considero ormai senza legge».
Certo, l’arrivo di Marrone ha stravolto la vita sia a lei che a Carmelo. Da quando, durante una pedalata di allenamento lungo il percorso Collina Primosole, vicino la strada statale 114 Orientale Sicula, hanno visto «sbucare la faccia di questo cane piccolino e magro in mezzo al grano, in aperta campagna dove ci sono le mucche che pascolano» racconta Carmela. A instradarla alla passione per il ciclismo è stato proprio Carmelo, e «una volta raggiunto anche io un buon allenamento, adesso insieme cumuliamo chilometri e chilometri di pedalate». Come quel giorno.
PASSO DOPO PASSO, GIORNO DOPO GIORNO. «Era il 10 settembre, me lo ricordo bene. Sono scesa dalla bicicletta, ma Marrone non si avvicinava, ci guardava a distanza e noi ci chiedevamo da dove spuntasse. Ci siamo tornati due giorni dopo ed era di nuovo lì, sempre nello stesso angolo da cui guardava le macchine che passavano, credo aspettasse quella che lo aveva abbandonato». Una storia comune a molti altri cani, purtroppo. «Mi ero portata un biscotto, sperando di rivederlo come poi è stato, ma Marrone non lo prendeva dalla mano, non voleva alcun contatto, così glielo abbiamo lanciato e finalmente lo ha mangiato». Da quel momento, Carmela e Carmelo tornano a trovarlo ogni giorno. Il biscotto è diventato carne per nutrirlo, acqua per dissetarlo. La distanza ha iniziato ad accorciarsi, la diffidenza a sciogliersi. Finché Marrone «ha cominciato a farsi accarezzare sotto il mento: Carmelo con l’esperienza che ha con i cavalli e con i colleghi dell’unità cinofila mi diceva di non tenere la mano sopra la testa di Marrone ma sotto il suo muso, perché poteva vederla come una minaccia, soprattutto se aveva subito maltrattamenti, come abbiamo capito quasi subito. Si vedeva che aveva paura».
Questo lavoro di pazienza, cura e amore prudente è durato per circa un mese. Con costanza incrollabile. «Da un primo approccio abbastanza distaccato, pian piano che trascorrevano i giorni il coinvolgimento è sempre stato maggiore fino a portarci, grazie anche a Carmela, alla decisione di adottare Marrone, presa di comune accordo con un grandissimo coinvolgimento emotivo» racconta Carmelo. «Dopo questa decisione, abbiamo lavorato un bel po’, un paio di settimane almeno, per avere un approccio molto più confidenziale con Marrone, prima di poter effettuare il grande passo». Per un mese, la coppia non ha mancato un giorno. E Marrone era sempre lì dove aveva trovato casa. Sotto un albero, vicino un orto forse abbandonato, dove «si prendeva l’ombra, perché era ancora estate e c’era caldissimo» continua Carmela. «Per me era diventata una ragione di vita occuparmi di questo cane. Ma non volevamo subito metterlo in macchina, era difficile prenderlo e avrebbe potuto subire un altro trauma. Quindi abbiamo deciso di fare tutto in loco: gli abbiamo portato l’antiparassitario in vista del suo arrivo a casa, un amico veterinario ci ha prestato l’apparecchio per escludere che avesse il microchip e abbiamo lasciato un bigliettino per capire se appartenesse a qualcuno, ma nessuno ha risposto. A quel punto abbiamo deciso. Lo abbiamo fatto abituare poco alla volta alla pettorina e alla fine è salito in auto con noi. Era il 13 ottobre e abbiamo deciso che sarà la data del suo compleanno». A colpire, in questa piccola grande storia, è il rispetto che Carmela e Carmelo hanno avuto per i tempi di Marrone. Hanno lasciato che si abituasse a loro, che si fidasse e che fosse pronto a seguirli. «È stato lui, la tenerezza che suscitava con quella paura che aveva» confida Carmela. «Non ho mai avuto figli e non ne ho mai voluti, lo sapeva già da bambina anche se mia madre non mi credeva. Quando Marrone è salito in macchina e lo abbiamo portato con noi ho avuto una crisi di pianto e di commozione. Mi ero seduta dietro con lui e lui stava appoggiato sulla mia spalla, con il muso tra i due poggiatesta guardava la strada che andava via».
LA COSA GIUSTA. Un passaggio al supermercato per comprare le prime cose necessarie per accogliere Marrone e quando lui è entrato nella sua nuova abitazione «è stato come se quella fosse sempre stata casa sua!» sorride Carmela. «All’inizio ero convinta di non potermene prendere cura, ho due gatti, mia mamma ha bisogno di assistenza continua e non ho orari fissi, Carmelo invece ha sempre lo stesso turno di mattina e può garantire una migliore organizzazione. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, anche perché quando decidi di occuparti di queste creature non sai mai cosa hanno vissuto. Certo, ci ha sconvolto la vita! All’improvviso c’è un esserino da cui tornare e di cui occuparsi, e diventa una priorità. Adesso Marrone è felice, ha preso forza, si è irrobustito, si è rasserenato e sale in auto di sua spontanea volontà». «È stato un continuo crescendo di emozioni e di ulteriore coinvolgimento emotivo» aggiunge Carmelo «nonché di grande affezione da parte di entrambi, anche da parte di Marrone. Ad oggi il legame è sempre più forte e sia io che lui abbiamo tratto molto giovamento da questa comunione, da questa coabitazione. Questo è quello che posso dire in poche parole, ma ci sarebbe molto di più da dire».
Sicuramente. Ma il racconto di questa loro esperienza, che Carmela ha anche condiviso passo dopo passo su Facebook con fotografie e video, basta per capire che se sono stati lei e Carmelo ad adottare Marrone in una prima fase, adesso è Marrone ad avere adottato loro. «Non sono più sicura se siamo stati noi a salvare lui o lui noi» conferma Carmela «o forse è stata una cosa in contemporanea, perché comunque basta guardarlo negli occhi per vedere e sentire la sua gratitudine, per capire di avere fatto una cosa che è giusta. In mezzo a tante cose sbagliate che si fanno, a certi fallimenti, questa è stata una cosa che rimarrà giusta per tutta la vita».
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