Qualcuno sui social, strizzando l’occhio al capolavoro di J.R.R Tolkien, l’ha già ribattezzata Lady of the Rings. Di sicuro c’è che l’Etna, in quanto a suggestioni fantasy, raramente lascia a desiderare. Ed ecco infatti che dallo scorso venerdì 5 aprile il vulcano attivo più alto d’Europa ha conquistato un nuovo, affascinante primato: quello di cono eruttivo capace di produrre più “anelli di fumo al mondo”. Se il fenomeno in sé, infatti, è tutt’altro che insolito – senza scomodare vulcani islandesi dai nomi pressoché impronunciabili già Vulcano e Stromboli si erano resi protagonisti di un simile spettacolo – è la quantità e l’iterazione a breve distanza dello stesso a lasciare di stucco studiosi e curiosi osservatori. Ma a cosa si deve questo insolito comportamento del gigante etneo? E cosa sono, in realtà, questi sbuffi dalle forme stranamente concentriche?

GAS MODELLATI. In gergo scientifico, la definizione più corretta è quella di volcanic vortex rings. Non è fumo, tuttavia, ciò di cui sono composti, ma vapore acqueo e altri gas separatisi dal magma. Sebbene il fenomeno sia ancora al centro di studi internazionali piuttosto fitti, è praticamente assodato che la loro formazione sia dovuta all’interazione tra materiale magmatico, gas e irregolarità del condotto vulcanico. Nel suo percorso di risalita, infatti, il vapore acqueo generato dall’esplosione delle bolle di gas presenti sulla superficie del magma, dirigendosi verso l’alto, va progressivamente sovrapponendosi a quello rilasciato in precedenza, generando un picco di pressione. Quando questi strati cumulati di vapore acqueo incontrano fratture o restringimenti nel condotto, si genera un duplice effetto: la sezione di gas laterale, direttamente a contatto con la parete del condotto, rallenta, mentre quella al centro mantiene la sua velocità. Il risultato è un qual certo raggomitolamento del gas su sé stesso: in sostanza, gli anelli che stiamo apprezzando proprio in questi giorni.

SPETTACOLO CONDENSATO. Il fattore temperatura, poi, fa il resto. Sì, perché a renderli quel bianco ben visibile è la notevole differenza di gradi centigradi tra l’interno della bocca eruttiva – in questo caso, secondo quanto rilevato dall’INGV, situata nelle zone circostanti al Cratere di Sud-Est – e l’atmosfera. L’incandescenza del vapore appena fuoriuscito, infatti, finisce per condensarsi in maniera quasi istantanea nell’incontro con l’aria, dando vita alla suggestiva catena di cerchi.

C’È DA PREOCCUPARSI? Memori delle numerose scene apocalittiche susseguitesi nella storia del vulcano, molti si sono chiesti se un simile evento debba destare un qualche grado di preoccupazione. L’attività dell’Etna, iniziata circa un mese fa, è al momento classificata in allerta verde. Tutto, insomma, è sotto controllo, anche se non si esclude che l’emissione degli anelli di vapore acqueo possa essere correlata ad una concentrazione di magma piuttosto vicina alla superficie. Che tradotto significa, comunque, niente di troppo insolito. A meno che dopo la Signora degli Anelli non sia la volta di Sauron.

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