Tra devozione e folklore, la settimana dei festeggiamenti in onore di Sant’Agata quest’anno si prospetta più densa che mai, dopo i due anni di stop a causa della pandemia. Al di là dei tradizionali appuntamenti previsti nei giorni dal 3 al 6 febbraio, in cui la città si popola di devoti col sacco e le vie si animano al passaggio del fercolo e delle candelore, ecco infatti alcuni degli eventi teatrali che sono stati organizzati per onorare le sacre origini di questa festa.

Agata, la Santa Fanciulla. Il primo a debuttare è Agata, la Santa Fanciulla, in scena a San Nicolò l’Arena dal 26 gennaio al 2 febbraio. Venti attori guidati dal regista Giovanni Anfuso danno vita a due vicende parallele: «Da una parte si rappresenta il martirio di Agata secondo quanto descritto negli atti di Mons. Gaetano Zito, dall’altra si romanza un avvenimento storico risalente alla Seconda Guerra Mondiale sconosciuto ai più», afferma Anfuso. «L’opera – continua a spiegare il regista – si propone di raccontare lo scontro di Agata con Quinziano ai Catanesi, che spesso non conoscono davvero a fondo la storia. A questo ho voluto aggiungere una vicenda poco nota: alla fine del secondo conflitto mondiale gli alleati inglesi chiesero informazioni sul tesoro di Sant’Agata, con l’intenzione di depredarlo, e i cittadini si adoperarono per un vero e proprio depistaggio, fingendo di portare le sacre reliquie nella chiesa di Sant’Agata al Borgo, ma custodendole in realtà a San Giovanni la Punta». L’opera è andata in scena per la prima volta nel 2020 per volontà dell’arcivescovo emerito di Catania Monsignor Gristina, e già allora la reazione di sorpresa dei catanesi di fronte a questo ignoto aneddoto ha colpito Anfuso: «A fine spettacolo, tanto nel 2020 quanto oggi, molti vengono a chiedermi se sia vero ciò che racconto. Sì, è romanzato, ma vero. E uno dei motivi per cui ho voluto inserire questo riferimento storico alla guerra è per portare avanti un messaggio di pace: ora come allora, io mi auguro che tutte le guerre possano cessare, che Agata possa essere portatrice di pace».

Istoria di Sant’Agata. Data unica invece per Istoria di Sant’Agata, il concerto in onore della Santa Patrona che andrà in scena giorno 1° febbraio al Teatro Massimo di Catania: «L’opera nasce da una collaborazione tra il Teatro Vincenzo Bellini e lo Stabile etneo, nel quale io per la prima volta ritorno nelle vesti di regista» racconta Alessandro Idonea, che cura la regia dello spettacolo. «Questo incarico – continua – mi è stato affidato dagli ideatori del concerto: il maestro Giovanni Sollima, autore delle musiche, e il drammaturgo Filippo Arriva, curatore del testo liberamente tratto dalla Istoria di Sant’Agata, dramma in versi del XV secolo di Antonio di Oliveri». L’opera si propone di raccontare non il martirio, ma ciò che ne è seguito: «Le vicende narrate sono i miracoli legati ad Agata, come l’arresto dell’avanzata turca nel XVI secolo, storie meno divulgate rispetto alla vita della Santa», svela Idonea. «La modalità di narrazione sarà quella di un reading concerto con letture poetiche e auliche, ma la volontà è quella di farne prossimamente un’opera moderna grazie alla presenza di attori, soprano, musicisti e coreuti» conclude.

La passione di Agata. Anche quest’anno andrà poi in scena La passione di Agata di Fiorenzo e Alessandro Napoli, rappresentanti della più nota tradizione di pupari siciliani, con un appuntamento previsto per sabato 11 febbraio alle ore 20:00 nella chiesa di San Nicolò l’Arena. L’opera nasce dal desiderio dei due cugini di approfondire la storia di Agata e raccontarla a modo loro alla popolazione: «La drammaturgia – spiega il curatore Alessandro – è basata su un’attenta analisi filologica degli atti latini dell’Agathae passio e sulle memorie domestiche trasmesse dai nostri avi». A curare la sceneggiatura invece Fiorenzo: «In scena portiamo non solo il martirio di Agata, per ricordare a tutti la sacralità che spesso lo sfarzo della festa tende a nascondere, ma anche la tradizione popolare: abbiamo introdotto i nostri pupi più rappresentativi senza intaccare l’epicità e la cura filologica del testo, ma per fare un cenno alla cornice del popolo». Per la realizzazione dell’opera è stato necessario creare nuovi pupi, e sono ben quattro le Agata realizzate per evitare di svestire e vestire il pupo troppo velocemente: «Dietro l’opera c’è un grande lavoro di taglia e cuci, martello e scalpello, ricerca delle fonti e fantasia. I pupi della nostra bottega in totale sono circa 400, peccato solo che non abbiano la possibilità di essere esposti in mostra a Catania e portati in scena in un loro teatro stabile…» concludono con una nota di amarezza Fiorenzo e Alessandro Napoli, quinta generazione della più grande famiglia di pupari catanese.

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