Il gioiello del barocco catanese apre le sue porte al pubblico con due esposizioni provenienti dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo. Otto giovani, formati per l’occasione, guideranno i visitatori attraverso le soprese offerte dall’installazione di Alicja Kwade e la collettiva ospitata dall’ala di levante del palazzo

Un intreccio tra le vecchie e le nuove domande che l’uomo da sempre si pone, un’esplorazione dei limiti e il desiderio di travalicare il tempo e lo spazio in cui l’animo umano è intrappolato. Le due mostre ospitate a Palazzo Biscari dall’8 luglio, provenienti dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo, rappresentano tutto questo in un dialogo costante con la maestosità del luogo che le ospita e con il visitatore che le interroga. «L’idea nasce da uno dei due curatori Ludovico Pratesi – racconta il Presidente Patrizia Sandretto Re Rebaudengo – che l’anno scorso mi ha invitata qui a Catania per vedere la mostra di Gian Maria Tosatti al Palazzo Biscari, invito che ho accolto con molto piacere perché rinsaldava il mio rapporto con la Sicilia iniziato ben 20 anni fa con la mostra “Da Guarene all’Etna”. Ho conosciuto così Pietro Scammacca e la sua famiglia, che partecipa sempre con molto entusiasmo ad iniziative come questa e abbiamo iniziato un dialogo che ci ha portato fin qui». L’esposizione di alcune delle opere della Collezione Rebaudengo riattivano così il passato di Palazzo Biscari, da sempre dimora privata ma anche grande museo della città, costruendo un dialogo inaspettato tra un gioiello barocco e l’arte contemporanea. Ciceroni di quest’esperimento saranno 8 giovani che per l’occasione sono stati formati da uno degli intermediatori culturali che lavora per la Fondazione Rebaudengo. «Credo molto – ha proseguito Patrizia Sandretto – nell’intermediazione culturale e nel rapporto umano all’interno degli spazi espositivi. L’audioguida crea una barriera che la guida in carne ed ossa infrange, consentendo al visitatore di dare libero estro alla propria curiosità».

TRA VECCHIE E NUOVE ILLUSIONI. Il salone delle feste ospiterà fino al 24 agosto “Weltenlinie”, l’installazione di Alicja Kwade prodotta da Patrizia Sandretto ed esposta all’Arsenale durante la Biennale di Venezia del 2017. «L’opera di Alicja valorizza il genius loci di questo Palazzo e crea un ponte immateriale con il Metropolitan Museum di New York sul cui tetto è in questo momento esposta un’altra sua opera. La peculiarità di Alicja risiede nel raccontare nuovi mondi e trasmettere emozioni intense con pochi elementi come il legno, la pietra e gli specchi». L’installazione indaga l’interdimensionalità e lo fa attraverso una struttura leggera all’interno della quale il visitatore può perdersi, tra riflessi illusori e realtà. «Il lavoro di Alicja Kwade – spiega il curatore Pietro Scammacca – prende avvio dagli studi di quantistica per raccontare l’interdimensionalità, ovvero la possibilità degli oggetti di esistere su diversi piani. Così, muovendoci all’interno dell’opera ciò che prima appariva nel suo complesso sarà visibile solo per metà o addirittura scomparirà». La sala che ospita “Weltenlinie” era molto probabilmente per il Principe Ignazio un laboratorio di cognizione empirica della realtà e questo amplia la magia dell’installazione che ospita. «Molto probabilmente questa sala fu realizzata quale camera ottica – ha aggiunto il curatore Ludovico Pratesi – poiché chiudendo tutte le finestre e guardando la stanza dall’ingresso questa sembra buia, ma entrandovi è possibile distinguere i contorni degli oggetti grazie alle infiltrazioni luminose dall’alto». Illusioni e realtà si confondo ancora una volta.

LA COLLEZIONE SANDRETTO RE RABAUDENGO. Per la prima volta verranno aperti al pubblico gli appartamenti dell’ala di levante, che ospiteranno la collettiva “La stanza analoga”, visitabile fino al 7 settembre. «La mostra ospitata negli appartamenti privati – ha spiegato Pietro Scammacca – utilizza quale punto di partenza concettuale un’area di Palazzo Biscari, quella che prende il nome dal romanzo di Cervantes. Il Don Chisciotte è un testo rivoluzionario, perché anticipa diverse idee postmoderne come la critica dell’autorevolezza e dell’autenticità, il rapporto tra realtà e finzione, ovvero quel fil rouge che lega gli artisti di questa mostra collettiva». Da Ludovica Carbotta a Roberto Cuoghi, da Katharina Fritsch a Dominique Gonzalez- Foerster, da Laure Prouvost a Katja Novitskova, 19 grandi nomi dell’arte contemporanea turbano, intrappolano e incantano il visitatore costringendolo a fare i conti con i propri mulini a vento. «Le due mostre sono così connesse tra loro e in continuo scambio con il Palazzo che le ospita – ha concluso Ludovico Pratesi – perché mentre l’installazione di Alicja Kwade e il salone delle feste in cui è collocata rappresentano la monumentalità dell’arte, la collettiva “La stanza analoga” e gli appartamenti dell’ala di levante ne indicano la dimensione più intima e domestica». Quella verità privata che solo chi fa arte conosce e che il visitatore tenta di schiudere.

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