Erano tempi di nuvole nere, buie e cupe, il male che è negli uomini si mangiava altri uomini. Lui, “piccolino”, nella città giardino di Varese, silenzioso, salvava persone: uomini, donne, ebrei, antifascisti, nomadi. Lacrime e sofferenze che molti facevano finta di non sentire. Le leggi razziali che portano gli uomini a condannare altri uomini per il colore della pelle, degli occhi. Tutto secondo la loro logica, di alcuni, di una razza “speciale”, solo la loro con la pelle bianca, bianca, bianca.  Calogero per colpa di questa follia e per il suo coraggio, il suo cuore, il suo senso di giustizia ha finito i suoi giorni nel campo di concentramento di Dachau, è volato via da stenti, malnutrizioni, fatica, freddo da quell’orribile luogo per diventare dopo anni di oblio “Giusto tra le Nazioni”.

La storia di Calogero Marrone, come quella di molti altri, ci insegna che grazie alla complicità, al silenzio di tanti in quegli anni, è volata via la libertà, la dignità. Chissà dove dorme quel male profondo che abbiamo dentro e chissà cosa riesce a risvegliarlo. Un male che rosicchia il cuore a poco a poco e nel frattempo la gente muore di sofferenze atroci, privata della propria dignità. Male che riesce ad infornare bimbi innocenti, ad appiccicare e tatuare stelle per segnalarti, a farti diventare un numero immortalandolo sul tuo corpo, a fare esperimenti senza anestesia. Tristemente famosa la dottoressa delle “SS” che si divertiva ad affogare bambini nelle latrine. Per Calogero Marrone, e per tutti quelli che si sono mossi come lui, in quel tempo esisteva solo una razza, quella dei figli, delle madri, delle persone che hanno gli stessi diritti e che si abbracciano. Per il colore degli occhi di questa razza “magica”, per la pelle bianca, bianca, bianca e pulita.

Un siciliano straordinario che ha regalato il suo tempo, la sua vita a chi era ingiustamente in difficoltà e rischiava libertà, sofferenza e morte. Calogero Marrone dichiarato “Giusto tra le Nazioni” era un cittadino che per sfuggire alle angherie e ai soprusi del podestà fascista di Favara, lasciò il posto di lavoro che occupava presso il Comune ed emigrò a Varese dove svolse prima l’incarico di applicato e dopo di capo dell’Ufficio Anagrafe e Carte di Identità. Per evitare ad ebrei ed antifascisti la deportazione nei campi di concentramento, Marrone falsificò centinaia documenti di riconoscimento. Scoperto e denunciato, venne prima arrestato e poi inviato nel campo di sterminio di Dachau, dove morì di stenti il 15 febbraio 1945.

Scrissi l’anno scorso una canzone dedicata a Calogero Marrone che poi ho inserito nell’album Lu Paradisu è ccà oltre che per ricordare questo importante eroe siciliano che ho scoperto grazie al libro Appunti di Sicilia di Antonio Fragapane, edito da Medinova di Antonio Liotta anche per segnalare la presenza di diversi pericoli presenti nella società contemporanea, che riportano a vecchi fantasmi del passato, che sono latenti, e se alimentati dalla nostra assenza, trovano terreno fertile e facile nella politica, nella trascuratezza degli individui, nel dilagante declino culturale, nell’isolamento dovuto al cattivo utilizzo del web, nell’indifferenza, nel silenzio di ora come allora. Penso ai morti nel Mediterraneo, alla tristemente nota rotta balcanica, declino umanitario dei nostri giorni che sotto gli occhi di tutti consente, ora come allora, violenze, soprusi, sofferenze, pianti e morti di bimbi per fame, annegamento e freddo. Governi e polizie di confine alzano muri di filo spinato, oltre a derubare i poveri cristi in quel purgatorio che ha molto gli odori dell’inferno, a quel luogo non luogo, dove oltre la dignità, ognuno, ora come allora, perde l’intimità; ora come allora il freddo della neve, la violenza, i pianti, la morte. Cosa andremo a dire al nostro Dio, ognuno con il suo ruolo, ognuno per la sua parte, quando ci chiederà dove eravamo? Cosa abbiamo fatto per far sì che tutto questo non accadesse?

Necessario regalare il nostro tempo. “Libertà è partecipazione”.

Evidentemente la musica non serve solo a fare tanto divertire.   

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