Ispirati da Bukowski, Alice Sgroi e Francesco Bernava diventano interpreti di tre racconti esasperati ma inquietantemente reali. Storie di uomini e donne che fanno i conti con le imprevedibili evoluzioni di una relazione e con l’incertezza che le accompagna

“Shot” in inglese indica sparo, ma anche bicchierino di liquore che va bevuto tutto d’un fiato. A entrambi i significati sembra far riferimento il titolo dello spettacolo teatrale di e con Alice Sgroi e Francesco Bernava (prodotto da MezzARIA Teatro e in scena al Teatro del Canovaccio dal 17 al 20 Gennaio 2019). Tre racconti liberamente ispirati a quelli di Charles Bukowski, sembrano essere dei lampi, flash improvvisi che illuminano brevi istanti della vita di coppia, dall’erotismo del primo incontro al tedio della quotidianità. L’elemento onnipresente che funge da collante tra queste tre storie è proprio un bicchiere di scotch, quasi un omaggio al poeta maledetto che fu morbosamente legato all’alcol.

“TIMELAPSE”. Il primo di questi racconti, “Time-lapse”, affronta il declino di una coppia che, caduta nella noia della routine, cerca di alimentare una fiamma ormai spenta rivivendo la magia del primo incontro. Lei non indossa più collant seducenti, ma parla di calzamaglie sporche pronte per il bucato; lui non è più il pilota di volo solitario e attraente, ma un uomo statico in cerca di emozioni ormai sopite. La magia non c’è più.

“TRENTACENTIMETRI”. Lunghi capelli biondi, fisico attraente: basta poco per far perdere la testa a un uomo. «È una strega!» gli dicono tutti, ma neanche questa volta il detto “uomo avvisato mezzo salvato” viene inteso: nonostante sia stato messo in guardia, un magazziniere si innamora comunque di una seducente segretaria. I primi tre mesi di matrimonio sono una gioia, ma poi lei cucina per lui, lui mette su pancia, non ci sono più dolcezza e romanticismo, ma solo dieta e continuo movimento: unica concessione un “ditale” di scotch. Come riscattarsi dal tedio? Trasformando l’uomo in un vero e proprio oggetto erotico di “Trentacentimetri”, titolo della storia. Una magia noir e tanta ironia contraddistinguono questa surreale vicenda in cui, per una volta, non è la donna a essere passivo oggetto del desiderio.

“HANK&TESS”. Lei bella e dal passato difficile, lui brutto ed emarginato: un bar e due bicchieri di scotch fanno da sfondo a questo incontro tra ultimi, Hank e Tess, che si lasciano travolgere dalla passione senza neppure sapere i rispettivi nomi. Tess è la donna bella e maledetta attratta dai brutti perché gli uomini affascinanti sono vuoti dentro e vedono solo la sua bellezza, motivo per cui lei tende a mortificarla. Hank è l’uomo brutto e per questo inconsapevolmente fortunato: la gente infatti non si sofferma solo sul suo aspetto esteriore. Egli però è davvero innamorato di Tess, delle sue cicatrici che la rendono umanamente imperfetta, e vorrebbe sposarla. Nel drammatico epilogo, il rifiuto del matrimonio da parte di lei è quasi una scelta d’amore, una rinuncia volta a evitare di cadere nell’insignificanza della normalità.

IL CERCHIO INTERROTTO. Indipendenti l’uno dall’altro, i tre racconti sono squarci sulle diverse accezioni d’amore, sulle possibili evoluzioni di una coppia: nonostante l’autonomia che li caratterizza, sembra esservi una circolarità sancita dalla conclusione dell’ultima storia. Il rifiuto del matrimonio in “Hank&Tess” infatti è un finale alternativo per una vicenda che altrimenti si sarebbe conclusa proprio come “Time-lapse” o, al limite, come “Trentacentimetri”, con un estremo tentativo di mantenere vivo il rapporto.

 

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