“Oltre la pena”. A Catania storie e riflessioni sulla giustizia riparativa

«L’uomo è molto di più dei suoi peggiori sbagli. È questo anche il senso più profondo enunciato dall’articolo 27 della nostra Costituzione: ognuno ha la possibilità di rialzarsi. Per tale ragione abbiamo deciso di dedicare tanta cura al tema della giustizia riparativa: perché la riteniamo non una materia per specialisti, ma una questione di grande valenza sociale, che attiene al rapporto tra gli uomini». Con queste parole Claudio Sammartino, già prefetto della Repubblica, ha voluto tratteggiare il filo rosso che congiunge le attività previste da Oltre la pena. Incontrare persone. Ricomporre relazioni, una serie di eventi ed incontri che animerà Catania che dal 16 al 25 febbraio 2023 e curata dalla Fondazione Francesco Ventorino, dall’Arcidiocesi di Catania, dal Centro Culturale di Catania e dalla Fondazione Sant’Agata. 

Un insieme di attività che si snoderà che si snoderà dal ricordo indelebile della figura di Rosario Livatino – vero precursore di una concreta alternativa al giustizialismo punitivo nella definizione del rapporto da intrattenere con il detenuto dopo la sua condanna – alla toccante storia di Gemma Calabresi Milite, vedova del commissario Luigi Calabresi ucciso dall’estremismo di sinistra nel 1972, giunta al perdono dei carnefici al termine di un lungo e tortuoso lavorio interiore. «Questo accostamento a primo impatto potrebbe risultare opaco – prosegue Sammartino – ma è perfettamente coerente se ci soffermiamo a considerare l’umanità con cui Livatino adempieva ai suoi compiti.Una volta, ad esempio, nel giorno di Ferragosto fu lui stesso a consegnare al detenuto di turno il provvedimento di scarcerazione, affinché non passasse in carcere un giorno in più del dovuto. Il principio della giustizia riparativa afferma che non bisogna ricorrere alla vendetta o alla retribuzione, ma ad una vera rieducazione. È il riconoscimento e la valorizzazione della dignità che risiede in ogni uomo. Considerare che chi ha sbagliato potrebbe non farlo una seconda volta ed essere inserito in un circuito positivo. Come dimostra la vicenda di Gemma Calabresi».

Il percorso immaginato dalla Fondazione Ventorino inizia il 16 febbraio, alle ore 16.00 presso l’aula delle adunanze del Palazzo di Giustizia di Catania, con la presentazione di Sub tutela dei, una mostra dedicata alla vita del magistrato siciliano promossa da Libera Associazione Forense, dal Centro Studi Rosario Livatino e dal Centro Culturale Il Sentiero. L’esposizione, allestita originariamente in occasione del Meeting di Rimini 2022, costituita da testimonianze video, pannelli con frasi tratte dagli appunti personali del magistrato ed effetti personali, intende ricostruire le tappe più significative del suo operato: l’infanzia e la formazione culturale e religiosa tra le fila di Azione Cattolica; le difficoltà di emergere professionalmente in un contesto di ristrettezze come quello dell’entroterra siciliano; la sua incrollabile umanità e sete di giustizia nell’esercizio della professione; l’omicidio ad opera della Stidda e la recente beatificazione. Interverranno per l’occasione Claudio Sammartino, il Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro Don Piero Sapienza e l’Avvocato Paolo Tosoni, tra i curatori della mostra. Le installazioni saranno poi fruibili, dal 17 al 25 febbraio, presso la Galleria di Arte Moderna in Via Castello Ursino, 26, tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle 19.00.

Sabato 18 febbraio, invece, appuntamento alle ore 10.00 presso l’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università di Catania per il convegno Verso una giustizia riparativa. Ospite sarà il professore Adolfo Ceretti, docente di Criminologia presso l’Università Milano Bicocca. «Non si tratta solo di un tema che abbiamo scelto, ma di una vera e propria riflessione su un’esperienza già in atto». A parlare è Alfio Pennisi,  moderatore dell’evento e protagonista di un’esperienza di volontariato presso Casa Livatino, luogo in cui vengono accolti detenuti con pene alternative alla carcerazione o neo-dimessi rimasti senza un luogo in cui risiedere: «La Fondazione Ventorino se ne è assunta la titolarità formale in accordo con l’Arcidiocesi. Ogni giorno portiamo degli approvvigionamenti, ma soprattutto cerchiamo di fare in modo che i nostri incontri non si limitino a questo. Teniamo corsi di teatro, di artigianato e anche un cineforum. A volte basta solo dedicare loro piccole cure come un’acconciatura o uno shampoo. Ci sono storie di pesante dolore. Ma anche in fondo a queste si possono trovare delle scintille di bene. Una nuova concezione della giustizia deve ripartire da qui».

Spazio, infine, sabato 25 febbraio alle ore 18.00, presso il Palazzo della Cultura di Catania, alla presentazione del volume La crepa e la luce di Gemma Calabresi Limite. Partendo dalla sua tribolata vicenda personale, che l’ha vista, suo malgrado, costretta a crescere tre figli da sola dall’età di 25 anni e a combattere contro il profondo risentimento verso chi aveva sconvolto la sua vita, l’autrice offrirà al pubblico una preziosa riflessione su come, anche nei casi più difficili, possa esserci spazio per il perdono. A moderare l’incontro sarà Anna Sortino, Presidente del Centro Culturale di Catania.

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