In occasione dell’evento nazionale “Open Studi Aperti” molti architetti hanno deciso di abbattere le frontiere che spesso allontanano i “non addetti ai lavori” dai propri studi, aprendoli al pubblico. Noi abbiamo incontrato il siciliano Sebastiano Adragna, il quale ci ha spiegato come instaurare un discorso architettonico possa migliorare la percezione degli spazi pubblici

Quello che è bello, armonioso e ben pensato è sicuramente anche più funzionale e può aiutare a vivere meglio la città, specie qui al Sud dove spesso c’è bisogno di spazi per rinascere.  Alcune volte si sottovaluta il forte impatto che l’architettura ha nelle nostre vite: gli spazi dove ci muoviamo, dove lavoriamo e passiamo il nostro tempo ci condizionano. Ma allora, quale può essere l’atteggiamento giusto per migliorare le nostre città? Secondo Sebastiano Adragna, architetto attivo sul territorio catanese, il primo passo è capire come valorizzare le strutture già esistenti: «L’atteggiamento dell’architettura verso il territorio penso debba essere il più rispettoso possibile. Oggi è fondamentale da parte dei tecnici e delle persone indirizzarsi  verso un recupero e un miglior utilizzo degli edifici già esistenti. Molte strutture risultano abbandonate o utilizzate parzialmente. Recuperarle architettonicamente e dare loro una seconda vita, può cambiare in meglio il loro impatto sul territorio». E aggiunge: «Gli spazi urbani che noi viviamo ogni giorno sono caratterizzati dall’architetture che costruiamo, quindi andare a porre attenzione alla questione “architettonica” è molto importante, ma spesso non si dà il giusto valore al recupero del tessuto abitato».

Sebastiano Adragna durante l’evento Open Studi Aperti. Foto di Eleonora Aricò

DA FAVARA A SAN BERILLO. Tra gli esempi più riusciti di rigenerazione urbana del nostro territorio c’è Favara, cittadina in provincia di Agrigento il cui aspetto e destino sono cambiati totalmente grazie alla nascita del Farm Cultural Park. La ristrutturazione di alcuni edifici del centro storico ha portato non pochi benefici ai cittadini del piccolo centro. Il Cortile Bentivenga, sede fisica del Farm, è passato da quartiere malfamato a sede di moltissime attività culturali, con la conseguente rinascita anche in termini economici e sociali. Tra i temi più interessanti c’è sicuramente quello delle periferie: «Un esempio di recupero lo si è fatto e lo si può fare con i quartieri periferici, spesso utilizzati solo come quartieri dormitorio e che invece con la progettazione degli spazi pubblici  possono acquistare enorme qualità» ha commentato Adragna. Altro esempio forse meno noto e che è ancora in via di realizzazione, è il progetto di riqualifica del quartiere catanese di San Berillo, il cui lavoro è stato realizzato da uno degli architetti italiani più famosi al mondo,  Mario Cucinella. Da anni in stato di degrado, il quartiere di San Berillo vedrà presto nuova luce grazie a un progetto che darà vita a un giardino urbano con funzione di collegamento tra città e mare. I lavori si sono ufficialmente aperti l’11 dicembre 2017.

Un’immagine del progetto di Cucinella per San Berillo

COMUNICARE. «L’evento “Open Studi Aperti” tenutosi lo scorso maggio è stato un modo per sensibilizzare e avvicinare tutti, anche i non “addetti ai lavori” verso un mestiere che spesso viene considerato “superfluo” ma che invece non lo è affatto, anzi diventa fondamentale per creare spazi che siano a misura d’uomo». Per l’architetto originario del siracusano, uno delle cose più difficili è riuscire a comunicare quelle che sono le sue competenze: «Credo che si debba fare anche un discorso di sensibilizzazione. L’architetto ha bisogno più di altri mestieri di comunicare alla gente in cosa consiste il proprio lavoro, in quanto spesso la sua figura viene vista con diffidenza, forse perché non si conosce la vera natura del suo lavoro».

TRA PUBBLICO E PRIVATO. Uno degli errori più comuni che si fa è quello di considerare il proprio edificio, la propria casa, come qualcosa di astruso dal contesto urbano pubblico, ecco perché Adragna ha tenuto a precisare come anche l’edificio privato possa condizionare lo spazio pubblico: «Anche nelle realizzazioni di edifici privati, c’è comunque una componente pubblica: spesso si dimentica che un edificio privato va a comporre, con la sua parte esterna, un pezzo di città, quindi l’insieme degli edifici privati  costituisce una grossa fetta dello spazio pubblico. Migliore è la qualità del singolo edificio, migliore sarà la qualità dello spazio cittadino in generale. Ecco perché in tutti i miei progetti, come ad esempio “Villa con piscina” tengo sempre all’innesto e alla fusione col territorio circostante».

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