In un mondo sempre più digitale, la programmazione assume centralità nelle nostre vite e si propone di risolvere la crisi attraverso una continua schematizzazione. Franco Siddi, presidente TuttiMedia: «Oggi nessuno può sfuggire al cambiamento. Ecco perché il pensiero d’avanguardia permette di costruire il nostro domani»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l mondo sta cambiando» non è più solo una frase fatta. La rivoluzione digitale in atto ormai da qualche tempo ha colpito ogni settore, editoria inclusa, facendo sorgere crisi che sembrano non aver rimedio. Centro di questo grande cambiamento è la programmazione di ogni momento. Su questo tema si è concentrata “Media Duemila”, rivista bimestrale di cultura digitale a cura dell’Osservatorio TuttiMedia. “Programmare il mondo: sfida e opportunità” è stato anche il tema dell’ultima edizione dell’annuale premio “Nostalgia di futuro”. Il riconoscimento intitolato a Giovanni Giovannini, ha visto trionfare Sicilian Post come miglior startup in ambito editoriale.

«Oggi nessuno può sfuggire al cambiamento – scrive Franco Siddi, presidente TuttiMedia. – Ecco perché il pensiero d’avanguardia permette di costruire il nostro domani». Bisogna infatti sfruttare l’innovazione per portarla dalla parte dell’uomo, creando «nuovi modelli di competitività sostenibili e inclusivi». Ecco perché la sfida di un mondo programmabile può rivelarsi un’importante opportunità di sopravvivenza all’interno di un domani incerto ed altamente digitale.

Un teatro di repertorio da programmare. Cosa significa programmare il mondo? Uno spunto interessante è senza dubbio offerto da Derrick De Kerckhove, consigliere scientifico dell’osservatorio OTM nonché docente al politecnico di Milano. Per via della miriade di satelliti che ruotano attorno alla terra, secondo De Kerckhove il pianeta stesso è divenuto un contenuto da gestire, da programmare. Il cambiamento è veloce, improvviso, inaspettato. Ricorda uno dei fenomeni naturali più affascinanti: il clima.

Sempre secondo il professore, per ovviare alla crisi che queste rapide mutazioni portano, la soluzione non può che essere quella di programmare in maniera schematizzata tutto ciò che ci circonda, a partire dalla nostra stessa vita quotidiana. A rendere la schematizzazione del mondo intero possibile sono gli algoritmi: «piccole regole basate sulla logica 0/1 da cui nasce tutta la cultura digitale». Dopo aver a lungo lottato per ottenere la libertà di coscienza, dunque «oggi siamo a delegarla alle nostre macchine».

Ridare centralità all’informazione e garantire la sopravvivenza del giornalismo. Interessante è anche l’intervista a Riccardo Luna, direttore AGI (Agenzia Giornalistica Italiana). La crisi, stando al parere di Luna, è propria dei giornali cartacei e non dell’informazione in sé. La defaillance della stampa tradizionale però, rischia di «minare le basi del giornalismo di qualità», dell’informazione autorevole. Dall’altro lato, invece, Luna è convinto che il caos che popola la Rete possa rimettere al centro l’esigenza di un giornalismo influente ed attendibile, «più basato su fatti e dati che su dichiarazioni». La soluzione per far tornare la fiducia nell’informazione? Per il direttore AGI sta nel “fact checking” (verifica dei fatti, ndr), pratica che «dovrebbe diventare obbligatoria; non c’è nemmeno bisogno di dirlo».

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