Anche quest’anno, per l’ottava volta, l’E.R.S.U di Catania ha assegnato il prestigioso premio Pirandello a studenti meritevoli che hanno prodotto degli elaborati sul tema della rivalutazione del patrimonio culturale italiano. Insieme a loro, premiate anche personalità di spicco che sulle nuove generazioni e sul sapere hanno scommesso con forza

In una società dove i giovani leggono e scrivono sempre meno, spronarli a mettersi in gioco attraverso un concorso è un piccolo passo verso una rinascita culturale. Questo infatti l’obiettivo del Premio letterario Luigi Pirandello, che quest’anno per la sua ottava edizione ha scelto come tematica con cui mettere alla prova i partecipanti la rivalutazione del patrimonio artistico, letterario, storico, teatrale e scientifico italiano.

IL VIAGGIO DEI GIOVANI. «Nella cultura e nell’acquisizione di consapevolezza dei nostri tesori c’è il seme della rinascita, che si traduce in crescita turistica ed economica» afferma la professoressa Sarah Zappulla Muscarà, presidente della commissione esaminatrice degli elaborati. «Il fil rouge dei testi scritti dai ragazzi – continua la docente universitaria – è il viaggio attraverso la penisola: i giovani sono consapevoli che quasi sicuramente dovranno intraprendere un viaggio per la loro carriera, spesso senza ritorno. Questa silenziosa accettazione in verità deve spronarci a fare qualcosa per assicurare loro un futuro nella terra in cui sono nati».

Un momento della serata di premiazione

GIORNALI DEL PASSATO E DEL FUTURO. Con ottica fiduciosa e lungimirante questo obiettivo è condiviso da Giuseppe Di Fazio, presidente della Fondazione Domenico Sanfilippo editore (DSe), premiato anch’egli, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania, in occasione della consegna dei premi ai tre giovani vincitori del concorso. Giornalista del passato, del presente e del futuro, Giuseppe Di Fazio è stato premiato per l’impegno profuso nella promozione della cultura attraverso una lettura approfondita dei fatti di cronaca (si pensi alla collana “Giornalismo e Società” edita dalla DSe). Il giornalista, soprattutto, si distingue per il sostegno dato ai giovani, di cui esempio è proprio la collaborazione con la redazione under 35 di Sicilian Post: «Il mio aiuto dato ai ragazzi di Sicilian Post si traduce nel mettere a loro disposizione la mia esperienza e i miei contatti: insieme – afferma – abbiamo realizzato workshop con giornalisti internazionali di alto livello concedendo gratuitamente ad alcuni giovani selezionati per merito la possibilità di seguire lezioni e condividere momenti conviviali con loro».

In una realtà che scorre sempre più velocemente, in cui fare gavetta in una redazione non vuol dire più avere certezza di essere assunti, Giuseppe Di Fazio ha voglia di mettersi in gioco a favore dei giovani e di promuovere imprese che resistano nel territorio. È nato così un esperimento unico in Italia: «Da ben 56 settimane ogni mercoledì su una pagina del quotidiano “La Sicilia” escono articoli del Sicilian Post elaborati con una grafica avvincente e giovanile, affidata al visual designer Turi Distefano. – racconta Di Fazio – In questo modo noi “anziani analfabeti digitali” riceviamo una ventata di freschezza, mentre loro, i giovani, si rendono conto di quanto impegno e serietà comporti scrivere su un giornale cartaceo, in cui nessun errore può essere rivisto dopo la pubblicazione».

Giuseppe Di Fazio (sinistra) riceve il premio Pirandello dal Rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo (destra)

TEATRO E UNIVERSITÀ SCUOLE DI PENSIERO. Tra gli ospiti presenti alla cerimonia di premiazione anche l’attore David Coco e la scrittrice Silvana Grasso, entrambi insigniti di riconoscimenti. Volto noto sia del teatro sia del cinema, Coco ha ricevuto un premio consegnato da Laura Sicignano, direttrice del Teatro Stabile di Catania, la quale ha ricordato l’importanza di un buon rapporto tra le istituzioni universitarie e la realtà teatrale: «Il teatro e l’università sono luoghi di incontro e dialogo fondamentali per diffondere cultura e capacità di pensiero». A condividere questa opinione lo stesso Coco: «A teatro si impara a conoscere se stessi, a esplorare le parti di sé che meno si conoscono. Inoltre quel tacito accordo tra attore e spettatori, entrambi consapevoli della finzione scenica, consente anche a chi è più riservato, come me, di esporsi dietro la maschera di un personaggio».

FUGGIRE L’ANALOGIA. In una società troppo spesso tendente all’omologazione, le parole di una scrittrice e filologa sui generis quale Silvana Grasso sono uno sprone per i ragazzi: «Da quando sono nata sono stata accusata da mia madre di avere un ritardo ed è così. Il mio ritardo è l’anomalia, la riluttanza all’analogia: io vivo tra ebbrezza ed equilibrio, tra apollineo e dionisiaco. Questa instabilità mi ha resa la scrittrice sarbaggia (“selvaggia”) che sono». A conclusione della serata sono stati consegnati i premi ai primi tre ragazzi classificati, in ordine Andrea Picci, Alessandra Nicosia ed Ermelinda Puglisi, con una menzione speciale a Federica Viola.

 

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