Come ogni anno, a Catania, e in diverse altre città come Vizzini, eventi, mostre e rappresentazioni esaltano il celebre scrittore e riscuotono sempre maggiore successo. Il motivo? Le sue opere, come poche altre, mostrano tutte le passioni umane e personaggi, dalla sventurata “Capinera” Maria all’avaro Mazzarò, che ci sono vicini e ci stanno a cuore. Il tutto in una Sicilia bella e fragile, tragica e sfiorita, condannata e combattiva

Ci sono personaggi che, in virtù della loro levatura, sono capaci di evocare, in chi li studia o in chi vi si imbatte quasi per caso, un’ammirazione sconfinata per quanto hanno saputo offrire nel corso delle loro esistenze. Basta sentirne pronunciare il nome perché la terra che ha dato loro i natali rivendichi orgogliosamente la paternità di queste eccellenze. Accade per la Salisburgo di Mozart, per la Malaga di Picasso o per la Trieste di Svevo. E se prendessimo il caso della città di Catania? Quasi unanimemente non potremmo esimerci dal pensare a Giovanni Verga, certamente uno dei figli più illustri di ogni tempo di cui la Città dell’Elefante possa vantarsi. Per comprenderne la portata, basti pensare che perfino l’individuo più digiuno a proposito di studi umanistici, benché sommariamente, potrebbe tracciare un rapido profilo del celebre scrittore, se non addirittura indicarne alcune delle opere più rappresentative. Non è un caso che ogni anno – e questo 2019, dal 6 aprile fino ad oggi, non ha fatto eccezione – tra Catania e diverse località come Vizzini e Mineo si celebri la Settimana Verghiana, nel corso della quale eventi commemorativi, mostre e rappresentazioni sceniche si alternano per rendere omaggio al più grande esponente del Verismo. Ma cosa indica questa popolarità che non accenna a scemare? E qual è il senso di rinnovare ogni anno questo tipo di ricorrenza celebrativa?

Per rispondere alla prima questione, potremmo dire che la grandezza di un autore come Verga è stata quella di aver travalicato il confine della letteratura. Non più solo scrittore, ma al tempo stesso simbolo e persona: una presenza ineliminabile, percepibile nell’atmosfera che avvolge un’intera comunità, e l’incarnazione dei suoi valori più alti. Del resto, all’interno dei suoi scritti, Verga è stato capace come pochi di tratteggiare l’intero spettro delle passioni umane, dalla più abietta alla più nobile. Come non richiamare le immagini impresse nella mente della disperazione della bella e sventurata “capinera” Maria, l’avarizia insaziabile di Mazzarò, l’ambizione del Mastro frustrata da un destino insormontabile, la fatica sisifea dei pescatori di Aci Trezza in Fantasticheria? Nella tragicità delle loro parabole, questi personaggi miracolosamente emergono nella loro scottante umanità, fatta di una fragilità che ci ricorda da vicino la nostra, di uno strenuo istinto alla sopravvivenza che ci permette di tutelare i nostri affetti fin quando è possibile. Nelle storie di Verga una Sicilia ancora oggi in lotta per non affondare trova un suo corrispettivo, che in un certo senso la consola della sua sorte e la invita ad autoconservarsi in tutta la sua bellezza, prima che sfiorisca. Catania, poi, con la fontana dei Malavoglia nella piazza dedicata al nostro autore, con la sua casa-museo e le sue foto che catturano l’anima dei paesaggi siciliani sempre uguali nel loro essere mutati, trasuda apertamente il suo essere verghiana e tale sensazione, lungi dal concretizzarsi solo in una sfocata rievocazione annuale, può anche assumere tratti salvifici, di riscatto. Una città in dissesto, spesso sfigurata dalla noncuranza di chi la abita, può trasformarsi, mutare pelle, ricalibrare i suoi punti di riferimento. Può, ad esempio, guardare a Verga, alla letteratura, e farne la stella polare di un progresso diverso.

Uno dei locali della Casa museo Verga
Uno dei locali della Casa museo Verga

E qui veniamo alla seconda domanda. Perché Verga non è soltanto la nostra radice o il nostro fusto: può benissimo essere la chioma che abbellisce il nostro essere catanesi, il promemoria di una grandezza che abbiamo il dovere di ereditare e tramandare, di diffondere e di impiantare nelle coscienze. Sia di quelle che già lo apprezzano per continuare a fare in modo che ci parli e ci sveli la meraviglia che ancora giace sotto la superficie delle sue pagine; sia di quelle che ancora devono conoscerlo – e a tal proposito vengono in mente i più giovani – per educarle a leggere il futuro partendo dal passato. Questa è la ragione profonda che sta alla base del costante rinnovamento della Settimana Verghiana: confrontarsi con ciò che siamo stati e che vogliamo essere, ritrovare una Sicilia, e una Catania, d’altri tempi. Scoprire sempre il nuovo che sta nel Verga indissolubilmente scrittore, simbolo, personaggio. E soprattutto uomo siciliano, amante di una terra che noi, a nostra volta, abbiamo amato anche tramite lui.

Speciale Verga

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