B. è marocchino, ha dodici anni, e quando non è a scuola «con la lattuga per l’anatra, le molliche per i piccioni e gli escrementi dei cani» ci gioca con gli amici.
Fabio è un avvocato trentenne,  volontario dell’associazione“Cappuccini” che opera nell’omonimo quartiere catanese per aiutare famiglie e bambini in difficoltà

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]H[/dropcap]ai mai visto un animale da cortile per le vie della città?». A porre questa domanda è Fabio, avvocato di trent’anni. Sta parlando della sua città, Catania. Ma non quella di piazza del Duomo e del barocco del centro o quella dei locali e dei turisti. Proprio a due passi da lì, nel quartiere “Cappuccini”, gli animali da cortile lui li ha visti davvero “nella via dove abita B.”.
Il fatto è che B. è marocchino, ha dodici anni, e quando non è a scuola in quella strada «con la lattuga per l’anatra, le molliche per i piccioni e gli escrementi dei cani» ci gioca con gli amici. È evidente che Fabio è preoccupato per lui.

Eppure fino a quattro anni fa non si conoscevano nemmeno. Un giorno si sono seduti ad un tavolo e hanno iniziato a fare i compiti. Per B. era un martedì di “ordinario” doposcuola con uno dei ragazzi dell’associazione che dal suo quartiere prende il nome, per Fabio era il primo giorno nei panni di volontario. «Questo è stato l’inizio di un rapporto – racconta – che è cresciuto e ormai va oltre lo schema volontario-bambino. È un rapporto di amicizia sincera».
Ma aiutare bambini e adolescenti come B. con matematica e italiano non è l’unico compito di Fabio e degli altri volontari. La consegna di buste di alimenti ne è parte altrettanto importante. Non è solo l’insostituibile aiuto a famiglie in difficoltà a mettere qualcosa in tavola. «Portando la spesa entro nelle case. Nei mesi, negli anni, nella fedeltà a questo gesto, si costruisce un rapporto con queste famiglie. Questo è il nostro lasciapassare – prosegue – ed il motivo per cui i bambini ci vengono affidati col cuore».

Le porte di queste case, che poco a poco si aprono, gli hanno fatto vedere quella realtà di cui forse andava in cerca. «In ventisei anni – dice – pur abitando nel quartiere limitrofo, non mi ero mai accorto di cosa accadesse nelle strade parallele a quelle che percorrevo quotidianamente: della tragedia, del timore per il futuro, dell’assenza di speranza». Mosso inizialmente dalla curiosità, per strada ha trovato molto più di quanto si aspettasse: «questa esperienza ha stravolto completamente l’idea che avevo di città e di periferia, ha aperto il mio orizzonte, la mia visione del prossimo, delle difficoltà ma anche delle questioni politiche e amministrative; mi ha, in senso non banale, cambiato la vita». Scoperta di sé e della circostanza, ma anche aiuto concreto per qualcuno: per le famiglie, sotto forma di cibo, ascolto, aiuto psicologico e legale; Per B. e gli altri bambini il desiderio di essere un amico, un educatore e forse qualcosa di più «restituendo quello che ho ricevuto, mostrandogli qualcos’altro, il mio mondo».

Meta ideale di questo impegno è «creare un ponte che unisca innanzitutto i membri di questa comunità e, magari, di tutta la città». Obiettivo ambizioso e non privo di difficoltà: dalla «continua richiesta di aiuto da parte delle famiglie che – aggiunge – evidenzia anche le mancanze dei servizi sociali», all’impegno e la costanza profusi dai volontari tutto l’anno.
Si tratta solo di un tentativo, certamente, ma per Fabio vale la pena farlo «perché a differenza del mondo che conoscevo prima, qui anche il tentativo, l’ascolto, la presenza sono valori. E questa riconoscenza si sente».

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