La direttrice dello storico settimanale per ragazzi racconta della sfida generazionale intrapresa da Disney Panini: «I nostri lettori? Sono per lo più adulti, ma il giornale continua a essere pensato per i ragazzi»

Fra le sue pagine sono state pubblicate le storie di alcuni dei più grandi fumettisti del mondo. Talvolta alle sceneggiature hanno collaborato grandi della letteratura come Alessandro Baricco e il genere “parodistico” ha assunto quasi uno status a sé. Da quasi settant’anni “Topolino” rappresenta un punto fermo per più generazioni grazie alla piccola magia che lo ha visto rinnovarsi senza mai tradire se stesso. Perfino la sfida di internet non ne ha scalfito più di tanto l’essenza, vedendo l’edizione digitale affiancata al cartaceo che continua a essere acquistato nelle edicole da molti appassionati. Ma come è stato possibile arrivare a questo traguardo? Cosa è cambiato negli ultimi anni? E come conciliare le esigenze di quattro generazioni di lettori? Ne abbiamo parlato con la direttrice Valentina De Poli che abbiamo incontrato in occasione della settima edizione di Etna Comics, dove Disney Panini ha presentato alcune novità, come il nuovissimo “Ridi Paperoga”, che vede per la prima volta lo sceneggiatore Tito Faraci lavorare assieme a Marco Bolla e Sio, nuovo idolo dei teenager.

Chi è il vostro lettore medio?
«Una parte dei nostri lettori sono scolari delle scuole elementari e pre-adolescenti, ma gran parte dei nostri lettori sono adulti. “Topolino” è l’unico giornale a essere letto da quattro generazioni diverse. È pensato per i bambini, ma viene apprezzato molto dai grandi, che vi ritrovano la spensieratezza e libertà dell’infanzia».

Da un lato Giorgio Cavazzano, dall’altro Sio. Come si fa ad armonizzare due fumettisti così diversi tra loro?
«Cavazzano è un artista ormai giunto ai cinquant’anni di carriera, il suo modo di raccontare ha fatto scuola e le sue storie appassionano grandi e piccini. Sio è l’idolo dei teenager, ma anche dei bambini. Ha un grande seguito nelle fiere e negli appuntamenti che lo vedono protagonista. I giovani si appassionano perché usa lo stesso mezzo dei nativi digitali e per noi averlo in squadra è una scelta vincente».

Da cosa è dato il suo successo? Cosa è cambiato nei nuovi lettori?
«Per i più piccoli, leggere un fumetto o un giornale richiede un passaggio e un processo di ragonamento in più: i video e i social invece sono più immediati e Sio è un maestro nell’utilizzare questo linguaggio, sebbene si sia formato leggendo le storie di Topolino. Sio dimostra che ci si può avvicinare senza problemi ai nostri personaggi, che nel frattempo si sono evoluti».

In questo senso, Ridi Paperoga è un simbolo di questa evoluzione narrativa?
«Ridi Paperoga è un progetto nato sulla falsariga di “Ridi Topolino”, Il progetto si pone come una ripresa dello spirito di “Ridi Topolino”, serie bimestrale uscita a partire dal marzo del 1997 per 13 numeri complessivi curata da Faraci stesso. Sio è la prova che non si sostituisce bensì si aggiunge un modo più leggero e fresco di far recitare i personaggi. Paperoga era il papero che si prestava più di tutti e Sio con Tito Faraci sono riusciti a creare una pubblicazione surreale e divertente».

Qual è il segreto della longevità di Topolino?
«Certamente la scelta di sceneggiatori che hanno portato qualcosa di nuovo all’interno delle storie: abbiamo scelto autori che non si occupassero solo di fumetti ma anche di cartoni animati per cui l’evoluzione delle tecniche narrative».

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