In occasione delle attività previste dalla Settimana Verghiana 2019, abbiamo fatto un giro nell’abitazione dello scrittore catanese, constatando, tra i disagi della prenotazione e la mancanza di indicazioni di base per i visitatori, come una struttura museale possa essere lo specchio della sua comunità. Per fortuna, una guida competente e appassionata ha reso la visita più coinvolgente, indicando qual è la via per fare in modo che le potenzialità di certi luoghi non restino incompiute

In alcuni casi è necessario vestire i panni del turista per scoprire meglio la propria città e capire che idea possano farsene i visitatori che giungono a Catania. Decido così di prenotare una delle visite guidate gratuite della Casa Museo Verga, organizzate in occasione della Settimana Verghiana. Mi informo sugli orari e le modalità della visita, consultando il pieghevole realizzato in occasione delle celebrazioni verghiane, e mi appresto a chiamare il numero indicato per le prenotazioni. Mi risponde una dipendente della Casa Verga che, un po’ spaesata, dice che è meglio che richiami la mattina seguente. Le spiego che il numero a cui ho chiamato è quello indicato nel programma della Settimana in cui è scritto a chiare lettere che è necessario prenotare le visite e che desidero prenotarmi per il sabato. Risponde che sabato non ci saranno più visite guidate perché la Settimana Verghiana si chiude venerdì e che non è necessario prenotare per effettuare la visita. Sgomenta le spiego che ho davanti il programma e che sono previste due visite per il sabato mattina per le quali è necessaria la prenotazione. Sfinita dalle mie insistenze decide di passarmi la guida che sta frattanto attendendo un gruppo e con la quale riesco finalmente a chiarire le cose, fissando appuntamento per la visita delle 11:30.

Stanza di snodo tra la camera di Verga e la camera da letto della zia. Foto di Eleonora Barilà

STORIA DI UN LUOGO DA RISCOPRIRE. Inizia così la mia avventura turistica per Catania, con un po’ di rabbia per la constatazione che le indicazioni offerte dai siti e dalle brochure sono spesso totalmente ignorate da chi opera nelle strutture museali. Non mi faccio scoraggiare, decisa ad andare fino in fondo alla vicenda e così sabato di buon mattino passeggio per Via Etnea dirigendomi verso via Sant’Anna, per visitare la Casa di Verga e la chiesetta ad essa annessa e solitamente chiusa. La chiesa versa in ottime condizioni, diversa invece l’opinione che mi faccio sulla Casa-Museo dotata di una facciata fatiscente, come buona parte degli edifici storici e di interesse culturale di Catania, annerite dal tempo. Visito la chiesa velocemente, constatando l’assenza di qualsivoglia didascalia sulla sua storia, poi mi avvio verso l’interno della Casa-Museo e pago il biglietto. All’ingresso avviene l’incontro folgorante con la guida, una giovane di Guide Turistiche Catania, desiderosa di svolgere al meglio il suo lavoro. Nell’attesa che si formi il gruppo il mio Cicerone mi invita a ritornare in strada per raccontarmi un po’ la storia di quell’edificio e spiegarmene i dettagli architettonici. Scopro così che quel palazzo signorile un po’ fatiscente è stato un “conventicolo” prima di essere acquistato dai trisavoli di Verga e che i monaci che vi vivevano avevano un mulino alimentato dall’Amenano con cui facevano la farina per pane e diverse botteghe al pianterreno in affitto. Il ricavato di queste attività era utilizzato non solo per il mantenimento del convento ma anche per riscattare in monete i catanesi che venivano fatti prigionieri dai corsari e ridotti in schiavitù. Desiderosa di trasmettere il suo amore per la città di Catania e oltrepassando i limiti del suo lavoro, la guida ci accompagna nella chiesa di Sant’Anna, per rivisitarla questa volta con delle indicazioni storico-artistiche. Ci intrattiene con un discorso sul pittore Giuseppe Sciuti, il cui dipinto primeggia sull’altare, sul Christus patiens sulla parete sinistra, i cui caratteri sono molto simili a quelli di altri crocifissi presenti nelle chiese della città e sulla storia della ricostruzione di Catania dopo il violento terremoto del Val di Noto del 1693.

Camera da letto della zia di Verga. Foto di Eleonora Barilà
Camera da letto della zia di Verga. Foto di Eleonora Barilà

UNA RICHEZZA TENUTA SOTTO CHIAVE. Giunta l’ora di iniziare la visita, il mio atteggiamento nei confronti della Casa-Verga e della mia città è già profondamente mutato e ho riacquisito fiducia in Catania e nelle sue potenzialità. Fiducia, ovvero il sentimento portante di una città, l’unico che può spingere un giovane a restare piuttosto che andarsene, l’unico che può spingere un imprenditore estero a investire sulla nostra terra. La guida, radunato un gruppetto di 10 visitatori, continua a raccontare le stanze che hanno ospitato Verga e i suoi amici con lo spirito di qualche minuto prima, anche quando parla ormai da 30 minuti. Il suo racconto è molto coinvolgente e solo qualche parete ammuffita e un po’ di intonaco scrostato riescono a distrarmi. Mi chiedo come sarebbe stata la mia visita senza quella guida che è andata ben oltre le spiegazioni di routine, raccontandomi Verga attraverso la città che lo ha ospitato per molti anni, gli scorci delle finestre che lo hanno ispirato, i libri che lo hanno nutrito, la scrivania che lo ha accolto. Sicuramente non sarebbe stata la stessa.

La Casa-museo ha un apparato didascalico praticamente nullo, sebbene inclusa nel biglietto di 4 euro vi sia un’audioguida. E se le condizioni di una struttura museale sono di fondamentale importanza perché riflettono il valore che una comunità attribuisce a quei luoghi, altrettanto importanti sono gli operatori culturali che vi operano e che devono costantemente dargli vita. Un museo non è un mausoleo: è un nodo in cui dovrebbero intrecciarsi costantemente ricerca, scoperta, formazione e creatività. Sino a quando chi opera nei nostri musei non sarà all’altezza di questo compito ma sarà uno svogliato guardiano dal volto reclinato sul cellulare che alza la testa solo per far pagare il biglietto e informare della disponibilità di audioguide, qualsiasi ricchezza della città sarà come un tesoro custodito da un baule chiuso. Se ne potrà ammirare l’esterno, si potrà parlare del suo contenuto e immaginarne le fattezze, ma godere di quella bellezza sarà impossibile. La Settimana Verghiana è ormai volta al termine e da lunedì quella guida non sarà più lì ad accogliere i futuri visitatori.

Speciale Verga

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