Una volta giunti a Melilli dall’Orientale Sicula, un’aria di festa travolge immediatamente ogni visitatore: è Carnevale, una ricorrenza che qui si celebra a dovere. In ogni stradina, anche lungo la più capillare e tortuosa, rimbombano pertanto le melodie festive, accompagnate dal tipico odore di carne al sugo e vino rosso. La cittadina del siracusano, famosa per piazza San Sebastiano e per la sua chiesa barocca, è costeggiata dall’ultimo lembo dei Monti Iblei – ed è proprio questo dettaglio geografico che la rende vicina al folklore dei carnevali storici di quelle terre.

IL CARNEVALE PIÙ STRETTO D’ITALIA. Qui, infatti, il Giovedì Grasso è inaugurato dal Re Carnevale, una maschera arcaica presente in tutta l’area iblea, la cui origine è così remota da dover essere addirittura rintracciata – secondo gli antropologi – nelle feste agrarie degli antichi Romani. Seguono poi i giorni dei carri allegorici, che pur essendo apparentemente comuni a tanti altri Carnevali rendono Melilli una cittadina unica nel suo genere. Il suo centro storico, caratterizzato da viuzze strettissime e spesso impraticabili, costringe infatti ogni anno le comitive di carristi a ingegnarsi nella progettazione di carri mignon, carri cioè dalla larghezza di massimo 2 metri e 40. Una volta che questi ultimi raggiungono le più ampie piazze del paese, però, ecco che avviene l’impensabile: i carri si srotolano come vere e proprie pergamene, raggiungendo in certi casi i 12 metri di larghezza e i 15 di altezza. Un elemento peculiare e davvero curioso, che ha portato gli studiosi del folklore a definire quello di Melilli il Carnevale più stretto d’Italia.

Un pittore mellilese intento a dipingere un carro (Ph. Martina Tolaro)

DIVERTIMENTO E SACRIFICIO. «Il Carnevale è spirito di divertimento – ci racconta in merito il signor Luigi, un pittore e cartapestaio in cui ci imbattiamo durante la festa –, ma è anche sacrificio e impegno» aggiunge poi, alludendo al fatto che per realizzare un carro allegorico melillese sono necessari ben quattro mesi di lavoro coordinato da diverse figure dalle competenze ingegneristiche, anche se resta pur sempre «un’attività che svolgiamo con grande passione», come ci tiene a sottolineare il signor Giuseppe, che incontriamo invece presso i capannoni in cui si svolge la creazione delle opere. «Io nello specifico – continua poco dopo – mi occupo di elettromeccanica e di oleomeccanica, due aspetti fondamentali legati al movimento dei carri». D’altronde, è solo quando i carri sono stati rodati più e più volte e sono stati disposti in fila, che cominciano a passare fra le strette balconate di Melilli, non senza suscitare di tanto in tanto una certa ansia per la riuscita della loro impresa. Un passo alla volta arrivano infine a piazza Rizzo, come ogni anno, e qui iniziano ad aprirsi come scatole cinesi, lasciandoci ammirare le numerose sorprese nascoste al loro interno: personaggi teatrali che recitano delle scenette, luci di ogni sorta e motivetti musicali.

«I carristi devono tenere conto di tutte le strettoie del tragitto: la nostra ricerca per l’UNESCO è partita da questo dettaglio e dalla considerazione del fatto che non esiste un altro Carnevale uguale»

LA CANDIDATURA UNESCO. La festa si svolge quindi fra l’incredulità e lo stupore, specialmente alla vista dei ballatoi delle case accanto ai quali passano a stento queste teste giganti di cartapesta. «I carristi devono tenere conto di tutte le strettoie del tragitto», chiarisce la dottoressa Cristina Pulvirenti, catalogatrice perfezionata in Patrimonio Immateriale che da due settimane è responsabile del progetto per la candidatura del Carnevale di Melilli nella lista UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. «La nostra ricerca è partita proprio da questo dettaglio, e dalla considerazione del fatto che non esiste un altro Carnevale con le stesse tipologie di costruzione», ci racconta. Ad avviare insieme a lei l’indagine antropologica per far emergere gli elementi caratterizzanti dell’evento di Melilli, constatando inoltre la grande inconsapevolezza da parte degli abitanti dell’unicità della loro tradizione, sono stati il dottor Giorgio Franco (ideatore del progetto culturale per la candidatura UNESCO per tramite del circuito Carnevali Storici del MIC), Roberta Costanzo, che ne segue tutta la parte amministrativa, e il grafico Alessandro Pennisi, riuniti nella cooperativa Badia Lost & Found.

Un carro allegorico attraverso la via Iblea (Ph. Martina Tolaro)

UNA COMPETIZIONE SANA E LEALE. Il limite dell’assetto urbanistico del comune ibleo, insomma, è diventato grazie al colpo di creatività delle sue maestranze una risorsa da non sottovalutare, e che è già stata riconosciuta dal Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (REIS). E non è tutto, perché un altro fattore peculiare che ci fa notare la dottoressa Pulvirenti riguarda l’assenza di competitività: «Chiaramente parliamo comunque di una competizione, le diverse “squadre” si sfidano fra di loro perché c’è in palio un premio, ma è anche vero che i carristi si definiscono “comitive” e si radunano insieme per dare vita dei carri allegorici. Come se non bastasse, se poi durante le sfilate sopraggiunge un guasto, tutti i carri si fermano per aspettare che la situazione venga risolta». Un senso di lealtà che effettivamente respiriamo respira in piazza San Sebastiano, quando il percorso carnevalesco dei carri melillesi raggiunge il suo picco massimo. Qui, tra barocco e musica pop-folk trasmessa dal palco, le comitive si scambiano infatti gesti di affetto e di stima, ritrovandosi per condividere cibo e bevande.

«Il nostro obiettivo è quello di favorire la trasmissione dei principi fondanti del Carnevale di Melilli, anche fra le nuove generazioni»

FRA TRADIZIONE E NUOVE GENERAZIONI. «Fare cultura – conclude dopotutto il dottor Giorgio Franco, unendosi alla nostra conversazione – significa avviare dei processi capaci di contrastare l’appiattimento degli elementi che caratterizzano la storia e le tradizioni di una comunità. Ecco perché il nostro obiettivo, al contrario di quanto si verifica in un’epoca di sempre maggiore globalizzazione, è quello di favorire la trasmissione dei principi fondanti del Carnevale di Melilli, incoraggiandone un percorso di rigenerazione. Ci auguriamo di essere sempre sostenuti nello svolgimento del nostro lavoro, così da trasmettere le nostre conoscenze e tradizioni alle nuove generazioni». Nel frattempo, in attesa di ulteriori risvolti sul fronte UNESCO, la tappa conclusiva del rito carnevalesco è prevista per oggi, Martedì Grasso, giorno in cui tanti altri spettatori resteranno a bocca aperta aggirandosi fra i carri e vicoletti di questa suggestiva cittadina.

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