Al teatro Vittorio Emanuele si è ricordato il cantautore salentino, che nella città visse per tre anni, e la sua straordinaria capacità di raccontare con semplicità temi sociali. Eccellenti tutte le performance realizzate per lo spettacolo “Omaggio a Modugno”.

È lo stesso Domenico Modugno in un’intervista del 1981 a confermare che nei primi anni della sua carriera si era ispirato a certi drammi sociali che raccontavano il Meridione italiano, alle figure di pescatori e minatori che popolavano non solo il Sud da cui proveniva il cantautore, ma anche le terre lontane dove emigravano per ricostruirsi una vita.

Proprio con l’immagine antitetica delle comunità in festa e dei giovani con la valigia in mano si è aperto lo spettacolo “Omaggio a Modugno”. I ragazzi della Casa del Musical, coordinati da Marco Savatteri, hanno danzato, cantato e recitato lo smarrimento dei tanti giovani che, sentendosi respinti dalla loro “amara terra”, giungevano in America o in altri stati europei speranzosi ed invece si ritrovavano ad essere sfruttati e disprezzati. “Amara terra mia” è uno dei brani più belli di quella stagione di Modugno ed è stato magistralmente interpretato.

Ancora su questo tema si è soffermato Nonò Salamone, cantastorie siciliano che seppe emozionare Domenico Modugno con le sue storie quando nelle pause di lavoro in una fabbrica di pneumatici coinvolgeva il collega “Mimmo” e gli altri. Salamone ha ridato voce ad un testo speciale del cantautore salentino, dedicato alla tragedia di Marcinelle (la morte in una miniera belga di oltre cento italiani).

Eccezionale l’interpretazione degli altri primi successi dell’ideatore dell’evento Riccardo Pirrone, accompagnato dall’Orchestra Sinfonietta di Messina, sapientemente diretta dal Maestro Domenico Riina.

Ha saputo affascinare il pubblico Lello Analfino, leader dei Tinturia. «Ero un ragazzino e dovevo scegliere se giocare a pallone con gli amici o unirmi alla confusione che animava il Palazzetto dello Sport della mia cittadina in provincia di Agrigento – ha raccontato – “C’è u cantanti” gridavano alcuni, “Fa campagna elettorale” altri. In realtà non era lì per la politica, Domenico Modugno era venuto per parlare di un tema sociale importante: la chiusura dei manicomi». Riproponendo la celebre “Lu pisci spada”, Analfino ha posto l’accento su un altro dramma sociale: l’amore che non è mai violenza e che non può e non deve essere associato ai femminicidi di cui si apprende quasi ogni giorno attraverso i media.

Superba Antonella Ruggiero, già nei Matia Bazar, che con la sua splendida voce ha incantato gli spettatori. Da Meraviglioso a Libero, la vocalist ha fatto sue le canzoni di Modugno. È stata infine accompagnata dai talenti internazionali Francesco Buzzurro (chitarra) e Giuseppe Milici (armonica). L’armonica fu il primo strumento dell’autore di Volare, che poi preferì la chitarra al fine di usare anche la voce.

E “Volare” era attesa da una parte del pubblico, i più anziani e nostalgici, ma la scelta di non includerla è stata mirata e coraggiosa da parte del direttore artistico Alfredo Lo Faro. Infatti, si è dato risalto ai primi anni della produzione artistica di Domenico Modugno, alle canzoni siciliane e a quelle legate al sociale.

Totò Nocera Bracco si è rivestito del ruolo del cantante, come se potesse essere ancora in mezzo a noi a lanciare intensi messaggi sociali (dimostrati anche dalla sua carriera politica). Toccante e sincera l’interpretazione di Nocera Bracco.

La validità dell’iniziativa si è vista nella partecipazione del pubblico e nell’impegno stesso di tutti gli artisti. Come dichiarato dall’organizzatore Nino Germanà: «È straordinario come Modugno sia ancora oggi così attuale e ci auguriamo che questo evento culturale possa divenire uno strumento e un esempio di rinascita per la nostra città».

 

 

 

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