La cittadina della Val di Noto può vantare una storia unica nel suo genere se comparata ad abitati della stessa dimensione e collocazione geografica. Non tutto è rose e fiori: arrivarci non è certo una passeggiata e i servizi, complici le difficoltà economiche che affliggono numerosi piccoli e medi comuni, non sempre sono eccelsi. Ma basta perdersi nella vastità del suo patrimonio per addolcire i difetti e apprezzarne il valore, in chiave regionale e nazionale

Avete presente i film italiani degli anni ’50, con il paesino di turno dove tutti si conoscono e dove basta entrare nella taverna locale per sentirsi a casa e magari trovare dei poliziotti che, con tanto di divisa, si godono la pausa cercando riparo dalla calura estiva e addentando un’abbondante forchettata di spaghetti? È proprio l’atmosfera che, senza bisogno di accendere la tv, si respira entrando a U Pacha, uno dei locali più rinomati di Militello in Val di Catania, allorché, varcandone la soglia, ci si accomoda al tavolo insieme col sindaco – rigorosamente al centro – per gustare un ricco piatto di pennette al ragù e finocchietto selvatico mentre si rivive un passato mitico fatto di aneddoti curiosi. Certo, il percorso che porta al paese non è dei migliori – come accade spesso per tante altre realtà siciliane, più o meno grandi – a causa degli avvallamenti e dei dissesti di alcune strade che ti fanno sentire sopra un aereo nel bel mezzo di una turbolenza o dei tornanti che è necessario affrontare che mettono a dura prova coloro che soffrono di mal di mare, ma ciò non toglie il fascino di una cittadina dalla storia unica che sa affascinare ancora oggi con le sue meraviglie, artistiche e folkloristiche.

EPOCHE CHE SI INCONTRANO. Passare un’intera giornata in quel di Militello, infatti, potrebbe non essere sufficiente per apprezzare tutta la ricchezza storico-artistica che può offrire: dal parco archeologico di S.Maria la Vetere, che comprende, oltre a ciò che rimane dell’omonima chiesa crollata in seguito al terremoto del 1693 e poi ricostruita nella parte alta del paese con la nuova denominazione di S.Maria della Stella, antichissimi anfratti che funsero da insediamenti per i primi abitanti del luogo e i resti di una torre normanna che serviva da punto di avvistamento sulla vallata sottostante, fino alla chiesa della Madonna della Catena, sicuramente adatta ai palati più fini con la sua impareggiabile serie di stucchi, alcuni dei quali ancora recanti l’originaria decorazione aurea, passando per il Museo San Nicolò e la sua ampia schiera di reperti sacri. Dalla preistoria all’epoca contemporanea, dunque, Militello si offre come sfondo armonico di epoche lontane continuamente in comunicazione tra loro, che mai danno la sensazione di affastellarsi confusamente nella memoria di ogni visitatore, che entrando in ognuna di esse può percepire, quasi in maniera tattile, il silenzio di una pacata meraviglia.

Particolare degli stucchi della Chiesa della Madonna della Catena
Particolare degli stucchi della Chiesa della Madonna della Catena

UNA GRANDEZZA PRONTA A RINASCERE. Un’intensa visita al paese che ha dato i natali a Pippo Baudo non può concludersi senza farsi rapire dall’eleganza del monastero dei Benedettini, voluto da Donna Giovanna d’Austria, moglie di Don Francesco Branciforti, e oggi sede del comune, in cui i corridoi, simmetricamente proporzionati, conducono alla sala del consiglio, che nel suo disporsi riassume un po’ il senso di tutto quello che si è visto in precedenza. Alla destra e alla sinistra del posto deputato ad accogliere il sindaco, infatti, si stagliano loro, i due consorti artefici del periodo più florido che Militello abbia mai vissuto. Sembrano scrutare con attenzione l’evoluzione del presente, come due numi tutelari interessati ad accertarsi che la loro eredità non vada perduta. Perché, alla fine della visita, di Militello resta principalmente questo: la sensazione di una grandezza che fu, pronta a rinascere con un po’ di attenzione da parte delle autorità competenti, in modo che il signore col carretto, rigorosamente trainato dal cavallo, che abbiamo incrociato al centro della strada abbandonando il paese non si senta più confuso nel constatare la presenza di nuove facce, ma che l’arrivo dei forestieri diventi la norma realizzando il desiderio di chi, orgoglioso dei bei tempi, spera di rendere nuovamente Militello “una piccola capitale”.

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