Aiutare i giovani di alcuni quartieri difficili di Catania a superare il muro della marginalizzazione attraverso il valore educativo della bellezza. Questo l’obiettivo di “Genius Loci – Artigianato e Bellezza per vincere la povertà educativa”, iniziativa che ha visto circa cinquanta giovani dei quartieri Cappuccini e Tondicello della Playa e dell’Istituto Madonna della Provvidenza scoprire alcuni luoghi simbolo della città etnea e impegnarsi in laboratori pratici. Contestualizzato all’interno del progetto  “Di Bellezza Si Vive”, sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, Genius Loci è stato promosso dalla no-profit milanese ON Impresa Sociale insieme alle realtà etnee Associazione Cappuccini Onlus e Istituto Madonna della Provvidenza, che ieri hanno fatto un bilancio dei risultati conseguiti nel corso di un evento svoltosi a Catania presso il Museo Diocesano. «Per questi ragazzi – ha spiegato Giorgia Turchetto, responsabile del progetto di Di Bellezza Si Vive – la bellezza può avere un potere generativo, aiutandoli ad attivare le loro risorse individuali e collettive. Uno dei punti di forza del progetto è quello di averli collocati in un contesto educativo reale, facendoli misurare con dei professionisti in vari ambiti oltre che con diverse associazioni attive sul territorio».

Durante i mesi scorsi, i ragazzi protagonisti dell’iniziativa non soltanto hanno potuto visitare luoghi simbolo della città come la Cava Daniele, il Castello Ursino e il Monastero dei Benedettini con la guida del personale di Officine Culturali, ma si sono anche addentrati in alcune attività pratiche. Insieme all’architetto Marco Terranova di Senzastudio, ad esempio, hanno preso parte ad un laboratorio che li ha condotti ad immaginare e realizzare il progetto di una piazza cittadina che risponda ai loro desideri. A questa esperienza è seguita poi quella svolta in un laboratorio di falegnameria dove i ragazzi si sono messi alla prova nella realizzazione di oggetti d’arredo. «In ciascuna di queste attività – ha sottolineato Graziella Biondi, fondatrice dell’Associazione Cappuccini – dagli sguardi dei ragazzi erano evidenti non solo lo stupore e l’interesse che li animavano ma anche il fatto che, grazie a queste esperienze, iniziassero ad intravedere un’ipotesi positiva per la loro vita».

Un progetto importante nel contesto catanese, dove, specialmente nei quartieri più difficili, la marginalizzazione sociale spesso conduce ai preoccupanti fenomeni della povertà educativa e dell’abbandono scolastico, di cui la città etnea detiene il primato nazionale. Un problematica ulteriormente acuita dai mesi di lockdown e didattica in remoto: «A causa della pandemia – ha spiegato Biondi –  molti dei ragazzi che da anni seguiamo nel quartiere si erano dispersi. Questo progetto ci ha aiutato a coinvolgerli nuovamente e a far ritrovare loro un senso di appartenenza». Risultati positivi che andranno coltivati nel tempo: «Da sole, queste azioni – spiega Turchetto – non possono essere risolutive di problemi così complessi. Si tratta di semi che poi vanno curati e vanno curati da una comunità di educatori più vasta». Una missione di lungo periodo di cui il progetto ha già tracciato un percorso. Durante i mesi del suo svolgimento, infatti, i ragazzi sono stati coinvolti in cinque incontri per definire i capisaldi di “patto educativo” che, in futuro, costituirà la base per l’istituzione di una “Comunità Educante”  di cui facciano parte numerosi altri attori sul territorio.

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