Cecchi Paone: «Con la “Tosca” riavvicino il pubblico all’immortalità dell’opera lirica»

Il noto divulgatore scientifico e culturale, al timone della rivisitazione dell’opera di Puccini che andrà in scena il 13 luglio al Teatro Greco di Siracusa, ci ha svelato alcuni interessanti retroscena. Dal tentativo di restituire al teatro in musica la sua dimensione popolare all’insolito inserimento di squarci caravaggeschi in alcune scene, fino al suo amore viscerale e di lunga data per la Sicilia

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]n Italia l’opera viene vissuta come una dimensione elitaria in termini di censo, età e cultura, come qualcosa che richiede chissà quale preparazione o fatica. Molti non sanno, invece, che per due-tre secoli ha rappresentato un grandissimo momento di romanzo popolare in musica, amato dalle grandi masse. Un po’ come gli odierni musical americani. Ecco perché mi piace divulgarla». Sfatare il mito di un mondo apparentemente lontano dalla quotidianità per riportarlo alla sua dimensione originaria: è da questo proposito che nasce la sfida di Alessandro Cecchi Paone, noto giornalista e divulgatore scientifico e culturale, il quale, dopo la fortunata esperienza dello scorso anno alla regia della Traviata, in collaborazione con il Coro Lirico Siciliano, propone al pubblico dell’isola la sua personale versione della Tosca di Puccini in scena il 13 luglio al Teatro Greco di Siracusa, nell’ambito delle attività previste dal Festival dei Teatri di Pietra, iniziativa che proprio dal successo della Traviata prende le mosse. Ma quale legame unisce una personalità come quella di Cecchi Paone all’ambito del teatro in musica? «Io credo – ci rivela – che la chiave sia diffondere la cultura a tutti i livelli. Fa parte del mio mestiere mediare tra le cose complicate e il pubblico, affinché tutti capiscano: come ho fatto con la scienza, con la storia, o ancora con la pittura di Leonardo, non vedo perché non sia possibile farlo anche con la storia della cultura». Nel caso specifico, «con i grandi autori e interpreti della grande musica».

«Le opere liriche erano grandi occasioni di incontro popolare e il loro contenuto, fatto di amori contrastati, lotte di potere, gelosie, uccisioni, non fa altro che rispecchiare i temi eterni della narrazione»

L’ETERNITÀ DEI SENTIMENTI. Se, dunque, la musica lirica non è mai stata un prodotto riservato a pochi – e la Tosca, da questo punto di vista, rientra perfettamente in questo canone – allora è altrettanto vero che, nei suoi meccanismi di funzionamento, qualche particolare aspetto deve aver affabulato ed entusiasmato generazioni di spettatori, ansiosi di immergersi nelle vicende di volta in volta trattate, sentite come affini alla vita di ogni giorno. Quale? Il regista sembra avere le idee chiare: «Anche se strada facendo lo abbiamo un po’ dimenticato, le opere liriche erano grandi occasioni di incontro popolare. E il loro contenuto, fatto di amori contrastati, lotte di potere, gelosie, uccisioni, non fa altro che rispecchiare i temi eterni della narrazione». Un concentrato di intense passioni, insomma. Ecco allora che il Festival dei Teatri di Pietra può davvero essere l’occasione per riappropriarsi di qualcosa che è sempre appartenuto al codice genetico di qualsiasi italiano: «I teatri di pietra in estate – prosegue Cecchi Paone – consentono questa rivisitazione popolare-divulgativa e mi auguro che tornare a proporre qualcosa che rispetti le ragioni originarie d’esistenza di questi stessi teatri possa trasformarsi in una grande operazione di comunicazione culturale».

Bozzetto di Scena del II atto

NEL SEGNO DI CARAVAGGIO. Ad impreziosire ulteriormente il progetto, un sistematico ricorso, fra quadri e citazioni, all’arte e alla tempra umana di Caravaggio, uno degli artisti più controversi e rivoluzionari di sempre. Su questa direttrice, infatti, vanno intesi gli squarci architettati dallo scenografo Alfredo Troisi. Una scelta a prima ardita, verrebbe da pensare, ma forse non troppo. «Sebbene non ci sia un nesso dal punto di vista cronologico (Caravaggio visse nel XVII secolo, mentre l’opera di Puccini narra vicende dell’anno 1800, ndr) – illustra Cecchi Paone – Caravaggio è estremamente presente nella Roma di Tosca, nelle chiese che facevano a gara per esporre un suo dipinto. La stessa vita dell’artista – prosegue – è paragonabile ad un’opera: sempre in fuga, passionale, bisessuale, colpevole di omicidio. Se fossi un librettista – aggiunge sorridendo – gli dedicherei un musical». Quasi per magia l’alone del tumultuoso artista si sposa con le vicende dei personaggi, con la dilaniante passione che avvinghia Tosca e Cavaradossi e con la sempre incombente presenza della morte: «Dopo tanti trionfi coloristici – chiosa il regista – credo che i chiaroscuri caravaggeschi, in scene come quella ambientata nel luogo dell’esecuzione, restituiscano una bella sollecitazione al pubblico dal punto di vista dell’atmosfera».

«La prima volta in Sicilia fu all’età di 17 anni, grazia ad un viaggio con mio nonno, mio padre e mio fratello. Da allora un amore mai finito. La Sicilia è un faro di riferimento assoluto e di bellezza ineguagliabile»

LA TERRA D’ELEZIONE. La Tosca di Alessandro Cecchi Paone, che andrà in replica anche al Teatro Antico di Taormina il 30 luglio e al Teatro Greco di Tindari il 4 agosto, intreccia, dunque, un altro forte legame: quello con la Sicilia, che del resto contraddistingue il regista stesso. «La prima volta in Sicilia fu all’età di 17 anni, grazie ad un viaggio di cultura familiare insieme a mio nonno, mio padre e mio fratello. La girammo tutta: da allora un amore che non è mai finito». Grazie anche ad un personaggio speciale che non era siciliano, ma che in quest’isola ha costruito il suo mito: «Federico II è uno dei fari della mia vita culturale, intellettuale ed umana – ci confessa – e gli ho anche dedicato un libro. A volte, anche a scuola, si dimentica, ma fu colui capace di far convivere presso la sua corte ebrei, musulmani e cristiani, colui che si rifiutò di intraprendere le Crociate in opposizione al volere del Papa. Ma in generale – afferma – la Sicilia è un faro di riferimento assoluto e di bellezza ineguagliabile. Come può un uomo di scienza come me ignorare il contributo di un personaggio come Archimede? Anche se non lo sappiamo, tutti i parametri di ciò che diciamo, facciamo e pensiamo sono stati fissati qui».

Il pubblico avrà la possibilità di incontrare il regista Alessandro Cecchi Paone, durante l’aperitivo di presentazione dello spettacolo che si terrà domani alle ore 11 presso il locale “Al Sud” di Ortigia (Siracusa).

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Giornalista, laureato in Lettere all'Università di Catania. Al Sicilian Post cura la rubrica domenicale "Sicilitudine", che affronta con prospettive inedite e laterali la letteratura siciliana. Fin da giovanissimo ha pubblicato sulle pagine di Cultura del quotidiano "La Sicilia" di Catania.

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