Enrico Nicosia, ricercatore all’università di Macerata: «L’esperienza in altre regioni è significativa, ma per svoltare in Sicilia è necessario alleggerire la prassi burocratica e garantire un sostegno economico più cospicuo, anche attraverso l’utilizzo di fondi europei»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]Q[/dropcap]uesta è stata la terra più amata dal cinema, e lo siamo tuttora: negli anni Sessanta c’era una troupe ogni due mesi ma era un cinema che arrivava da fuori, girava e andava via, noi davamo solo le comparse. Nessuno ha pensato di costruire una realtà, una scuola di cinema, qualcosa che riducesse i costi delle produzioni, che cogliesse l’opportunità di lavoro». La riflessione di Giuseppe Tornatore parla della Sicilia, una scenografia a cielo aperto fatta di «splendidi scorci e sfilate di strade di un barocco che pare di carne, delle cattedrali d’una ricchezza inaudita e quasi indigesta», secondo le parole di Pasolini. Due grandi registi, quelli citati, tra i molti che hanno scelto l’isola quale set per i loro film, come Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Michelangelo Antonioni, fino ai più recenti Matteo Garrone e Luca Guadagnino. C’è un fermento inarrestabile che rimane incolto e a cui le amministrazioni avvicendatesi nel tempo sono rimaste sostanzialmente sorde; ne danno prova il sostanziale fallimento della “Sicilia Film Commission” e il conseguente scarso sviluppo del cineturismo. Queste sono alcune delle tematiche che abbiamo affrontato con Enrico Nicosia, ricercatore di Geografia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell’Università di Macerata.

UN’OCCASIONE MANCATA. In Sicilia dal 2007 esiste una “Film Commission” il cui intento dovrebbe essere quello di promuovere e valorizzare il territorio, attirando le produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie, italiane e straniere. Per conseguire realisticamente questi obiettivi però, secondo il professore Nicosia «bisognerebbe principalmente alleggerire la prassi burocratica e garantire un sostegno economico più cospicuo, anche attraverso l’utilizzo di fondi europei. È poi fondamentale creare un sistema che riunisca tutti gli stakeholders e ne favorisca il dialogo: solo così l’elevato potenziale siciliano potrà essere adeguatamente sfruttato». Esistono degli esempi fruttuosi sul territorio italiano, come l’“Apulia Film Commission”, che offrono non solo un modello da emulare ma anche la prova di un riscontro concreto sul PIL regionale. «La ricaduta sul territorio – afferma Nicosia – è tangibile e i benefici sono riscontrabili non solo nelle strutture ricettive e di ristorazione. Basti pensare alle troupe che si impiantano in loco per tempi medio lunghi e ai servizi da questi richiesti, ma il presupposto rimane l’esistenza di un ente che sia capace di attrarre queste risorse».

Un frame del film Baarìa di Giuseppe Tornatore

RISCOPRIRE L’ISOLA GRAZIE AL CINEMA. Il film diventa quindi una vetrina a livello nazionale ed internazionale, capace di attrarre cospicui flussi turistici. Il fenomeno, osservato ad esempio a Matera dopo l’uscita di The Passion, è noto come cineturismo ed è presente anche nella nostra isola sebbene in misura limitata. «Attualmente in Sicilia il fenomeno è totalmente spontaneo e si registra solo nel quadrilatero tra Ragusa Ibla, Modica, Scicli e Donnafugata. Dal 1999, anno in cui è stato messo in onda il primo episodio di Montalbano, l’incremento turistico in quest’area è raddoppiato passando dai 500-600 mila turisti l’anno ad 1 milione, anche grazie all’apertura dell’aeroporto di Comiso e al riconoscimento dell’Unesco che hanno aumentato la notorietà della provincia». È difficile però quantificare i cineturisti che finiscono per convogliare più generalmente nel turismo culturale poiché «non ci sono statistiche che misurano questa pratica di turismo ed è possibile solo ipotizzare che la serie incentrata sul commissario Montalbano abbia contribuito ad incrementare il turismo nel ragusano». Ciò che è certo è che questa forma si è momentaneamente sviluppata in maniera totalmente spontanea nell’assenza di tour operator che si occupino specificatamente di realizzare itinerari cinematografici o di guide turistiche preparate in quest’ambito.

GLI STRUMENTI DELL’OPERATORE CINETURISTA. Anche la formazione penalizza il settore: «in Sicilia l’offerta formativa è carente – aggiunge il professore – ci sono pochi studi sul cineturismo siciliano e mancano dei corsi di formazione adeguati anche all’esterno dei luoghi accademici. Si è tentato qualcosa a Messina con un corso congiunto tra università e Dams ma si continua a soffrire di arretratezza rispetto agli altri atenei italiani». In particolare, per chi intende operare in questo settore diventa fondamentale conoscere quei software più all’avanguardia nella progettazione di itinerari cinematografici come il GIS Quantum «per realizzare itinerari interattivi e rappresentazione grafiche come la movie map per localizzare i luoghi simbolici dal punto di vista cinematografico ma anche informare sui servizi ricettivi e ristorativi più vicini e sui mezzi di trasporto più indicati».

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