Passioni travolgenti, trame sorprendenti, amori sfortunati consegnati all’eternità dei versi poetici: l’isola dalle tre punte può vantarsi di essere spesso stata scenario per lo svolgersi di vicende leggendarie e bellissime, come quella di Aci e Galatea o di Ade e Proserpina. Mondo dentro al mondo, uno spazio unico in cui divino, terreno e arte si muovono all’unisono

C’era una volta una terra da favola, dove dèi, eroi, mostri e fanciulle intrecciavano le loro sorti in un caleidoscopio di storie leggendarie e spesso commoventi. Dove amori, gelosie, addii, promesse eterne e imprese memorabili si cristallizzavano in mitici racconti capaci di affascinare senza sosta anche a distanza di secoli. Quella terra esiste tuttora: ne calchiamo quotidianamente i sentieri e ne ammiriamo le meraviglie, spesso ignorando quanto ingente sia il patrimonio storico o mitologico che si cela dietro un nome o un paesaggio naturale. La terra in questione è proprio la Sicilia, così splendida nelle sue fattezze da essere stata spesso ritenuta, dagli autori classici, degna di assurgere a palcoscenico privilegiato per il dispiegarsi di vicende esemplari e poeticamente intense. Sia che si tratti di grandi città, sia che si tratti di minuscoli paesini, sia, ancora, che si tratti di toponimi ormai scomparsi ma rintracciabili, numerosi sono i siti – molte volte geograficamente lontani – che hanno visto il loro nome associato ad una celebre storia o a un personaggio in particolare. Da una sponda all’altra dell’isola, ecco una carrellata degli episodi più significativi.

Come non cominciare dal mito che, secondo i Greci, sta alla base dell’alternanza delle stagioni e, di conseguenza, del nostro stile di vita e di produzione agricola? Sulle sponde del Lago Pergusa, nei pressi di Enna, infatti, ebbe luogo il più famoso dei rapimenti d’amore: Ade, dio degli Inferi, invaghitosi della bella Proserpina intenta a raccogliere dei fiori, condusse la fanciulla nel Regno dei Morti, legandola a sé per l’eternità. Demetra, dea dei raccolti e madre della giovane, ne fu talmente sconvolta che smise di attendere al suo ruolo di vivificatrice della terra, divenuta una landa desolata e improduttiva. Grazie all’intervento di Zeus, la stessa Demetra ottenne di passare una buona parte dell’anno con la figlia (gli otto mesi in cui la natura, rigogliosa, si mostra in tutto il suo colorato splendore), a patto che quest’ultima, per i restanti quattro mesi invernali e sterili, stesse accanto al suo sposo. Ma questo è soltanto l’antipasto delle trame amorose che percorrono l’isola: spostandoci sul litorale di Ortigia, non può non tornare alla mente il travagliato inseguimento che il giovane Alfeo fece alla ninfa Aretusa, la quale non ricambiava il suo amore. Trasformata nella fonte che oggi, splendida attrazione turistica, prende da lei il nome per sfuggire all’indesiderato amante, nemmeno la nuova forma riuscì a porre fine all’anelito di Alfeo, che, con l’ausilio degli dei, divenne egli stesso un corso d’acqua, che nasce proprio a poca distanza dalla fonte Aretusa (e che dai locali viene definita Occhio della Zillica). E che dire dello sfortunato Aci, giovane pastore infatuato di Galatea e ucciso per gelosia da Polifemo, a cui era intitolato un fiume ormai scomparso e che, per ognuno dei nove pezzi del corpo dilaniato, ha originato la toponomastica degli altrettanti comuni comincianti per Aci?

Sponda del Lago Pergusa, teatro del rapimento di Proserpina ad opera di Ade
Sponda del Lago Pergusa, teatro del rapimento di Proserpina ad opera di Ade

Accanto a questa mitologia di respiro popolare, in Sicilia non è affatto difficile scovare altri episodi meno noti ma altrettanto significativi: chi immaginerebbe, infatti, che l’antichissima città di Camico – sui cui resti, secondo gli esperti, pare sia nata l’odierna Sant’Angelo Muxaro nell’agrigentino – sia stata costruita dal leggendario inventore Dedalo e da suo figlio Icaro? Ma l’eccezionalità di questo piccolo centro pare non si esaurisca qui: lo storico greco Diodoro Siculo ci svela che qui il grande Re Minosse, riutilizzato da Dante come giudice infernale, trovò la morte e fu sepolto. Per non parlare della Fata Morgana di cui ci siamo già occupati e di Cariddi, tramutata da Zeus in mostro marino come punizione per aver derubato Ercole. Insomma, tra morti, rinascite, amori, sotterfugi e passioni, un’aura irripetibile avvolge la Sicilia. E non potrebbe essere altrimenti: meravigliosa e fragile, vivida e malinconica, romantica e disincantata, la Trinacria si presta perfettamente a racchiudere tutte le sfaccettature dell’umano. Irresistibile sfondo artistico, la Sicilia è un mondo dentro il mondo, dove il divino e il terreno si fondono nella corporeità di ogni suo abitante.

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