Dalla Ferrari di Vaccarella alla Porsche che vinse l’ultima corsa: la Targa Florio rivive in un museo

“Welcome” è la scritta affissa in uno dei capannoni del Museo del Motorismo siciliano e della Targa Florio di Termini Imerese. “Benvenuti”, proprio come lo sono stati tutti i più importanti piloti di livello mondiale che hanno varcato la soglia del “box” nel quale sono esposte alcune delle vetture storiche che hanno preso parte alla più antica corsa automobilistica al mondo, voluta, creata, finanziata e organizzata da Vincenzo Florio. Ad accoglierci Nuccio Salemi, responsabile del museo, seduto vicino un’Osella, guidata dal team Barbaccia, e una Lucchini dell’ingegnere Manlio Munafò, con lo sguardo fissato su un poster che raffigura Ninni Vaccarella mentre sfreccia con la sua Ferrari 330 P4.

«Ho impiegato un paio di anni per convincere le amministrazioni comunali ad aprire uno spazio dedicato alla Targa Florio – ci racconta -. Termini Imerese è stato il primo quartier generale della più importante gara automobilistica mondiale». L’edificio dove sorge ora lo spazio museale era devastato dall’abbandono e razziato da molti anni. Nel 2011 Salemi ricevette le chiavi dell’edificio e nell’ottobre dell’anno successivo approfittò di una Targa Florio Classica per aprire le porte al pubblico. «Da lì nacque una bellissima storia. Questo è diventato un luogo di vita non solo per me, ma per l’intera comunità». Non a caso, infatti, il museo di Termini Imerese è stato inserito tra le location visitabili all’interno della manifestazione “Le Vie dei Tesori”: «Una grande occasione che ci fa sentire aperti al mondo», commenta soddisfatto il responsabile del museo.

L’Alfa Romeo del Team Barbaccia

Uno spazio espositivo che, tra oggetti d’epoca e foto di un tempo ormai passato, riesce bene a restituire la magia trasmessa da alcune delle auto più iconiche del secolo scorso. Tra queste, spicca la Ferrari 330 P4 – considerata da Salemi la più preziosa – che è stata esposta soltanto per un mese, tempo concesso dal suo proprietario,  il produttore cinematografico, regista e collezionista di automobili statunitense James Glickenhaus. Ma si annoverano anche l’Alfa 33 Fleron e la Porsche 911 Rsr, vincitrice dell’ultima Targa Florio mondiale (1973). Infine, ad anni alterni, sono state “ospitate” le famose Alfa Romeo del “Mister Lamborghini” Joe Nastasi, noto collezionista italo americano recentemente celebrato dal New York Times. Nel corso del tempo, anche i protagonisti della storia della corsa automobilistica sono venuti a “portare omaggio” a queste mirabili creazioni della tecnica. Tra loro figure del calibro di Ninni Vaccarella (vincitore di tre Targa Florio), Jean Todt, Vic Elford (che vinse nel ‘68), Arturo Merzario (‘72 e ‘75) e Helmut Marko. Quest’ultimo, quando ha visto la sua vettura: «Si è commosso molto», ricorda Salemi.  Proprio l’anno della sua ultima Targa Florio, fu anche l’ultimo della sua carriera. Il 2 luglio 1972 l’ex pilota austriaco fu vittima di un grave incidente sul circuito di Clermont-Ferrand dove stava disputando il Gran Premio di Francia di F1.

Vivere di storia, tuttavia, non può essere abbastanza. E la corsa automobilistica più antica del mondo, che ancora oggi, ogni anno, infiamma le splendide strade del Parco delle Madonie, meriterebbe un maggiore sostegno istituzionale: «Il mondo ha concluso Salemi – vorrebbe una Targa Florio splendente. Ma non abbiamo le strutture per renderla sufficientemente appetibile a livello internazionale. Bisogna iniziare dal potenziamento delle infrastrutture: solo così le idee potranno fecondare il nostro territorio». 

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