Oscar Farinetti:
«A New York le arance siciliane si potranno vendere 10 dollari l’una»
«Nel futuro prossimo sarà più semplice fare impresa che trovare un lavoro: i giovani dovranno confrontarsi con questo ed essere disposti al cambiamento».
Nelle parole di Oscar Farinetti c’è sempre un che di visionario. Non ha deluso, in questo senso, l’intervento che ha recentemente tenuto al Teatro Massimo di Palermo in occasione della decima edizione di “Best in Sicily”, l’evento organizzato da “Cronache di Gusto” che premia le eccellenze siciliane. La sua è stata una vera e propria lectio magistralis, del tipo che non avrebbe fatto sfigurare il compianto Steve Jobs e che ha infiammato la platea.
Tema centrale dell’intervento è stato lo sviluppo della nostra isola, un territorio sul quale lo stesso imprenditore si accinge a fare un grosso investimento con la prossima apertura di una nuova filiale di “Eataly” a Catania. «Nel giro di dieci anni – spiega Farinetti – grazie alla sua bellezza l’Italia sarà, una delle più floride nazioni europee. Oggi i nostri numeri sono piccoli: Roma ha la metà dei turisti di Dubai e la Sicilia registra un sesto del flusso turistico delle Baleari. Ciò significa che possiamo solo crescere, ma per farlo dobbiamo puntare sulle nostre vocazioni». Tra queste la tanto declamata biodiversità. «In Italia – spiega ancora – ci sono 7800 specie vegetali commestibili, quasi quattro volte l’inghilterra. Abbiamo 1200 tipi di vitigni, il secondo paese del mondo è la Francia, che ne vanta solo 200. La Sicilia, in questo senso, è la terra più ricca in assoluto. Chi è nato qui deve dimostrare di meritare questa grandissima fortuna».
«Nel giro di dieci anni l’Italia sarà una delle più floride nazioni europee e la Sicilia ne sarà il motore».
Centrale in questa visione il “brand Sicilia”, che Farinetti ci assicura essere noto all’estero quanto quello “Italia”. «Forse all’inizio quest’isola è divenuta famosa nel mondo grazie a un film americano che parlava di mafia, ma oggi è vissuta in tutto il mondo come bellezza e qualità. Abbiamo dinnanzi a noi un potenziale enorme: i giapponesi hanno fatto un grande lavoro con il packaging delle mele, io immagino un’arancia siciliana presentata in modo spettacolare e venduta sugli scaffali di New York a 9 dollari e 80. Bisogna caricare di valore immateriale un oggetto materiale: raccontare un fatto figo con una narrazione altrettanto figa». A dominare il futuro mercato siciliano sarà la piccola impresa, della quale il dirigente d’azienda si è sempre dichiarato grande sostenitore. «La versatilità propria delle piccole realtà farà la differenza, mentre le grandi aziende andrebbero sfruttate come traino. Cosa accadrebbe se organizzassimo, come progetto volto a unire i paesi, una nuova spedizione dei mille? Una nave che da Marsala vada a New York carica di prodotti siciliani, magari finanziata proprio dalle grandi multinazionali che si dichiarano antitrumpiste come Twitter, Apple e Facebook».
«Bisogna caricare di valore immateriale un oggetto materiale: raccontare un fatto figo con una narrazione altrettanto figa»
Le ultime parole Farinetti le riserva alle nuove generazioni, che dovranno avere coraggio, furbizia e capacità di adattamento. «Vi accorgerete di non essere più giovani quando ripeterete troppo spesso la parola io e sarete ostili al cambiamento. Avere più dubbi che certezze è una risorsa, sappiate sfruttarla. E non dimenticate che esistono sempre persone più talentuose di voi: non abbiate paura a copiare le buone idee. Io lo faccio da sempre e mi trovo benissimo».