Giunta alla sua terza edizione, che avrà luogo dal 2 al 4 agosto nella affascinante cornice del Parco di Radicepura, la rassegna non è solo l’occasione per ammirare suggestivi paesaggi, ma per coglierne il rapporto con le grandi pellicole che verranno proiettate e per riflettere, insieme ad ospiti del calibro di Valerio Mieli, costruttivamente sulla Settima Arte

Quando il mondo fiabesco dei giardini incontra l’universo favoloso del cinema, l’esperienza da sogno è assicurata. Dal 2 al 4 agosto lo splendido Parco di Radicepura si trasforma in una sala di proiezioni a cielo aperto in cui è la volta celeste a far da tetto, raddoppiando la magia del cinema. Il Festival Garden in Movies, giunto alla sua terza edizione, ospiterà registi del calibro di Valerio Mieli, vincitore del David di Donatello per la sua opera prima “Dieci Inverni” e attori come Giovanni Calcagno e Manuela Ventura. «L’idea di un Festival del cinema in uno dei giardini più belli della Sicilia – ha spiegato la direttrice artistica Ornella Sgroi – è nata da Mario Faro, vice-presidente della Fondazione Radicepura. Nel 2017 infatti, mentre era in corso il Radicepura Garden Festival, Biennale Internazionale del Giardino Mediterraneo, il vice-presidente Faro ha pensato di portare il cinema all’interno del parco e di contattarmi per l’organizzazione. È così che siamo giunti quest’anno alla terza edizione».

PAESAGGI CINEMATOGRAFICI… La location non fa da semplice sfondo scenico al Festival e alle sue proiezioni, ma con questo dialoga divenendone parte integrante. «Quest’edizione – ha proseguito Ornella – è particolarmente attenta al paesaggio inteso quale elemento narrativo all’interno della produzione cinematografica. A questo fil rouge che lega tutte le proiezioni, si aggiunge il tema dello scorrere del tempo e del modo in cui lo viviamo e percepiamo, tema che connota i 3 lungometraggi della sezione “Oltre il giardino”, “Essenza Mediterranea” e “Radici” che saranno rispettivamente “La congiura degli innocenti” di Alfred Hitchcok, “At Eternity’s Gate” di Julian Schnabel e “Ricordi?” di Valerio Mieli».  Ma Garden in Movies non offre solo l’occasione di sognare ad occhi aperti in una notte di mezza estate davanti ad uno schermo; al contrario il Festival si configura soprattutto quale luogo di incontro e dibattito per discutere del cinema contemporaneo con chi di questo si occupa. Quest’anno poi saranno omaggiati il grande attore e regista Nino Manfredi, ricordato dalla figlia e produttrice cinematografica Roberta Manfredi e dal regista Alberto Simone, e il maestro Andrea Camilleri, scomparso pochi giorni fa e a cui sarà dedicato l’incontro “Donne – Omaggio ad Andrea Camilleri” con le attrici Manuela Ventura ed Ester Pantano.

…E PAESAGGI PROTAGONISTI. «La descrizione del contesto in cui si svolgono le storie – ci spiega Ornella Sgroi – siano esse narrate da un libro o da un film, conduce sempre il lettore o lo spettatore alla piena immersione nei luoghi in cui si muovono i protagonisti della storia. Il cinema però descrivere il paesaggio non solo con le parole ma anche con le immagini, rendendolo spesso un vero e proprio personaggio, caricandolo di emozioni e sfruttandolo quale amplificatore degli stati d’animo dei protagonisti». D’altra parte la produzione cinematografica non ha sempre avuto quest’ interesse e attenzione nei confronti dell’ambiente e degli spazi aperti, anzi. «La centralità del paesaggio – prosegue la direttrice artistica del Garden in Movies – pensato quale vero e proprio personaggio e come tale curato in ogni dettaglio dal regista, non è una costante nella storia del cinema, ma oggi è certamente un fenomeno in crescita. Sono aumentati infatti i set cinematografici negli esterni per evitare quegli ambienti claustrofobici che hanno caratterizzato il cinema italiano classico, definito “due stanze e una cucina” proprio perché caratterizzato da ambienti chiusi e statici. Assistiamo oggi ad una costante sperimentazione ad opera dei registi italiani, sempre alla ricerca di nuovi paesaggi che possano rappresentare degli snodi fondamentali nella narrazione». Accanto alla costante ricerca di spazi aperti in cui gli attori possano muoversi in sinergia col territorio ed esprimere le emozioni dei personaggi interpretati, c’è però un’altra esigenza registica. Negli ultimi anni si assiste infatti ad un movimento di riscoperta del nostro territorio, con l’apprezzamento di zone provinciali e abbandonate come i borghi e con la valorizzazione dell’eterogeneità paesaggistica del bel Paese. «L’Italia è un paese meraviglioso – conclude Ornella Sgroi – e per i registi è quasi una sfida trovare una bella location che sia originale, immersiva, coinvolgente. È compito del film director insomma scovare i luoghi più adatti a raccontare la dimensione emotiva dei loro personaggi. Quest’attenzione al paesaggio fornisce poi un valore aggiunto al film e caratterizza principalmente il cinema più intimista».

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