Ruotano in modo ipnotico al suono di flauti melodiosi e tamburi ritmanti, facendo perno sulla punta del piede sinistro. Le braccia sono aperte come ali con una mano rivolta al cielo e l’altra alla terra. È la danza dei Dervisci rotanti, monaci islamici sufi che ballando partecipano a una cerimonia sacra, antichissima, fatta di rapidissime giravolte e slanci mistici. Roteano su loro stessi in senso antiorario, prima piano e poi sempre più veloce fino a compiere trenta giri al minuto con minuscoli passi. La danza, dichiarata bene immateriale dell’Umanità dall’Unesco, simboleggia il movimento rotatorio degli astri e inizia quando il maestro intona un verso del Corano e guida i dervisci nella danza. Dopo tre giri i danzatori si liberano del manto nero e restano con le vesti di lana bianca, le ampie gonne e un cono di feltro rosso in testa.

Süleyman Erguner: «Con Franco ci siamo conosciuti verso il 1990. Amava la mia musica e venne a Parigi per conoscermi. Oggi è come se avessi perso un fratello»

«Anche quella di Milo sarà una festa religiosa. Per dare l’addio a un amico: Franco Battiato», annuncia Süleyman Erguner, alla guida del Mevlana Ensemble Whirling Dervishes, protagonista della terza serata del Milo Jazz Superior Festival di sabato 7 agosto. Ad attendere all’Anfiteatro dedicato a Lucio Dalla l’ensemble turco formato da quattro musicisti e cinque ballerini si prevede il pienone. Soprattutto per il desiderio di partecipare alla festa a casa di un amico che non c’è più, grazie alla cui musica si è entrati in contatto con culture e mondi musicali distanti, come quello del sufismo. «Con Franco ci siamo conosciuti verso il 1990», ricorda Süleyman Erguner seduto su una poltrona del bar dell’ex Hotel Excelsior di Catania due ore dopo il suo arrivo da Istanbul. «È stata la musica a farci incontrare. Lui amava la mia musica e venne a Parigi per conoscermi. È stato un incontro speciale, per me è come se avessi perso un fratello».

Süleyman Erguner durante l’intervista

Per il Maestro di Milo i Dervisci rotanti, come Gilgamesh e i gesuiti, sono stati una tappa fondamentale nella sua ricerca della verità, del famoso “centro di gravità permanente”. «È vero, piuttosto che dalla musica, dall’aspetto artistico, Franco era attratto dall’aspetto mistico, dalla meditazione, dal sufismo». La musica era il tramite, come spiega Süleyman Erguner, allacciandosi alla storia leggendaria di Mevlâna, ovvero Jalāl al-Dīn Moḥammad Rūmī, teologo musulmano sunnita, e poeta mistico, conosciuto come uno dei massimi autori della letteratura mistica persiana. A lui sono intitolati il mausoleo di Konya, tempio del sufismo, e anche l’ensemble guidato da Erguner. «Mevlâna meditava con la musica, in particolare con il suono del Ney», un antico flauto di bambù del quale Süleyman è un virtuoso. «Non bisogna essere monaci o religiosi essere dervisci. Il sufismo è amore, educazione, ti insegna a vivere in fratellanza, senza distinzioni di pelle, religione o lingua. È una filosofia di vita che prevede un momento della giornata dedicato alla meditazione. Mevlâna quando meditava girava su sé stesso, per essere più vicino a Dio».

«L’esibizione sarà il solito rito, ma stavolta la nostra preghiera sarà riservata solo per Franco. Il repertorio è fisso, ma mi piacerebbe suonare un suo brano…»

Süleyman Erguner non è un monaco. È un sessantaquattrenne professore di musica che insegna ai suoi allievi nel mondo la pratica del Ney. Parla solo turco e abbozza due o tre termini in inglese. Eppure, ha portato la musica sufi in tutto il mondo ed è la terza volta che viene in Sicilia: «La prima volta fu negli anni Ottanta a Palermo». Mentre nel 1995 fu tra i protagonisti del concerto dei Dervisci Rotanti per l’Estate catanese della quale era direttore artistico proprio Battiato.

Per questa festa religiosa di Milo, ha previsto qualche sorpresa? Magari una canzone di Battiato?
«È il solito rito, ma stavolta la nostra preghiera sarà riservata solo per lui. Il repertorio è fisso… Però lei mi sta suggerendo una bella idea… Mi piacerebbe suonare un suo brano».

Süleyman Erguner si entusiasma all’idea e si affida al traduttore Ylmaz Tutan (che ha fatto da tramite nell’intervista) per chiedere all’hotel la possibilità di usare un salone per le prove, magari per abbozzare “voglio vederti danzare come i Dervisches Tourners che girano sulle spine dorsali o al suono di cavigliere del Katakali…”.

Un’ultima domanda mister Süleyman Erguner. Qual è la situazione politica in Turchia?
«Situazione politica?» e sbotta a ridere. «Meglio staccare qui la registrazione».

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