Gaspare Balsamo: «In “Pèriplo”, l’arte del cunto parla dell’oggi attraverso il mito di Colapesce»
La fantasia di Cervantes ha immaginato Don Chisciotte lottare con mulini a vento. Ma cosa sarebbe successo se, accanto alla sua maniera visionaria e surreale di combattere la realtà, vi fosse anche quella di un eroe tutto siciliano come Colapesce? Se lo è domandato il cuntista trapanese Gaspare Balsamo e la risposta a cui è approdato è Pèriplo. Buttita Chisciotte Colapesce, un testo originale nel quale la tradizionale arte del cunto viene reinterpretata in chiave contemporanea in un racconto ricco di ironia, passaggi surreali e riferimenti alla contemporaneità. Pèriplo debutterà domani, venerdì 22 marzo, alle ore 21:00 a Catania presso Zō Centro Culture Contemporanee per la rassegna Etna Folk Club (con repliche sabato 23 a Marsala presso OTIUM e il 24 marzo a Naso (ME) presso il Teatro Vittorio Alfieri) in uno spettacolo di teatro musicale prodotto dall’Associazione Musicale Etnea. Accanto a Balsamo, sul palco ci sarà anche il contrabbassista e autore delle musiche Giovanni Arena. In attesa della prima ci siamo fatti raccontare qualche dettaglio in più su cosa attenderci dallo spettacolo e su come l’arte del cunto possa ancora veicolare messaggi attuali.
Lo spettacolo mette insieme figure che, nell’immaginario collettivo, non sono tipicamente associate. A cosa è dovuta la scelta di accostare Don Chisciotte, Colapesce e Ignazio Buttitta?
«La mia poetica teatrale si è sempre fondata su una matrice che è, ad un tempo, siciliana e mediterranea. Una doppia natura incarnata perfettamente dalla figura di Colapesce. Il nuotatore non è soltanto al centro dell’omonimo testo di Ignazio Buttitta, ma anche lo stesso Cervantes lo tenne presente nella sua opera. In un passaggio del Don Chisciotte, infatti, afferma che un cavaliere errante, tra le altre nobili doti, deve saper nuotare come “Pescecola”. A partire da questi riferimenti è nata l’idea di fare di Chisciotte, Colapesce e Buttitta i tre porti sicuri e, allo stesso tempo, insicuri, attorno ai quali ruota la navigazione del mio racconto».
Il “Colapesce” di Buttitta è legato ad una forte vocazione civile che vede negli ultimi i veri piccoli giganteschi eroi di ogni giorno, è così anche in “Pèriplo”?
«Ciascuno a modo proprio, tutti i personaggi dello spettacolo sono degli eroi. Chisciotte non smette di combattere la realtà, pur nella sua maniera un po’ visionaria e a tratti surreale. Dal canto suo, Colapesce, più che un personaggio, è un mito, è la proiezione di un sacrificio perfetto. Si immola per sostenere la colonna sotto lo stretto di Messina e salva la Sicilia. Lo stesso Buttitta, che per il testo è un costante punto di riferimento, si erse a difensore della cultura e dell’identità siciliane».
Lo spettacolo è un cunto, tecnica che lei ha appreso da un maestro del calibro di Mimmo Cuticchio. In che modo, un’arte così antica può ancora parlare all’oggi?
«Se il cunto fosse rimasto ancorato alle sue origini nelle strade e nelle vanedde, oggi sarebbe probabilmente scomparso. Fortunatamente però ha trovato il suo posto nell’arte teatrale e ha saputo evolversi sia nelle forme che nei contenuti. Il mio approccio è quello di mescolare mito, epica e fantasia per parlare di temi contemporanei. Ad esempio, in Pèriplo, Don Chisciotte e Colapesce si trovano in mezzo alle acque dello Stretto di Messina. Nella loro follia i due vedono un mostro marino, che credono sia un serpente con il quale iniziano una insensata battaglia. Sarà il saggio popolare, ovvero Sancio Panza, che gridando e venendo contro di loro gli dirà che quello non è un serpente gigante, ma è il ponte sullo stretto di Messina».
Domani sera, ad accompagnarla sul palco, ci sarà Giovanni Arena. Quale ruolo svolgerà la musica nel racconto di questa avventura?
«La musica accompagnerà totalmente lo spettacolo, creando le atmosfere ora ironiche, ora drammatiche, richieste dalle diverse situazioni e personaggi. Si tratta di una musica non solo didascalica, ma che cerca anche dei contrasti e delle differenze rispetto alla narrazione in sé, diventando parte integrante della drammaturgia, grazie al complesso lavoro svolto insieme ad un musicista di talento qual è Giovanni Arena».