Come è cambiato il modo di informarsi? Lo abbiamo chiesto ai 150 partecipanti alla nostra inchiesta “Generazione 18”
Il rapporto dei giovani con il mondo dell’informazione è un tema certamente caldo, specialmente da quando il web si è imposto come intermediario d’interazioni umane e commerciali. Nell’ultimo decennio, l’intrecciarsi dell’evoluzione di internet nella forma di piattaforme “social” e di strumenti tecnologici sempre connessi e a portata di mano, hanno innescato un processo di trasformazione delle nostre vite e provocato una vera rivoluzione nella fruizione dell’informazione a cui l’editoria ha dovuto, suo malgrado, adattarsi.
Questa è, pressappoco, l’idea che ciascuno ha già sull’argomento. L’inchiesta che abbiamo condotto su 150 ragazzi siciliani, tra i 17 e i 20 anni, getta luce sul modo in cui si interfacciano con l’informazione e in particolare con i quotidiani. Alla domanda su quale sia la loro fonte di informazione privilegiata, quasi il 65% ha affermato di rivolgersi ai social media. Il dato è sicuramente rilevante e sottolinea l’aspetto totalizzante di queste piattaforme sulle quali si passa senza soluzione di continuità dalla chat con un amico alla lettura, magari solo del titolo, di un articolo che sembra accattivante. D’altro canto, il 57% dei ragazzi afferma di consultare principalmente le pagine on-line dei quotidiani. Se più della metà di loro continua ad accordare la propria fiducia alle più importanti testate giornalistiche nazionali, seppur in veste digitale, possiamo certamente parlare di un discreto successo di quest’ultime nell’inserirsi nel competitivo mondo del web. La notorietà della versione digitale delle maggiori testate è confermata dalle risposte dei ragazzi. Il 92% di loro conosce, infatti, Repubblica.it, l’85% il Corriere.it, l’84% La Sicilia.it con le altre testate locali od esclusivamente on-line a seguire.
Dare loro la parola a tal proposito ci offre ulteriori spunti di riflessione. Mattia Scibetta, ad esempio, quasi incarna questa tendenza all’integrazione delle diverse fonti d’informazione a nostra disposizione: «Mi capita di guardare i giornali online per sapere cosa è successo durante il giorno e tenermi aggiornato, ma se voglio approfondire qualche notizia preferisco consultare blog e canali YouTube come “Breaking Italy”, spazio in cui vengono commentate le novità più importanti anche con link che rimandano alle principali testate giornalistiche». Una dinamica quasi circolare, in cui il giornale on-line fa le veci di un iniziale stimolo frutto, forse, dell’abitudine a consultare una homepage, che prosegue con un approfondimento in forma di video, anch’esso certamente breve e dritto al punto e che paradossalmente affida la propria autorevolezza alla testata giornalistica, magari non letta in prima persona, ma in ogni caso distillata in forma fruibile per questa generazione.
SOCIAL E FAKE NEWS – Dai dati emerge che i social media rappresentano il canale d’informazione preferenziale per le nuove generazioni. Nello specifico, Facebook è ormai diventato un aggregatore di notizie, oltre che di contenuti d’intrattenimento. L’algoritmo del canale social di Mark Zuckerberg, però, propone le notizie agli utenti tenendo conto dei loro “likes” e dei loro interessi. Così facendo la pluralità dei contenuti passa in secondo piano, in alcuni casi favorendo la diffusione delle cosiddette “fake news”. Ma come si relazionano i giovani a questo problema? «Mi informo molto attraverso i social media – ci dice Daniele, 18 anni – ma non credo veramente a ciò che leggo. In un periodo caratterizzato dalla “post-verità”, oltre alle inchieste dei grandi quotidiani online è difficile orientarsi». La nascita e la diffusione di molti contenuti “fake” è favorita dall’esigenza di monetizzare attraverso i contenuti. I nuovi strumenti digitali, social e motori di ricerca, fungono così da amplificatori e favoriscono il rilancio di queste notizie che riescono ad ottenere, alle volte, un impatto virale. La diffusione di questi contenuti è stata a lungo tollerata dalle compagnie digitali e, solo adesso, sotto la spinta dell’opinione pubblica, i giganti del web stanno cercando di ovviare alla situazione.
Al quesito “cosa cambierebbe nella tua vita se i quotidiani scioperassero per una settimana?”, la maggior parte dei ragazzi ha confessato una certa indifferenza rispetto all’eventualità. La motivazione? «Preferisco il giornale on-line perché posso filtrare i contenuti che più mi interessano; nel cartaceo ci sono delle notizie che delle volte neanche leggo», afferma Gessica, 20 anni. Le risposte ottenute sono coerenti con il dato relativo ai mezzi d’informazione preferiti: solo l’11%, infatti, consulta i quotidiani cartacei. D’altro canto, però, qualcuno ha sottolineato come i quotidiani siano fondamentali per rimanere aggiornati costantemente su ciò che accade nelle piccole realtà locali. È infatti raro, sul web, trovare notizie regionali specifiche e approfondite avvalorate da brand forti e autorevoli.