«La disinformazione ci seduce perché fa presa sul nostro bisogno di storie. Ciascuno di noi preferisce una determinata narrazione degli eventi e ha la tendenza ad andare in cerca di notizie che la avvalorano. Il conflitto in atto in Ucraina rappresenta un esempio lampante di questa dinamica anche se non si tratta di un caso isolato». A offrire la sua prospettiva su questo fenomeno complesso e sempre più decisivo per sapere interpretare la realtà è Giovanni Zagni , direttore di Pagella Politica e Facta, siti di riferimento in Italia per la verifica delle dichiarazioni e il debunking. Il giornalista e fact-checker è intervenuto all’incontro “Disinformazione e propaganda. La guerra in Ucraina e le fake news” svoltosi a Catania presso gli spazi di Isola e che ha visto la partecipazione del sociologo Guido Nicolosi, presidente del corso di Laurea in Sociologia delle reti e dell’informazione al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Catania. L’evento, moderato dal direttore di Sicilian Post Giorgio Romeo, ha anticipato la quarta edizione del Workshop internazionale Il giornalismo che verrà, che si svolgerà a Catania dal 13 al 20 giugno 2022.

GUERRA DI NOTIZIE. Il binomio disinformazione e guerra non è certo nuovo e la propaganda ha da sempre costituito uno degli strumenti usati per servire gli scopi delle parti in causa. Ma cosa rende quello russo-ucraino uno spartiacque rispetto ai conflitti che l’hanno preceduto? «A differenza di quelle combattute in Iraq, svoltesi “a telecamere spente”, di questa non solo sappiamo molto ma è la prima ad essere combattuta anche con i social. Oggi la propaganda è poco costosa, basta uno smartphone e una minima competenza in fatto di comunicazione. Un’altra rilevante novità è l’ingente flusso di informazioni diffuse sia da una parte sia dall’altra: annegare il pubblico in un mare di notizie equivale a non dire nulla, anche questa è disinformazione» 

Un momento dell’incontro (da sx): Giorgio Romeo, Giovanni Zagni e Guido Nicolosi

NARRAZIONI A CONFRONTO. Al docente ha fatto eco Zagni, che ha illustrato in quale modo sia possibile annodare i singoli casi di notizie false circolate attorno al conflitto. «Le fake news riguardanti il conflitto si collocano, come spesso accade, su una “scala di grigi” che va dalle notizie del tutto inventate ad articoli di satira, conclamatamente falsi ma fatti passare per veri. Questi singoli episodi di disinformazione concorrono a costruire le narrative dei due schieramenti. Ne sono esempio, da parte Ucraina, la diffusione delle gesta di un presunto asso dei cieli soprannominato “The ghost of Kiev”: individuo la cui esistenza è dubbia ma che rafforza l’immagine eroica della resistenza. Dall’altra parte vi sono le fake news, promosse dalla Russia, relative alle frange neonaziste che si anniderebbero in ampi strati della società ucraina. Ha avuto ampia diffusione un’immagine che, si è scritto, ritraeva dei bambini intenti a disegnare una svastica quando in realtà si trattava del numero “55” ripreso da una particolare angolazione».    

SCIVOLONI. A finire vittima di notizie poco attendibili, tuttavia, non sono semplicemente i lettori o il pubblico televisivo. Talvolta anche navigati giornalisti rischiano di diventare incosapevoli complici di una cattiva informazione. Ne fornisce qualche esempio lo stesso Zagni: «Allo scoppio della guerra, lo scorso 24 febbraio, Tg1 e Tg2 hanno mandato in onda un breve filmato che mostrava aerei in volo sopra un centro abitato, facendolo passare per una testimonianza delle primissime fasi delle ostilità: tuttavia, una semplice ricerca su Youtube avrebbe permesso loro di accorgersi che quel video risaliva al 2020. Ad essere riprese erano semplicemente le prove generali della parata del 9 maggio che si svolge ogni anno  a Mosca in ricordo della vittoria della Seconda guerra mondiale». 

VERIFICA DELLE FONTI. Imprecisioni commesse certamente in buona fede e dettate dai tempi stringenti della messa in onda dei Tg. Accanto a questi, però, abbiamo assistito a leggerezze le cui ragioni vanno ricercate altrove: «Un caso recente è quello della presunta piantina dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, attualmente teatro di feroci combattimenti, che nei giorni scorsi è stata mostrata da svariati programmi di approfondimento in tv. Nessuno si è accorto che quell’immagine proveniva dal materiale promozionale di “Blackout”, un gioco da tavolo non ancora in commercio». Ma come è stata possibile una simile svista? «È probabile che, non appena quell’immagine sia stata messa in onda da una delle trasmissioni, le altre redazioni non abbiano ritenuto necessario verificarne l’autenticità o risalire alla fonte. Un’abitudine che, tuttavia, non andrebbe persa, considerando che spesso questo genere di immagini fa fanno la loro prima comparsa sui social, postate da fonti non sempre autorevoli».   

CRISI DI FIDUCIA. «Di fronte al proliferare di notizie false – ha concluso il direttore di Pagella Politica – un atteggiamento comune è la disillusione completa nei confronti dell’informazione tout court. Credo invece che ci siano ragioni per essere più ottimisti. Innanzitutto, per smascherare molte delle fake news che ho portato ad esempio basta una ricerca su Google o Youtube. Strumenti semplici e alla portata di tutti che possono cambiare il nostro rapporto con la notizia: nel nostro piccolo, ognuno può essere un fact-checker e può contribuire all’emergere della verità».

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