L’attore romano «Non bisogna fare un confronto tra me e Mastroianni o tra Valeria Solarino e la Loren, ma pensare che il modo di comunicare a teatro è diverso da quello cinematografico»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]P[/dropcap]er una volta, quando si parla di fascismo, al centro dell’attenzione non ci sono Hitler e Mussolini, ma due semplici esseri umani». Probabilmente è questo, per Giulio Scarpati, l’aspetto più importante dello spettacolo Una giornata particolare, adattamento teatrale – prodotto dalla compagnia “Gli Ipocriti” e diretto da Nora Venturini – del film di Ettore Scola del 1977, in scena al teatro Stabile di Catania fino a domenica 28 gennaio.

Nei panni dei protagonisti, interpretati sul grande schermo da Marcello Mastroianni e Sofia Loren, stavolta ci sono Giulio Scarpati e Valeria Solarino, tornati dopo i successi cinematografici e televisivi sul palcoscenico del teatro, dove ha avuto inizio la loro formazione. «Il confronto non è tra Scarpati e Mastroianni o Solarino e Loren – commenta Scarpati, che in scena interpreta Gabriele, ex annunciatore radiofonico sospeso dal partito perché omosessuale. Qui siamo a teatro e il modo di comunicare e muoversi sul palcoscenico è totalmente differente», aggiunge l’attore, che spiega come la scelta di mettere in scena questo spettacolo nasca proprio dall’amore verso il film e dalla semplicità nell’adattarlo teatralmente, visto che si svolge in un unico ambiente e in un’unica giornata.

Quella del 6 maggio 1938 per l’esattezza, giorno della visita del Führer a Roma, festeggiata dalla città con una festosa parata, che fa da sfondo all’incontro tra Gabriele e Antonietta, casalinga analfabeta che vive per assecondare i bisogni del marito e della famiglia. Fin dall’apertura del sipario, d’altronde, lo spettacolo spiattella in faccia al pubblico la condizione della donna ai tempi del fascismo, dove l’appartenenza al partito vale, addirittura, più dell’onestà. «Sebbene lo spettacolo sia inserito in un determinato contesto storico, quello del fascismo – chiarisce Solarino – le tematiche trattate sono molto attuali. Anche se la condizione delle donne e degli omosessuali è molto cambiata da quei tempi, ci sono ancora delle discriminazioni che vanno superate».

«Il tema dell’emarginazione è molto attuale – fa eco Scarpati – perché se all’epoca essere omosessuali era considerato quasi un crimine, un motivo per essere portati al confino, oggi non è venuto meno quel senso di isolamento, che divide la società tra i pochi che stanno bene e i più che vivono nell’indifferenza e a cui abbiamo voluto dare voce».

«Ogni volta che ti avvicini a un personaggio distante da te la cosa più difficile è entrargli nell’anima – sottolinea la protagonista. Puoi interpretarlo e ripetere le sue battute, ma capire le sue motivazioni è sempre un passaggio difficile, che spesso avviene durante le prove». «Quello di Antonietta – aggiunge – l’ho amato da subito, perché le vuoi subito bene, e quindi pur essendo molto lontano da me come educazione, ceto sociale e modo di pensare, sono riuscita a entrarci subito in empatia».

Un’empatia che è stata di certo notata dal pubblico catanese, che ha premiato lo sforzo dei due attori e della compagnia con una pioggia di applausi. «Essere qui per me è molto importante – afferma Solarino, che per tutto lo spettacolo parla in dialetto siciliano, palermitano – perché facciamo questo spettacolo da tre anni ma non era ancora capitata una tappa siciliana e ci tenevo ad avere un riscontro da un pubblico che parla questa lingua». Scelta che non tutti gli spettatori hanno condiviso, ma a cui la regista Nora Vittorini teneva particolarmente. «All’epoca nessuno parlava italiano pulito, soprattutto tra le classi sociali più povere – chiarisce l’attrice – e non è stato facile impararlo. Ho vissuto a Modica, in provincia di Ragusa, dai sei mesi ai tre anni, quando mi sono trasferita a Torino, e quindi ho dovuto chiedere aiuto ad amici e parenti siciliani per la giusta cadenza».

Un elemento che sicuramente distanzia la rappresentazione teatrale dal film di Scola. «Il film lo conosciamo molto bene e lo amiamo molto, ma quando ci hanno proposto lo spettacolo abbiamo cercato di non pensarci troppo e di non imitarlo, ma di partire dal testo per ricrearlo a modo nostro e dar vita a dei personaggi personali».


LA RECENSIONE

Al Teatro Stabile di Catania in scena “Una giornata particolare” …ma non troppo

 

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