Ho sentito suoni
che voi umani
non potreste
immaginarvi

Aspic Boulevard è il nome del duo musicale dietro al quale si nascondono i fratelli calatini Alessandro e Marco Barrano. Ma potrebbe essere benissimo anche una formazione gelatinosa come quella che nel film di fantascienza The Blob – Fluido Mortale (1958) si ciba di ogni cosa, fagocitandola. Perché anche i due ragazzi siciliani inglobano e assemblano quasi un secolo di cinema, letteratura, musica e ingegneria. Ma se nel film quella forma appiccicosa semina terrore e morte, nel caso dei due fratelli nasce qualcosa di nuovo.

Sintetizzatore ricavato da un dispenser di deodorante per ambienti

Fotografo e videomaker Alessandro, musicista e grafico pubblicitario Marco, studi artistici alle spalle per entrambi e una passione in comune per la fantascienza e la musica. «Suoniamo da adolescenti», raccontano. «La solita gavetta: cover band, poi il tentativo di fare qualcosa di diverso, i primi inediti, i concerti in piazza, nei teatri». Rock anni Sessanta e Settanta agli inizi, poi la scoperta dell’elettronica. Che non li indirizza verso gli algoritmi che generano la musica odierna, bensì al passato, ai primi esperimenti, ai musicisti della scena della Musique Concrète in Francia negli anni Quaranta, a quel Pierre Schaeffer che teorizzava la “musica concreta”, definita tale «perché costituita da elementi preesistenti, presi in prestito da qualsiasi materiale sonoro, sia esso rumore o suono musicale».

Alessandro e Marco cominciano così a giocare con marchingegni antichi come il theremin, tastiere vintage, drum machine analogiche, registratori a nastro, circuit bending

Alessandro e Marco vanno a cercare il futuro nel passato. Cominciano così a giocare con marchingegni antichi come il theremin, il più antico strumento musicale elettronico, piuttosto che tastiere vintage, drum machine analogiche, registratori a nastro, circuit bending. Oppure trasformano oggetti del quotidiano, giocattoli o vecchie radio in strumenti elettroacustici, realizzati con scatole di legno, molle e microfoni a contatto. «Fino a ottenere corto circuiti sonori, sonorità imprevedibili, irripetibili, aliene», spiega Marco. «Dal passato cerchiamo di estrarre suoni nuovi, diversi». Replicanti, come quelli di Blade Runner e di Philip K. Dick.  E, ascoltando Memory Recall Of A Replicant Dream, non a caso titolo dell’album pubblicato dal duo Aspic Boulevard, sentirete suoni che voi umani non potreste immaginarvi.

Tutto viene assorbito e assimilato dagli Aspic Boulevard in un progetto giocoso, divertente, piacevole, avvolgente. Antico e futuristico

Questa ricerca è collegata alla passione per i film di fantascienza anni Cinquanta/Sessanta, tipo Base Luna chiama Terra di Nathan Juran o La diabolica invenzione e Il barone di Münchhausen di Karel Zeman. «La visione e il cromatismo di Zeman hanno influenzato il nostro lavoro». Ai suoni onirici e naif di quei primi ingenui film di fantascienza portano brani come Aerial Steam Horse e Electromagnetic Playground. A quel mondo si ricollega la psichedelìa dei primi Pink Floyd che pervade En Plein Air, mentre i Beatles del Magical Mistery Tour fanno capolino in Fractals. Non mancano i richiami al Robert Fripp dei King Crimson, omaggiato sin dal nome della band, come reminiscenze del progressive anni Settanta o dei Popol Vuh. Ma ci sono anche aperture in stile Mogway nella suggestiva Akragas, momenti lounge alla Piero Umiliani in Les Etoiles Des Lascaux e divagazioni mediorientali in Kubernetikos. «La musica araba è stato il mio imprinting», sorride Marco. «Da piccolo quando appoggiavo l’antenna della radio sulla ringhiera del balcone di casa mi affascinavano le interferenze di musiche arabe. Poi i Beatles mi hanno avvicinato alle sonorità orientali, all’India. La nostra è una esplorazione a 360 gradi».

Springbox. Kit elettroacustico di percussioni, home-made.

Tutto viene assorbito e assimilato dagli Aspic Boulevard in un progetto giocoso, divertente, piacevole, avvolgente. Antico e futuristico. «Il nostro obiettivo era quello di creare una atmosfera non distopica, volevamo creare un approccio disteso, rilassante per l’ascoltatore. Né volevamo essere didascalici, ma cercare di suscitare emozioni».

Gli Aspic Bouleverad: «Abbiamo inviato l’album a diverse case discografiche, dappertutto. L’unica che ha risposto è la Blow Up Records». L’etichetta discografica con sede a Londra ha aperto le porte alla novità, alla quale sono sorde invece le etichette nazionali

Come le musiche di Philip Glass, anche quelle dei due ragazzi di Caltagirone si prestano a commenti sonori di immagini. Senza scartare l’opzione live. «Stavamo mettendo su uno spettacolo, ma l’emergenza pandemia ha bloccato tutto». Come rovescio della medaglia, il lockdown ha dato il tempo ai fratelli Barrano di ideare due video. Il primo sulle note di Akragas, vuole essere una celebrazione dei 2600 anni di storia della città dei templi e gioca sui contrasti, fra civiltà scomparse e magie cromatiche, fra la testa di una misteriosa dea e una cascata di colori, creando una atmosfera surreale e onirica; il secondo, in corso di realizzazione, trasforma Kubernetikos in un cartone animato dove oggetti diventano figure misteriose, metà animali metà cyborg, «ma con un approccio molto naïf, come se fosse un puzzle fatto da un bambino».

Sintetizzatore a forma di vulcano. Ottenuto dal circuito di un walkie-talkie giocattolo. Chassis e pannello fatti in casa, superficie scolpita in DAS.

Giochi di forme e di colori, come quelli di suoni e atmosfere del disco che ha trovato ospitalità oltre Manica. «Abbiamo inviato l’album a diverse case discografiche, dappertutto. L’unica che ha risposto è la Blow Up Records». L’etichetta discografica con sede a Londra, fondata dal dj, produttore musicale e musicista occasionale britannico Paul Tunkin, ha aperto le porte alla novità, alla quale sono sorde invece le etichette nazionali, più disponibili a cavalcare le tendenze del momento piuttosto che ad anticiparle. Invece la Blow Up Records, specializzata nello scoprire nuova musica alternative, ha visto nella proposta musicale dei fratelli calatini una chiave per portare gli ascoltatori in territori originalissimi e inesplorati.

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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