I bambini, vere vittime
di guerra: “Moral Bombing”, il docu-film
di Ezio Costanzo
In occasione della 2° Giornata nazionale per le vittime civili di guerra e i conflitti nel mondo, è stato presentata in anteprima presso Le Ciminiere la pellicola scritta e diretta dal giornalista e studioso paternese, che testimonia la discutibile tattica impiegata in Sicilia durante la 2° Guerra Mondiale. Un’opportunità per fare public history e avvicinare sempre più persone al racconto storico
[dropcap]«[/dropcap][dropcap]Q[/dropcap]uell’estate del 1943 avevo 9 anni e qui in Sicilia c’era la guerra». La voce ferma e a tratti commossa di Riccardo Maria Tarci ripercorre i ricordi di un bambino siciliano costretto a crescere troppo in fretta tra gli stenti della guerra, le sirene antiaeree e i bombardamenti sui civili. La storia di uno dei tanti bambini, vittime inconsapevoli della crudeltà dei grandi di ieri e di oggi, e costretto a portarne per sempre i segni negli occhi tristi, nel corpo mutilato. «Il docu-film “Moral Bombing. L’arma del dolore” – spiega il regista e sceneggiatore Ezio Costanzo in occasione dell’anteprima presso il centro fieristico Le Ciminiere a Catania – nasce dai numerosi studi sulla Seconda Guerra Mondiale a cui mi sono dedicato, con particolare attenzione agli effetti che la “Grande Storia” ha generato sui destini della popolazione civile. L’ANVCG ha poi ritenuto che il mio lavoro fosse in linea con gli intenti dell’Associazione e ha co-prodotto la realizzazione del film». 44 minuti di intensa narrazione in cui si alternano filmati inediti d’archivio, testimonianze e scene ricreate con i tre giovanissimi attori esordienti, Edoardo Carcassi, Matilde Marino ed Emanuele Marino. «Il genere del film documentario mi è sembrato il più adeguato per dare un doppio volto a questo prodotto audiovisivo. Da una parte infatti dò ampio spazio ad immagini inedite, dall’altra ricreo situazioni non documentabili con l’archivio, ma che vanno raccontate».
IL BOMBARDAMENTO MORALE. «Obiettivo dei bombardamenti che si susseguirono in Sicilia nel 1943- prosegue il docente Ezio Costanzo- non era quello di combattere l’esercito nemico, ma di demoralizzare la popolazione civile, esasperandola e spingendola a ribellarsi al proprio governo. Si tratta di una strategia che venne messa in pratica soprattutto dalle truppe inglesi contro la Germania, seguendo l’intuizione del “macellaio”, il colonnello inglese Arthur Harris». Accanto all’inenarrabile tragedia dei bombardamenti, ricostruita da attori e testimoni oculari, si inserisce la strage nazista di Castiglione di Sicilia del 12 agosto 1943, quando 12 civili furono uccisi senza alcuna ragione da soldati tedeschi in ritirata. «Tutte le guerre hanno un substrato terroristico e molte delle azioni progettate per colpire la popolazione civile sono veri e propri atti di terrorismo. Per questo motivo ho deciso di concludere il filmato con le parole di un bambino siriano rimasto orfano di madre a causa della guerra. Certo, il terrorismo bellico risulta più drammatico se si pensa che ad attuarlo sono e furono per primi i governi democratici».
LA GUERRA DEI BAMBINI. Il piccolo protagonista di Moral Bombing, rifugiatosi in campagna con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti, trova tra i campi uno strano oggetto col quale inizierà un gioco mortale, coinvolgendo il fratellino più piccolo e la cuginetta. «Una strategia ben più antica dei “Papagalli verdi” di cui parla Gino Strada, come dimostra la testimonianza dell’avvocato Giuseppe Castronovo, vittima civile di guerra e Presidente Nazionale dell’ANVCG. All’età di 9 anni Castronovo trovò tra i campi una mina che aveva la forma di una matita, tentò di estrapolarne l’astuccio e l’arma esplose rendendolo completamente cieco». Le mine, oltre a colpire principalmente i bambini incuriositi dalla loro forma, rimangono attive anche dopo 50 anni continuando a mietere vittime. Lo testimonia la storia del giovane Nicolas Marzolino, intervenuto alle Ciminiere per testimoniare la sua esperienza di vittima di un ordigno inesploso nel Novalese, in provincia di Torino, che lo ha reso cieco e privo di una mano.
UN PROGETTO DI PUBLIC HISTORY. La presentazione del film, avvenuta in occasione della Seconda Giornata Nazionale per le vittime civili di guerra, non ha lasciato indifferente la folta platea di studenti che hanno assistito alla proiezione. «Mi ha colpito il silenzio religioso che ha accompagnato l’intera proiezione – prosegue Ezio Costanzo – e le numerose domande degli studenti a conclusione degli interventi programmati». Il docu-film si inserisce nelle numerose iniziative di public history promosse su tutto il territorio nazionale per avvicinare un ampio pubblico alla storia. «La public history agisce attraverso i nuovi media, trattando tematiche storiche, anche complesse, in maniera più esplicita. Il compito di noi giornalisti e studiosi non accademici è quella di narrare la storia in forme più semplici e più coinvolgenti, senza abbandonare però i criteri scientifici che connotano questa disciplina». Nuove narrazioni che dovrebbero coinvolgere sempre più le scuole. «In occasione di conferenze o di incontri con le scuole mi sono reso conto che la narrazione per immagini è quella che coinvolge di più gli studenti e a questo proposito proporrei un aggiornamento per gli insegnanti di storia, una disciplina che sta perdendo sempre più terreno proprio a scuola. Oggi siamo riusciti a trasmettere un messaggio impegnativo grazie allo sforzo di renderlo comprensibile a tutti: ecco, è questo il reale compito della public history».