Ispirata alla reale vicenda della comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi, la pellicola si propone
di affrontare il tema dell’accoglienza concreta come leva su cui rifondare l’apertura verso gli altri. Ne sono anche convinti Antonio Chiarenza e Nuccia Pennisi, che dal 1999 a Catania si impegnano nel supporto dei più giovani

Una famiglia è un nucleo fondamentale che nasce come rifugio e cura dell’altro. Ma cosa succede se questo nucleo si allarga verso la comunità? Un film racconta la vita dentro le Case Famiglia, prendendo ispirazione dalla vita vera e dall’esperienza dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi nel 1968. “Solo cose belle” del regista Kristian Gianfreda ha girato l’Italia e sarà proiettato a Catania il 23 maggio presso il Cinema King Multisala Cinestudio alle ore 21.00. Per capirne di più abbiamo parlato con Antonio Chiarenza e Nuccia Pennisi, papà e mamma di una Casa Famiglia della Comunità Papà Giovanni XXIII a Catania.

IL DESIDERIO DI APRIRSI. Il film, prodotto e distribuito da Coffee Time Film e da Sunset Comunicazione, in associazione con le Cooperative Comunità Papa Giovanni XXIII, La Fraternità e Il Calabrone Cremona, racconta dell’arrivo in un piccolo paese dell’entroterra riminese di una bizzarra Casa Famiglia composta da un papà e una mamma, un immigrato, una ex-prostituta e sua figlia piccola, un ragazzo in pena alternativa, due ragazzi con gravi disabilità e un figlio naturale. La loro storia si sviluppa tra momenti divertenti e drammatici, arrivando poi a cambiare per sempre la vita nel paese. Ma cosa spinge a cambiare le proprie vite e ad aprirsi all’accoglienza? «Io e mia moglie fin da fidanzati siamo stati attivi nel volontariato e il nostro desiderio è stato da sempre quello di realizzare una famiglia aperta, solidale verso tutta la comunità – spiega Antonio Chiarenza papà della comunità “Maria madre della Resurrezione” di Catania. Abbiamo conosciuto la Comunità Papa Giovanni XXIII quando, appena sposati, abbiamo iniziato a partecipare al programma di affidamento familiare con il Comune di Catania. Lì abbiamo incontrato le famiglie della Comunità e ci siamo innamorati di questa esperienza che era proprio quello che desideravamo: aprirsi agli altri quotidianamente e non una sola volta alla settimana».

UNA GRANDE FAMIGLIA. Quello che ci si chiede pensando a una Casa Famiglia è come sia la vita quotidiana al suo interno e come le varie esigenze dei singoli possano convivere tra loro. Per Antonio e Nuccia la risposta è semplice, ma non scontata: «La nostra quotidianità è come quella di qualsiasi altra famiglia: la mattina c’è la scuola, il pomeriggio le attività come lo sport, i compiti, la palestra e le terapie per chi ne ha bisogno. Nel fare questa esperienza ovviamente non siamo da soli, ma siamo seguiti da tutta la Comunità e spesso ci avvaliamo dell’aiuto delle realtà del territorio, quali ad esempio il Servizio Civile. Molti ragazzi ogni anno ci danno una mano nella gestione. La Comunità è sparsa in tutto il territorio nazionale e internazionale e la Casa Famiglia non è l’unica realtà di aiuto e accoglienza, ma vi sono comunità terapeutiche, case di preghiera, cooperative sociali, strutture di pronta accoglienza per adulti e minori».

FARE UN PASSO IN PIÙ. La scelta di Antonio Chiarenza e Nuccia Pennisi, così come quella di tutti coloro che decidono di spendere attivamente la propria vita nell’aiutare e accogliere gli altri, arrivando a dedicarvi la propria quotidianità senza timori, sembra quasi essere una risposta in controtendenza rispetto a un periodo storico di forte chiusura, in cui la paura di aprirsi prevale alla voglia di conoscere. «Noi siamo una Casa Famiglia dal 1999. Abbiamo accolto soprattutto bambini, sia per periodi di passaggio in attesa dell’adozione, sia per periodi lunghi. In questo momento siamo in 11: noi, i nostri figli e cinque bambini in affidamento, dai 4 fin ai 12 anni». E aggiungono: «Le difficoltà indubbiamente ci sono, ma ci siamo resi conto che quello che sembra un limite invalicabile, può essere superato cambiando le prospettive e le priorità, e alla fine si riesce a fare anche quel “passo in più” che si pensava di non poter fare». L’invito a guardare il film viene così motivato dalla coppia: «Il film permette di far entrare nel mondo delle Case Famiglia in modo molto simpatico e forse potrebbe essere lo stimolo per qualcuno ad aprirsi all’accoglienza e all’affidamento, portando all’idea che aprirsi non significhi perdere qualcosa ma arricchirsi».

Il ricavato dei biglietti per la visione del film “Solo cose belle” sarà rinvestito per sostenere le attività della Comunità. I biglietti si possono acquistare in prevendita o direttamente al botteghino mezz’ora prima dell’inizio della proiezione.

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