I catanesi Helen Burns sulla scia dei Måneskin

«Per noi Catania non è il mondo, l’ambizione è quella di portare la nostra musica nel mondo». Sulla scia dei successi internazionali dei Måneskin o piuttosto sulle ali dei sogni di chi ha vent’anni, Edoardo Buccheri, fondatore degli Helen Burns insieme con il compagno di liceo Walter Leotta, guarda oltre l’orizzonte dell’Etna. Sin dal nome della band, ispirato dal titolo del primo album solista del bassista dei Red Hot Chili Peppers, Michael Peter Balzary, meglio noto come Flea. «È il mio punto di riferimento per lo strumento, è stata fonte d’ispirazione per la mia crescita, anche se la musica della band non ha punti in comune con quella californiana», commenta Edoardo, che non ha ancora finito di leggere Jane Eyre di Charlotte Brontë, il libro che ha ispirato Flea. «Helen Burns è l’amica intima di Jane Eyre».

«Non siamo ammiratori di Damiano & soci, ma ne condividiamo personalità e attitudine, e li stimiamo per la strada che hanno fatto»

Sono scritte e cantate in inglese le quattro canzoni inserite nell’EP di debutto We Gotta Go Away, che gli Helen Burns presenteranno martedì 26 aprile al Centro Zō di Catania, e i riferimenti musicali conducono alle nuove band indie o art-rock d’oltralpe che suonano guardando nello specchietto retrovisore, aggiornando con uno spirito nuovo e una vitalità diversa sonorità anni Ottanta e Novanta. «Non siamo ammiratori dei Måneskin, ma ne condividiamo personalità e attitudine, e li stimiamo per la strada che hanno fatto». Che è una storia, almeno agli inizi, simile a quella della band catanese.

«L’idea è nata a scuola, a 16 anni, mentre frequentavamo il Principe Umberto», racconta il bassista. «Io e Walter abbiamo cominciato a cercare persone con cui fare una band. Non è stato facile, molti ci hanno mollato dopo poco tempo, pensavano a un hobby. Per noi non era invece un passatempo, volevamo fare una vera band. Successivamente sono arrivati Sebastiano Musco, che è il secondo chitarrista, Gabriele Messina alla batteria e Domenico Failla (voce e piano, nda)».

Se “I Want It”, “Gotta go way” e “King of the Dance” sembrano avere una radice in comune, “Break a Leg” esce fuori dai solchi del rock

La gavetta nei pub, poi l’occasione di registrare con l’ex Denovo Toni Carbone, con il quale pubblicano il primo singolo, Mindglass. Che esce nel febbraio 2020, in pieno lockdown. «La pandemia ci ha bloccati», ricorda con amarezza Edoardo Buccheri. E poiché questi ragazzi millennials non dimostrano di soffrire di ansia di prestazione, ma intendono affrontare la loro scelta con calma e serietà, hanno deciso di «recuperare il tempo perso, chiudendoci in una casa di campagna», dove hanno vissuto come in una sorta di comune, fra lavoro, litigi, risate, «lavorando sul sound, sul carattere e sullo stile». Giorni e notti di prove, snervanti, ma costruttive, durante le quali si sono formati gli Helen Burns e i pezzi che fanno parte dell’EP, «con altri inediti che si ascolteranno nel concerto insieme a due cover, una degli Idols, nostra band di riferimento, e l’altra dei Franz Ferdinand».

https://www.youtube.com/watch?v=3kVzuul66f0
Il videoclip di “I want it”

Ad annunciare il progetto anche il video di I want it, uno dei brani dell’EP, in stile Killers, registrato al Teatro di Mascalucia. E con la scena della prosa la band etnea ha avuto altre collaborazioni in occasione di due lavori per la compagnia Fabbricateatro di Elio Gimbo. «Sono state esperienze formative», sottolinea Buccheri. «La teatralità è molto importante in quello che facciamo. Il nostro cantante sul palcoscenico si trasforma, ha una grande presenza scenica».

«L’intento dell’EP è raccontare le emozioni di quei mesi trascorsi nella casa di campagna: è la colonna sonora di quel momento»

Se le potenti I Want It, Gotta go way e King of the Dance sembrano avere una radice in comune, Break a Leg esce fuori dai solchi del rock. «È un esperimento, abbiamo voluto inserire sonorità diverse, un po’ di elettronica. Noi siamo una rock band, ma non vogliamo precluderci altre strade. Con il producer Marco Pettinato, in arte John Lui, con il quale abbiamo collaborato, si è deciso di inserire questo brano più sperimentale», spiega il bassista della band. «L’intento dell’EP è quello di raccontare le emozioni di quei mesi trascorsi nella casa di campagna: è la colonna sonora di quel momento. Un progetto che è appena cominciato». E che, tra studio e qualche lavoretto per autofinanziarsi, i cinque ragazzi degli Helen Burns sperano che possa diventare davvero la loro professione.

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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