«Era il 1993 quando per la presentazione a Roma del volume Luigi Pirandello. Tutto il teatro in dialetto Ghigo De Chiara chiese a Turi Ferro – impegnato in quei giorni all’Eliseo con Il berretto a sonagli – di fare un pezzo di teatro. Lui all’inizio disse di non essere preparato, poi di fronte all’insistenza del critico si alzò in piedi e cominciò: “Arsira mi curcavu a lu sirenu, li stiddi foru ca m’arripararu”; concludendo subito dopo con: “e poi non m’arricoddu chiu’”. Stava improvvisando un pezzo bellissimo dal Liolà, che in seguito volle fosse inciso sulla sua tomba». È questo il personale ricordo di Sarah Muscarà, curatrice con Enzo Zappulla della mostra Turi Ferro e il Teatro Stabile di Catania – Storia di un amore, primo appuntamento in presenza previsto dall’Ente etneo per ricordare l’istrionico interprete nel centenario della sua nascita. Il rapporto intenso di Ferro con il teatro di cui «fu fondatore e pilastro – aggiunge – si estendeva alla città e all’amore per quegli autori che hanno segnato tutto il suo itinerario artistico». Euripide, Sofocle, Shakespeare ma anche Sciascia e Fava con il teatro d’impegno sociale, la narrativa siciliana ridotta per le scene, Cechov e Dostoevskij; senza dimenticare quel legame indissolubile con lo scrittore agrigentino che nel 1966 lo portò, per la prima e ultima volta, a debuttare in un Teatro diverso da Catania.

COTRONE AL PICCOLO DI MILANO. L’esordio al Piccolo di Milano avvenne ne I giganti della montagna per la regia di Giorgio Strehler. Entrambi classe 1921, uomini di carattere che rappresentavano, pur con attitudini diverse, il riformato teatro italiano di quegli anni improntato sul modello dello Stabile. La scelta però non scalfì minimamente il rapporto tra Ferro e la sua terra: «Per non lasciar sguarnito il “mio” teatro – disse – costrinsi Paolo Grassi a portare I Giganti a Catania. E lui, facendosi precedere dai tir della scenografia, obbedì». Allora era l’anniversario di nascita del drammaturgo agrigentino e per fronteggiare la grande affluenza di pubblico proveniente da tutte le provincie dell’Isola, solo per vedere quello che venne definito “lo spettacolo dell’anno”, si scelse addirittura il Metropolitan. Una parentesi che rimarrà unica, da attribuire più al prestigio di dar vita a un sanguigno e possente mago Cotrone che alla necessità di un altro palcoscenico. Dal 1958 anno in cui insieme a Mario Giusti fonda l’Ente Teatro di Sicilia alla nascita, quattro anni più tardi, del Teatro Stabile di Catania, Ferro ha sempre riservato un posto speciale a Pirandello. «È del 1957 la prima interpretazione in Liolà, che tenne in repertorio fino al 1973, – sottolinea la curatrice – per arrivare a La cattura, spettacolo con il quale si congedò dalla vita, dal palcoscenico e dal suo pubblico. Fermo restando che Turi è stato in assoluto il più grande interprete del poeta-contadino e di Ciampa, con i quali arrivò a un’immedesimazione totale come era nel desiderio dello stesso Pirandello».

MILANO-CATANIA-GENOVA. Fra i teatri Stabili di prima generazione, quelli cioè istituiti tra il 1947 e il 1964, non si può non citare il Teatro di Genova che in quegli anni rappresentava il terzo polo in una triangolazione fra il Piccolo di Milano e lo Stabile etneo. Nato nel 1951 fu diretto per quarantacinque anni da Ivo Chiesa, mentore fra l’altro di Laura Sicignano. «La ricorrenza di questo centenario – spiega la direttrice – è per me un grande onore, soprattutto alla luce dell’importanza che lo Stabile di Catania riveste da sempre. Quest’anno inoltre ricorrono i cento anni della nascita di Ivo Chiesa, un grande impresario culturale con il quale ho lavorato per sei anni e che è stato anche uno dei miei maestri. Mi dispiace solo che non sia vissuto abbastanza per vedermi qui. Era molto severo eppure aveva una grande stima nei miei confronti, tanto che quando raggiungevo dei traguardi importanti mi scriveva sempre un biglietto». Questo spiega anche la responsabilità verso questo evento, soprattutto alla luce della recente storia e di quella passata.

PROSPETTIVE FUTURE. In questi mesi l’attività dello Stabile non si è fermata, nonostante la chiusura imposta alle sale teatrali, culminando con l’apertura del Teatro per i festeggiamenti in onore dell’attore catanese. «Abbiamo fortemente voluto questa inaugurazione in presenza – aggiunge la direttrice – perché dobbiamo riabituarci all’incontro. Il motivo di quest’assenza è noto a tutti ma non dobbiamo dimenticare di salvaguardare anche il nostro benessere spirituale ed emotivo. In questi mesi stiamo continuando a produrre spettacoli e documentari, sperimentando nuove formule, come il teatro in 3D (che grazie ai visori permette agli spettatori di vedere uno spettacolo immersi nella realtà virtuale) o la serie teatrale ideata da Alberto Nicola Orofino, attenta alle modalità di post-creazione. La speranza è di tornare presto in scena per ricevere l’abbraccio, anche critico, del pubblico. Allo stesso tempo, non possiamo stare fermi». La mostra costituisce l’occasione per presentare al pubblico i recenti lavori di ammodernamento dell’edificio che hanno interessato la facciata esterna e il ridotto, che al momento ospita l’esposizione. «Dietro alla ristrutturazione – evidenzia Sicignano – c’è la volontà di trasformare uno spazio obsoleto in uno polifunzionale da destinare a varie attività come conferenze, incontri con gli artisti e performance sperimentali». Del resto, al momento lo Stabile non dispone di una seconda sala, quindi questa nuova area rappresenterebbe una possibilità in più che si va ad aggiungere alla corte Mariella Lo Giudice, concessa dal Comune, per gli spettacoli estivi. In questi mesi è stata poi compiuta un’importante opera di riorganizzazione dell’archivio: «La mostra – conclude la direttrice – ha costituito l’occasione per riordinare la sterminata mole di copioni, cimeli, locandine, foto e video di oltre sessant’anni di storia. Stiamo digitalizzando tutti i documenti, un lavoro lungo ma fondamentale se vogliamo restituire questo grande patrimonio al pubblico».

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L’INAUGURAZIONE

Da sinistra: Laura Sicignano, Lina Scalisi, Salvo Pogliese, Guglielmo Ferro, Barbara Mirabella e Sarah Muscarà

All’inaugurazione, svoltasi venerdì 26 febbraio, erano presenti la vicepresidente del Teatro Stabile, Lina Scalisi, la direttrice Laura Sicignano, l’assessore regionale al Turismo, sport e spettacolo Manlio Messina, il sindaco di Catania Salvo Pogliese, l’assessore alla Cultura del comune etneo Barbara Mirabella, i curatori Sarah Muscarà ed Enzo Zappulla e il regista Guglielmo Ferro. La mostra Turi Ferro e il Teatro Stabile. Storia di un amore che ospita oltre cento scatti fotografici, oggetti di scena e costumi originali aprirà i battenti l’1 marzo per concludersi il 10 maggio 2021. La fruizione al pubblico è gratuita e avverrà con ingressi contingentati a ogni ora, dal lunedì al venerdì dalle ore 14.30 alle 19.30, previa prenotazione tramite Eventbrite oppure telefonando al botteghino 0957310856.

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