I segreti dell’Etna sotterranea: ghiacciai perenni e grotte dimenticate

L’Etna dà sempre spettacolo, ma non tutti forse sanno che dal 1614 al 1624 una lunga eruzione di dieci anni ha dato vita a numerose grotte. Tra queste, la Grotta del Gelo, che al suo interno contiene il ghiacciaio perenne più meridionale d’Europa.

LA GROTTA DEL GELO. Sita a Randazzo, la Grotta del Gelo richiede molte ore di cammino per essere raggiunta. Essa sorge lungo la “Sciara del follone”, un territorio arido formatosi con gli accumuli di lava della colata decennale. «Anticamente quella zona era percorsa dai mulattieri, che con le loro carovane di muli sostavano nei pressi della grotta per dissetare gli animali» racconta Biagio Ragonese, uno degli esperti del gruppo Guide Etna Nord. «Non si trattava di un rifugio, visto il clima gelido, – continua – ma di un’area di sosta. Proprio questo suo essere di passaggio lungo le mulattiere ha reso la Grotta del Gelo abbastanza conosciuta».

L’interno della Grotta del Gelo, Biagio Ragonese

ARIA FRESCA. Per quanto il clima esterno influenzi il microclima della grotta al suo ingresso, nelle parti più recondite il “gelo” è mantenuto inalterato, così che stalattiti e stalagmiti non si sciolgono mai. Ultimamente si è notato un innalzamento delle temperature, che si aggirano comunque intorno ai -6°, dovuto a delle fratture causate da un’eruzione del 1981 dalle quali penetra l’aria esterna. I 2000 metri di altitudine tutelano comunque i ghiacciai perenni della grotta.

LAMPONI, ACITANI E PECORAI. La fama di cui gode la Grotta del Gelo è frutto del suo essere stata luogo di passaggio per secoli, ma nelle vicinanze sorgono molte altre cavità meno note. Con quel pizzico di gelosia che contraddistingue chi è custode di un luogo affascinante proprio perché ignoto, Biagio Ragonese ne ha svelato i nomi. La grotta dei Lamponi, quella di Aci e quella dei Pecorai: una toponomastica non casuale. La prima infatti è contraddistinta da una folta vegetazione, la seconda è stata scoperta da un gruppo dell’acese, la terza invece era frequentata dai pastori durante la transumanza e sfruttata come riserva d’acqua. Tutte e tre si trovano lungo la Sciara del follone. Se la curiosità di andare oltre le parole è tanta, non resta che esplorare questi luoghi donati dall’Etna. Attenzione però, la guida di un esperto è più che consigliata.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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