Il “Cestaio matto” intreccia, canta e cunta nel Paese delle Meraviglie sui Monti Iblei
Il “Cappellaio Matto” è un personaggio immaginario inventato da Lewis Carroll che potete rintracciare all’ora del tè fra le pagine del libro Alice nel Paese delle Meraviglie o idealizzato nel personaggio di Johnny Depp nel film Alice in Wonderland di Tim Burton. Il “Cestaio Matto” è invece una persona reale, in carne e ossa, che si può incontrare la mattina mentre intreccia cesti di canna al mercato di Ortigia a Siracusa e il resto della giornata nel Paese delle Meraviglie che si è creato nelle campagne ai piedi dei Monti Iblei tra Floridia e Palazzolo Acreide.
Il “Cestaio matto” ha anche un nome: Claudio Romano. Floridiano, 55 anni, ha girato tutt’Italia facendo prima il cuoco e poi il commerciante. Trent’anni fa ha deciso di tornare alle radici, nel paesino del siracusano, e seguire le orme del nonno. «Raccoglieva mazzetti di violette andando in bici sui monti e poi veniva a venderli a Siracusa». Mazzetto dopo mazzetto si è creato un impero dei fiori. Claudio ha acquistato un terreno ed ha cominciato a raccogliere erbe officinali, mediche, aromatiche e piante selvatiche. Nepitella, basilico, salvia, lavanda. «Mi chiamavano “arreniaturi”, raccoglitore di origano selvatico. In paese i miei amici pensavano che fossi impazzito, io avevo idee più grandi ma dovevo partire da zero, sono riuscito a riportare la coltivazione dello zafferano sugli Iblei», racconta.
È raccogliendo le erbe e vedendo le piante intrecciarsi che a Claudio Romano balena l’idea dell’intreccio. «Ho imparato da una signora anziana di un paesino dell’Etna, ora conduco laboratori d’intreccio nelle scuole», riprende. «L’intreccio è importante, significa tante cose: è il risultato di quello che raccogli, essicchi, è fatto di regole e improvvisazione, è abbraccio, incontro, è simbolo d’amore, che dovrebbe essere alla base di ogni nostro gesto».
Tra un cesto e una cavagna creati sul posto fra la curiosità e l’ammirazione dei turisti che affollano il mercato di Ortigia, il “Cestaio matto” alterna “vanniate” o sonate con il tamburello, spesso su testi improvvisati sul momento. «Mio nonno cantava le novene. Io non sono un poeta, non sono un musicista, io non sono niente, sono uno che mi diverto», si schermisce. E poi, in rima, spiega: «La notte mi pensu e di giorno vi cuntu, se vi piace allora io sugnu contentu, se non vi piace io sugnu contentu ‘u stissu».
Spesso Claudio Romano se le suona e se le canta al chiarore della Luna nel suo “agriteatro sensoriale”, ovvero il Paese delle Meraviglie in cui vive il “Cestaio matto”. Per arrivarci bisogna addentrarsi nelle campagne tra Floridia e Solarino, risalendo fino in territorio di Palazzolo Acreide, sui Monti Iblei, tra olivi secolari e allevamenti di bovini. Appena si supera il cancello sembra di entrare in un mondo fiabesco, antico, popolato di personaggi fantastici. Sei circondato da antichi attrezzi da lavoro, pentoloni da stregone, terrecotte, ceste d’ogni tipo e foggia. Un mondo profumato di origano, tè, timo, ruta, nepitella, incenso, bacche di goji, aloe, zafferano, ti avvolge, facendoti dimenticare i 48,8 gradi di caldo che quel giorno si registrano in zona. Non c’è il coniglio bianco a indicarti la strada, ma tre cani bianchi e il raglio di Totò, l’ultimo di 11 asini sopravvissuti a un incendio che alcuni anni fa devastò quel mondo fantastico. Totò duetta di notte con la Luna e di giorno con il dio tamburo Alfio Antico, la cui chioma bianca sembra uscire anch’essa dalle pagine di Carroll.
Il “Cestaio matto” intreccia, canta, cunta, recita, balla. Per la sua arte e quella degli amici ha realizzato tre piccoli teatri: uno di paglia, l’altro di legno e il terzo di pietra immerso fra 130 piante di limone; un piccolo museo antropologico fra le aiuole delle erbe officinali e il “percorso delle streghe” in una macchia di carrubi, «perché si diceva che questo albero era la dimora delle streghe, che altro non erano che le majare che curavano le persone».
È un Paese delle Meraviglie che si riempie di bambini quando si svolgono corsi di teatro: «sempre gratis», perché nel mondo del “Cestaio matto” il denaro è stato sostituito dal baratto. Che attrae turisti da ogni parte del mondo alla ricerca di un turismo esperienziale per conoscere in profondità il luogo che visitano. Talvolta qualche artista appare sulla scena del teatro di paglia, «circolare perché indica l’infinito, il cosmo, rappresenta la natura, la Terra», per suonare alla luce della Luna. «È stato realizzato tutto con semplicità e pochissimi soldi e con le mie mani e quelle dei miei figli», s’inorgoglisce Claudio Romano. Perché spesso, anzi quasi sempre, la bellezza si nasconde proprio nella semplicità.
Come è successo anche nelle nostre vite, la pandemia ha spento il sorriso ed ha fatto scendere il silenzio sul Paese delle Meraviglie. È rimasto solo Totò a cantare, pardon, ragliare alla Luna. «Non appena la situazione si farà più chiara, penso di tornare alla normalità», spera il “Cestaio matto”. E, quando verrà quel giorno (forse in settembre), ad annunciare la riapertura del Paese delle Meraviglie potrebbe essere un intreccio di tamburi fra il “Cestaio matto” e il dio tamburo dalla chioma bianca.