Il geoturismo di “Kore Siciliae”: così il territorio ennese riscopre la sua identità

Enogastronomia, valorizzazione turistica, sviluppo commerciale e tanti momenti di racconto esperienziale: sono questi i cardini del progetto che, finanziato inizialmente dall’Unesco Global Geopark Rocca di Cerere, si basa sulla sinergia tra imprese locali e operatori. «La specificità geologica di questo territorio – afferma il direttore Marcello Troìa – è la radice di tutti gli elementi». E così tra degustazioni di prodotti caratteristici, visite a siti di rilevanza internazionale che riconnettono il presente ad un passato mitico ed incontri vis-à-vis nelle botteghe di artigiani simbolo della “restanza”, ecco un nuovo moto di slancio per l’entroterra isolano

Il territorio come manufatto sociale. Che innesta la storia geologica di un’area con il vissuto della comunità che la abita. Perché caratteristiche e identità geomorfologiche di un luogo incidono fortemente sulla sua antropizzazione. Con esiti spesso sorprendenti, soprattutto a distanza di milioni di anni. Come racconta il progetto Kore Siciliae, strutturato nell’area geografica e con il sostegno dell’Unesco Global Geopark Rocca di Cerere. «L’elemento che distingue un territorio dall’altro è proprio il terreno. Ciò che è avvenuto negli ultimi 4 miliardi e 600 milioni di anni, fino a oggi, ha inciso su quel territorio e dunque sulle attività dell’uomo a partire dalla sua comparsa» spiega Marcello Troìa, direttore del Geopark Rocca di Cerere, che si estende sui Monti Erei, abbracciando i comuni di Enna, Aidone, Assoro, Calascibetta, Nissoria, Leonforte, Piazza Armerina, Valguarnera e Villarosa. Un territorio «fortemente connesso alla cultura e alle attività minerarie», che trova la radice della sua evoluzione nella propria geologia. E precisamente negli «episodi geologici rientranti nella serie gessosa-solfifera, in cui si formarono i giacimenti di gesso e zolfo che hanno caratterizzato la zona. Se non ci fossero stati questi accadimenti geologici, non ci sarebbe stata l’attività mineraria e tutta la dimensione antropologica connessa alla vita in miniera». Di cui è espressione il Parco minerario di Floristella-Grottacalda, esempio di quel «paesaggio culturale» che uomo e natura scolpiscono nel tempo in una determinata area. Creando legami che il geoturismo prova a raccontare.

Tre i pilastri di questo progetto:
«Il Geofood come integrazione di filiera tra i prodotti connessi fortemente al territorio;
il Geoturismo, quindi la valorizzazione in chiave turistica dell’area;
il Geomarket, per lo sviluppo delle capacità commerciali del territorio

Marcello Troìa, direttore Unesco Global Geopark Rocca di Cerere

Un patrimonio geologico di rilevanza internazionale

Le fondamenta dell’Unesco Global Geopark Rocca di Cerere risalgono al 2001, su iniziativa del Gruppo di Azione Locale (GAL), con «l’obiettivo di attrarre visitatori, facendo leva sul turismo responsabile e sostenibile come elemento di crescita per i territori» racconta il direttore del Geopark, istituito formalmente nel 2015. Su un territorio la cui identità distintiva è data da «un patrimonio geologico di rilevanza internazionale» con una forte specificità, testimoniata da veri e propri geositi o monumenti geologici. «Oltre alle tracce del periodo Messiniano ben visibili a Floristella nei resti delle estrazioni di zolfo e gesso, nel nostro territorio ci sono anche altre testimonianze di epoche diverse. Per esempio, nella zona di Leonforte la pietra di Vignale è una testimonianza visibile di quando ancora c’era la Pangea e in una frazione di Calascibetta è possibile vedere i coralli di Cacchiamo, monumenti geologici che testimoniano il periodo in cui questi territori erano sommersi dall’acqua». Questa specificità geologica «è la radice di tutti gli elementi» prosegue Troìa. A partire dal fatto di aver reso l’area del Geopark Rocca di Cerere particolarmente fertile. Da qui il nome. «Non è un caso che il mito di Cerere e Proserpina, Demetra e Core nella cultura greca, sia geolocalizzato in questa zona della Sicilia, essendo Cerere la dea della terra coltivata e del grano in particolare. È lei che fa il dono dell’agricoltura agli uomini. E anche la costruzione della Villa Romana del Casale nel IV secolo d.C. vicino Piazza Armerina si lega al fatto che quello è un territorio particolarmente vocato per le colture cerealicole, con la presenza dell’acqua e dei boschi, quindi del legno per alimentare le terme».

Si sta costruendo un racconto che condivide concretamente l’esperienza diretta di chi ne è narratore. Come l’ artigiano che è ritornato nei luoghi delle sue radici, esempio significativo di “restanza”. «Lì c’è il racconto dell’opera d’arte e del patrimonio tramandato dalle famiglie, ma anche il racconto di un pezzo di Sicilia»

Stefano Rizzo, amministratore delegato dei tre Consorzi Kore Siciliae e Segretario della C.N.A. di Enna

Il turismo esperienziale di Kore Siciliae come crescita per le comunità locali

Questa radice geologica ha inciso, dunque, sull’identità del territorio anche come comunità ed è alla base di una lettura geotouristica di questo patrimonio, cui il Geopark dà il proprio supporto «per farlo diventare sostenibile sul piano economico». Il motto dell’Unesco Global Park, in generale, è infatti “valorizzare il patrimonio della terra, sostenere le comunità locali” per facilitarne la crescita. Ed è in questo quadro che si colloca il progetto Kore Siciliae, come «strategia di sviluppo del territorio, elaborata con una fase di ascolto in cui ci confrontiamo con la collettività» spiega Troìa. Tre i pilastri di questo progetto di cooperazione tra piccoli operatori e piccole imprese, finanziato nella sua fase iniziale dall’Unesco Global Geopark Rocca di Cerere: «il Geofood, come integrazione di filiera tra i prodotti connessi fortemente al territorio, quindi prodotti identitari; il Geoturismo, quindi la valorizzazione in chiave turistica dell’area; il Geomarket, per lo sviluppo delle capacità commerciali del territorio». Tre ambiti sviluppati dai tre Consorzi di Kore Siciliae, che mettono insieme 50 imprese locali, tra cui anche coltivatori e produttori, «testimoni culturali e depositari dei valori del territorio, per restituirli alla comunità, anche a quella dei residenti pro tempore». È, dunque, «una promessa di esperienze di qualità connesse al territorio, alla scoperta di connessioni storico-geologiche che arrivano fino alla degustazione dei prodotti agroalimentari identitari».

Azienda delle sorelle Turco – Foto di Antonio Gerbino

Si sta costruendo, intorno all’Unesco Global Geopark Rocca di Cerere, un racconto che condivide concretamente l’esperienza diretta di chi ne è narratore. Con «questa forte connotazione di turismo esperienziale, in particolare sul formato dell’esperienza trasformante, riservata un numero ristretto di visitatori, in modo che sia massima l’interazione con l’imprenditore, il produttore o l’artigiano che fa fare l’esperienza» spiega Stefano Rizzo, amministratore delegato dei tre Consorzi riuniti sotto il marchio Kore Siciliae, e anche Segretario della C.N.A. di Enna.

Un racconto collettivo

Una vera filiera integrata del turismo, dalla ristorazione alle guide, dal trasporto alle esperienze agroalimentari e di artigianato artistico, due settori che rappresentano fortemente il territorio. E qui «si è declinata questa volontà di stare assieme all’interno del consorzio, che ha anche formato questi operatori sul piano della trasmissione dell’esperienza, con un lavoro di potenziamento del racconto». Perché ogni prodotto specifico e identitario diventa occasione per raccontare il vissuto dell’artigiano o dell’agricoltore che lo ha realizzato, le caratteristiche del territorio e il suo legame con esso. Quindi «il visitatore, alla fine, non partecipa più al racconto di una singola impresa ma a un racconto collettivo costruito dalla socialità e non dalle singole persone, ognuno per sé».

Cozzo Matrice di Enna, segno del primo insediamento pre-classico che più di tutti racconta la storia del mito di Cerere. Il Castello e la Rocca dedicata alla dea del grano, il duomo con il suo tetto ligneo. Sufficienti già a evocare l’importante ruolo del grano e del legno nella storia del territorio, arricchito dalla Riserva naturale orientata Rossomanno, che si estende fino a Piazza Armerina e Aidone. Legno che, a sua volta, conduce all’esperienza dentro un laboratorio di restauro, per sperimentare da vicino il lavoro del restauratore e conoscerne la storia personale. Quella di un artigiano che è ritornato nei luoghi delle sue radici, esempio significativo di “restanza”. «Lì c’è il racconto dell’opera d’arte e del patrimonio tramandato dalle famiglie, ma anche il racconto di un pezzo di Sicilia» chiosa Rizzo.

Il castello di Assoro – Foto di Antonio Gerbino

Tra tradizione e innovazione per contrastare lo spopolamento

È un pezzo di Sicilia, questo, che va anche assaporato. Attraverso i legumi e il grano coltivati nel territorio, così come lo zafferano con la sua nota più forte e più amara degli zafferani comuni, che lo rende grande protagonista del gustoso piacentino ennese. «Si possono fare esperienze anche enogastronomiche, visite in un caseificio storico per provare anche la vita da pastore, la lavorazione del formaggio ma anche il pascolo, e vere e proprie esperienze da agricoltori in campagna, magari per la raccolta della pesca a Leonforte o dello zafferano in un determinato periodo, anche se a causa dei cambiamenti climatici non sempre la raccolta è programmabile».

Affinando la capacità di raccontarsi, imprenditori e operatori riuniti sotto il marchio Kore Siciliae contribuiscono ad accrescere e diffondere la consapevolezza di quanto la tutela del capitale ambientale, culturale ed enogastronomico del loro territorio significhi generare proposte socialmente ed economicamente rilevanti. Che possano anche offrire nuove possibilità di lavoro e aprire nuovi mercati, diventando risorsa contro lo spopolamento. «Dentro il consorzio abbiamo tanti ragazzi che sono tornati» conclude Rizzo «per esempio Carmen e Michele che adesso, con la loro officina agriculturale, organizzano trekking con gli asinelli. Parliamo di persone che hanno spirito innovativo e si distinguono perché hanno idee fresche. Probabilmente l’esperienza che hanno fatto fuori li ha aiutati a vedere cose diverse rispetto alla tradizione, nuove spinte per valorizzarla».

(Foto in copertina: Aidone, Parco Archeologico di Morgantina – Foto di Antonio Gerbino)

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Ornella Sgroi è giornalista, critica cinematografica, scrittrice e sceneggiatrice. Collabora con il Corriere della Sera, la trasmissione “Cinematografo” di Rai Uno di Gigi Marzullo e alcuni programmi di Tv2000 (“L’Ora Solare” condotto da Paola Saluzzi e “Di Buon Mattino”). Si occupa di Cinema da vent’anni, e anche di Cultura, Spettacolo e Sociale. Il suo ultimo libro è “È la coppia che fa il totale. Viaggio nel cinema di Ficarra e Picone” (Harper Collins, 2020)

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