Nell’entroterra siciliano sorge un borgo di origine araba dove il tempo procede a rilento, fatto di strette vie che si intersecano tra loro fino a sboccare su ampie vedute. È Zabut, ossia Sambuca di Sicilia, rocca – votata Borgo dei borghi nel 2016 – da cui è possibile ammirare il lago Arancio, specchio d’acqua immerso nei monti Sicani. Il bacino artificiale, però, nasconde sotto la superficie un’inaspettata attrazione che ogni tanto offre in uno spettacolo straordinario.

Tra visibile e invisibile. La creazione lago Arancio risale al 1952, con la costruzione di una diga artificiale solcata dal fiume Rincione-Carboj realizzata per irrigare il territorio a valle ricco di vigneti. Le 32 tonnellate d’acqua in esso contenute hanno sommerso un’antica struttura dalla storia misteriosa: il Mazzallakkar. Si tratta di una fortezza quadrangolare delimitata da quattro torri angolari con una copertura a cupola in pietra calcarea forse un tempo decorate con una mezzaluna. Essendo immersa nel lago, si potrebbe pensare che sia visibile soltanto da sommozzatori. In verità no: il Mazzallakkar tra giugno e settembre decide di mostrarsi al pubblico in tutta la sua maestosità. Il prosciugarsi delle acque durante la stagione estiva fa sì che, oltre alla cima delle torri sempre visibile, emerga l’intero fortino.

Una fortezza araba? Il nome “Mazzallakkar” di origine saracena e i resti degli ornamenti farebbero pensare a un fortino arabo costruito ai piedi del borgo di Sambuca in sua difesa. Infatti in cima all’antica Zabut sorge un castello saraceno – oggi divenuto Chiesa Madre del paese – che probabilmente veniva sorvegliato e difeso dal basso. A sostegno di questa ipotesi il fatto che i torrioni siano dotati di feritoie e le mura siano alte 4 metri. Se così fosse, la fortezza risalirebbe al IX secolo d.C., periodo di fondazione di Sambuca, e sarebbe stata realizzata appositamente in una strada di passaggio quale quella che collega Sciacca a Palermo. Questo avrebbe consentito di sfruttarla anche come fondaco di sosta.

Un deposito? Dal momento che prima di essere sommerso dalle acque il Mazzallakkar era sfruttato dai pastori come ricovero di greggi e armenti, nulla esclude che, invece di una fortezza, la struttura fosse un magazzino dove veniva custodito il grano. La sua posizione nell’entroterra era ideale per proteggere l’oro giallo del Mediterraneo dalle incursioni piratesche. Secondo questa seconda ipotesi, il magazzino potrebbe risalire al ‘500 circa. Gli studi sono tuttora in corso, ma il cattivo stato di conservazione dovuto alle escursioni termiche e all’erosione delle acque non agevola i lavori. Chissà poi che in mezzo non ci si metta anche qualche fantasma dei soldati saraceni, come quelli che – secondo le leggende – si aggirano tra i vicoli di Sambuca di Sicilia.

Si ringrazia l’architetto Sergio Ciraulo per il suo supporto nel reperimento delle fonti per questo articolo

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