«Il nostro matrimonio dei sogni alla Tonnara di Scopello»: Vicki e Ted, un po’ di Corea in Sicilia

Un rigoglioso bouquet di foglie di bietola al posto dei tradizionali fiori. Un vestito da sposa, con tanto di velo, che sembra uscito direttamente dagli anni ’50 e ’60. Uno stuolo di piccole damigelle “addobbate” di rosa e di bianco a fare da cornice. Sembra proprio la scena di un matrimonio da fiaba, di quelli a metà tra l’essere strampalati e l’essere trasognanti. Ma è esattamente così che, nella splendida e mitica cornice della Tonnara di Scopello, Ted O’Donnell e Vicki Lee si sono giurati eterno amore. La coppia, in omaggio alla radice asiatica della sposa, ha scelto di celebrare l’unione seguendo i riti del paese asiatico e ha raccontato all’edizione australiana della testata Vogue com’è nata l’idea legare un momento così iconico nella vita di ogni persona alla Sicilia e le circostanze curiose che hanno favorito il loro incontro.

«La scelta delle bietole – ha spiegato Vicki – è legata ad un momento preciso ed indimenticabile della nostra storia, vale a dire il primissimo incontro. Era il 2011 e mi trovavo in un negozio di frutta e verdura a Bondi, nei pressi di Sidney. Notai quest’uomo, in piedi, che fissava la bancarella delle bietole. Mi avvicinai e attaccai botone, facendo notare quanto vibranti fossero i colori dei fiori prodotti dalla pianta. Ted non ci pensò su due volte: ne afferrò un mucchietto e me lo porse. Scoprimmo la nostra passione comune. Ci scambiammo i numeri, con la promessa di rivederci per sperimentare insieme delle ricette. Dieci anni dopo, eccoci qua».

Tonnara di Scopello (TP)

Una classica scena da commedia sentimentale verrebbe da pensare. E, in effetti, di romanticismo se ne è respirato parecchio. «Volevamo – aggiunge Vicki – che la cerimonia ricalcasse l’atmosfera che si respirava a cavallo tra gli anni ’50 e ’60». Un fatto di estetica, certo, ma soprattutto di sensazioni: «Fin dal momento in cui abbiamo programmato il matrimonio, sapevamo di volerlo fare in Sicilia, nell’antica Tonnara. Ho adorato dal primo istante la vista spettacolare di questo luogo incastonato nel Golfo di Castellammare, le tipiche imbarcazioni, le reti. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, come per magia».

Ad impreziosire ulteriormente questo singolare momento, l’incontro tra la Trinacria e la tradizione coreana: «Non nascondo che indossare quel velo – confessa ridendo Vicki – sia stato piuttosto difficoltoso a causa del caldo. Ma volevo che le mie radici fossero presenti». E così è stato: nel bel mezzo delle celebrazioni, infatti, ha avuto luogo la cosiddetta pyebaek, ovvero l’usanza secondo cui la famiglia dello sposo accoglie simbolicamente la sposa come suo nuovo membro. «È stato un momento estremamente emozionante. Ho perso mia madre quando avevo 19 anni e avrei tanto voluto averla accanto. Fortunatamente le mie zie sono riuscite a giungere in Sicilia direttamente dalla Corea. Mi hanno aiutato con la vestizione e mi hanno accompagnato in ogni momento. Alla fine, tutti siamo scoppiati in un pianto di gioia».

Così, tra il fascino del passato e l’attesa per un radioso futuro insieme, uno sprazzo di Corea ha abbracciato la bellezza siciliana.

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