Il ritorno al futuro del nisseno 1,21 GGWTTS sulle note dei Game Boy
Marty: Ma funziona con la benzina normale?
Doc: Sfortunamente no. Ha bisogno di un qualcosa di un po’ più vivace: plutonio.
Marty: Ah, plutonio… Come “plutonio”?! Vuoi… vuoi dire che questo aggeggio è nucleare?
Doc: Ehi, ehi, continua a girare, continua a girare! No, no, questo aggeggio è elettrico, ma ci vuole una reazione nucleare per generare 1 e 21 gigowatt di elettricità che mi serve!
È un dialogo che un fan di Ritorno al Futuro, come Gianpaolo Peritore, conosce molto bene. È quando Doc Brown (interpretato da Christopher Lloyd) spiega al giovane amico Marty McFly (Michael J. Fox) che per far funzionare la sua macchina del tempo è necessaria una potenza elettrica pari a 1,21 gigawatts. Non avendo del plutonio a portata di mano, trova nella scarica di un fulmine l’energia occorrente. Quell’energia che Gianpaolo Peritore, in arte 1,21 GGWTTS (gigawatts), trasferisce in vecchie console per giochi, Nintendo Game Boy, Atari 2600, computer archeologici (Amstrad cpc464) e aggeggi più recenti per trasformarli in strumenti musicali con i quali realizzare un album curioso e divertente che uscirà il 15 marzo per la ViceVersa con il titolo di Slow 2.0.
«Sono un fanatico della trilogia di Ritorno al Futuro», confessa ridendo il musicista nisseno. «Ho sposato in pieno la filosofia di quel film. Anche il mio è un viaggio nel tempo. Nel passato vedo un futuro più avanzato. Anzi, forse il vero futuro era negli anni Ottanta».,
«Poiché sono un nostalgico, ho cominciato a guardare al passato. Pur non essendo un amante dei videogiochi, mi piacevano i suoni che generavano. Ho cominciato a studiarli, ma non riuscivo a capire come manipolarli. Ho scoperto il trucco grazie a un amico di Brolo che però faceva musica soltanto con il Game Boy».
Tecnico e progettista informatico per una importante azienda di telecomunicazione, in effetti Janp. Peritore, come viene chiamato negli ambienti musicali, ha qualcosa dello scienziato Doc Brown del film di Robert Zemeckis. Dopo i primi approcci con la musica in tenera età con un clarinetto, è poi passato alla chitarra dopo aver ascoltato i Nirvana. «Poi il basso, la batteria, il sintetizzatore», racconta. «Poiché sono un nostalgico, ho cominciato a guardare al passato. Pur non essendo un amante dei videogiochi, mi piacevano i suoni che generavano. Ho cominciato a studiarli, ma non riuscivo a capire come manipolarli. Ho scoperto il trucco grazie a un amico di Brolo che però faceva musica soltanto con il Game Boy». Così dai suoni di SuperMario (nulla a che vedere con il premier Draghi), Stargate, Mortal Kombat, i Puffi, il musicista-ricercatore nisseno ha cominciato a scrivere musiche. Nelle mani di Peritore, il videogame diventa uno strumento, suona. E l’effetto è simile alla musica elettronica.
Come nella serie cinematografica, Janp. Peritore viaggia tra presente, passato e futuro. Non va a capitare nel Far West come gli eroi del film, ma quasi: “Arrivano i pirati a Palermo / ci rubano la luce”, canta Zafarà, uno degli ospiti del disco, autore del testo di Karma, uno dei tre brani non strumentali. Esplicito il riferimento a Rosa Balistreri: «Sono stato io a chiedere qualcosa che sottolineasse il legame con la tradizione, mi piace la sfida della contaminazione».
Musica e immagini camminano in parallelo. Daft Punk ed Ennio Morricone vanno a braccetto. «Le immagini sono alla base quando scrivo». Da Ritorno al Futuro si passa a Il Mago di Oz nel brano Tin Man: «L’uomo di latta, senza cuore che vorrebbe amare, è il tema che ho sviluppato insieme a Luca Vullo, autore del testo e voce». Si vira verso il dark nel finale di Once Upon a Time on Earth, cantata in inglese e velata di malinconia per un mondo che non c’è più. Come dire: si stava meglio prima.
«L’ascolto ha liberato nuovamente la “bestia”, quella passione irrefrenabile per le musiche composte e suonate con giochi-strumenti originali esclusivamente a 8 bit»
Una paura del presente e per il futuro dettata molto probabilmente dal fatto che l’album è nato durante la pandemia, quando Gianpaolo Peritore, richiamato a Caltanissetta a causa di un lutto in famiglia, viene bloccato dal lockdown. «Così rimasi a casa dopo aver vissuto quattro anni a Catania». E lì si ritrova fra le mani due rare copie del disco che avevo pubblicato in tiratura limitata nel 2014 dal titolo Slow. «L’ascolto ha liberato nuovamente la “bestia”, quella passione irrefrenabile per le musiche composte e suonate con giochi-strumenti originali esclusivamente a 8 bit», racconta. «Nasce così Slow 2.0, rielaborazione del precedente lavoro con la collaborazione di altri musicisti. E che io considero come il vero album di debutto».
Ideato e realizzato in tempi di zone rosse e gialle, quando gli spostamenti fra regioni sono difficili se non impossibili, fondamentali sono stati whatsapp e il computer per comunicare e interagire con i tanti ospiti che hanno dato il loro apporto a questo album. «Un disco nato in streaming», sorride Peritore. «L’ho inviato ai miei amici, dando loro carta bianca. Ciascuno ha scelto in libertà il pezzo sul quale intervenire. Ad esempio, Enrico Gabrielli (Calibro35, Afterhours, Pj Harvey, nda), che in quel periodo era a Milano, ha inserito diversi sax in Superstereo». E poi Xabier Iriondo (Afterhours, A short Apnea, etc.), Sacha Tilotta (Three Second Kiss, Stash Raiders), Zafarà (cantautore), Bunnyblack, Marco Gioè (cantautore, cantante/chitarrista dei Marilù), Luca Vullo (regista, scrittore e performer), Daniel Ferrara (Inner Hate, Malacarne). A loro spetta far dialogare gli strumenti tradizionali – chitarre, fiati, batteria, voci – con i Nintendo e gli strumenti musicali elettronici di 1,21 GGWTTS, nome d’arte di Gianpaolo Peritore, che si definisce «un timido», ma non tanto da indossare una maschera per nascondere il proprio volto come fanno i Daft Punk. «Non vedo l’ora di poter presentare l’album “live”», scalpita. «Sicuramente saremo in due sul palco, con Marco Gioè alle chitarre e alla batteria» e lui alla chitarra, ai computer (ma quelli attuali) e al… Game Boy.