Tre anni fa, al debutto sul palco dell’Ariston, stupì tutti con la sua Rolls Royce stile Vita spericolata. Nell’edizione successiva del Festival puntò sull’effetto shock, con travestimenti trasgressivi e sorprendenti: San Francesco, Ziggy Stardust, la divina marchesa Luisa Casati Stampa, infine la “regina vergine” Elisabetta I. Quadretti che l’anno scorso si è divertito a riproporre nelle vesti di ospite durante le cinque serate della maratona televisiva-canora. È stato il rock’n’roll, demonio e divinità. È stato il glam rock, «sessualmente tutto, genericamente niente». È stato Mina, è stato Penelope, è stato Syd Vicious, è stato «la libertà che guida il popolo». È stato ed è Achille Lauro, una diva che non ammette mezze misure: o la ami o la odi.

«Ho sconvolto l’Italia con le mie performance, pietrificato le vecchie generazioni ispirando le nuove, osando, rischiando, ignorando ogni regola e ogni schema. Ho trascorso gli ultimi cinque mesi su un’isola da solo, per poi capire che quello che ho fatto prima non era abbastanza», aveva scritto sui social lo scorso dicembre, annunciando di essere pronto a tornare sul palco dell’Ariston per il quarto anno di fila – record assoluto – con Domenica. «La canzone di quest’anno mantiene un sound estremamente popolare, che ripesca quel popolare che si è perso, come era Rino Gaetano. La domenica è il giorno in cui riposiamo, in cui facciamo ciò che ci piace, in cui si è liberi, in cui si sceglie, ci si diverte. Probabilmente qualcuno ha notato la contrapposizione tra il sound e il testo, ma la mia musica va oltre la canzone», commenta. «Sono contento di riuscire a portare l’Harlem Gospel Choir, uno dei cori gospel più famosi al mondo. Il brano si presta moltissimo perché ha un mood corale, di festa. E quindi non c’era niente di meglio di un coro».

«Non so dire l’icona che mi abbia ispirato. Il mio stile è bohémien, mi affascinano gli artisti e i pittori di strada, gente che “non fa carriera”. Maledetti, si direbbe, con storie assurde»

Domenica fa da apripista a Lauro – Achille Idol Superstar, in uscita l’11 febbraio, nuova edizione dell’album Lauro, con sette nuove bonus track, e, soprattutto, al tour Achille Idol Superstar – Electric orchestra, nel quale sarà accompagnato da 52 elementi, oltre ai 5 componenti della band: «Uno show tutto nuovo, dagli arrangiamenti ai costumi, evoluzione di tutto ciò che avete visto finora», spiega. E che il prossimo 14 luglio farà tappa al Teatro antico di Taormina, mentre a Messina, il giorno successivo, è previsto il recupero della data gratuita di dicembre, quando il concerto fu annullato per le restrizioni legate al Covid.

La copertina del nuovo album

Nelle performance di Achille Lauro c’è tutta una iconografia rock, che mette insieme Marilyn Manson, David Bowie, Freddie Mercury, Renato Zero, Loredana Berté e Vasco Rossi. «Non so dire l’icona che mi abbia ispirato. Il mio stile è bohémien, mi affascinano gli artisti e i pittori di strada, gente che “non fa carriera”. Maledetti, si direbbe, con storie assurde. Nell’immaginario ci sono loro. I perdenti. Nelle mie canzoni si percepisce quel senso di disillusione. A volte cinico, a volte malinconico. David Bowie mi piace decisamente. Ziggy Stardust era uno dei suoi alter ego, esprime il rifiuto degli stereotipi sessuali. Renato Zero è un’icona italiana, ha fregato tutti di trent’anni, noi non ci siamo inventati niente. Adesso è più facile, incarno qualcosa che le persone sentono, l’esigenza di esprimere se stessi e di avere qualcuno che li rappresenti».

Pop(olare) e potente, mette in scena una performance libera e originale che unisce teatro, cinema, musica e arte pittorica. Trasformismi che sono lo specchio delle tante vite che lui ha vissuto nei trentun’anni passati da Lauro De Marinis, il suo nome all’anagrafe di Roma. Quella del figlio di una famiglia medio borghese, quella del “ragazzaccio” che si faceva cacciare da una scuola dopo l’altra, quella del giovanissimo componente di una comune creativa, quella del divo androgino e griffato, quella dello scrittore, quella raccontata dai mille tatuaggi che ha sul corpo e sul viso. E in ogni vita ha trovato la sua strada, per arrivare ad oggi.

«La prima volta a 13 anni, lei aveva qualche mese in più», racconta. «In quelle realtà metropolitane si cresce velocemente». I tatuaggi «nella comune li avevano tutti. Il primo è stato un sole con l’iniziale del nome di una persona importante. A mia mamma avevo detto che era fatto con l’henné. Tutti i tatuaggi sono legati o a persone importanti o a un lato estetico e culturale come quelli del filone giapponese».

«Non cerco la provocazione fine a se stessa, ma voglio portare sul palco qualcosa di unico e diverso. La mia forza è essere divisivo»

Poi, la consapevolezza di dover cambiare. «Dopo i 20 anni capisci che quelle non sono più cazzate, ma che stai buttando la tua vita nel cesso, stai diventando un uomo e se continui non puoi più cambiare strada ed è tardi per la redenzione», dice Achille Lauro che ha deciso adesso di sperimentare realtà nuove con il progetto Roblox. Primo in Europa a utilizzarlo, preceduto a livello mondiale soltanto da Travis Scott, Lil Nas X e Ariana Grande, questa nuova tecnologia gli permetterà di raccontare Lauro – Achille Idol Superstar nelle sue mille sfaccettature, dando ampio spazio alla creatività nel mondo del metaverso.

Una sorta di cross-over tra musical e performance rock, che mette insieme fashion e musica, in un’esperienza tridimensionale che consentirà di raggiungere i fan attraverso una tipologia d’interazione che guarda al futuro e alle nuove generazioni. Gli utenti che parteciperanno potranno essere Lauro, vestirsi come Lauro, comunicare con Lauro e vivere la sua musica in maniera innovativa con le logiche del gaming. «L’avventura nel metaverso permette di scoprire la vera essenza dell’artista e la natura intima delle relazioni in una realtà nuova in cui tutti possono essere tutto di noi e in cui ciò che resta sono le espressioni delle nostre anime», viene spiegato.

Lo spettacolo è assicurato. Come all’Ariston. Perché Achille cancella e riparte, reinventa e distorce, per non essere mai uguale a se stesso e non restare in una zona di comfort. «Non cerco la provocazione fine a se stessa, ma voglio portare sul palco qualcosa di unico e diverso. La mia forza è essere divisivo. Perché se fosse un quadro, la mia musica sarebbe sicuramente L’Urlo di Munch. Non vado a Sanremo per un compiacimento personale né per cercare apprezzamenti esterni, ma per portare qualcosa che nessuno ha mai fatto».

Nella serata delle cover canterà Sei bellissima con Loredana Bertè: «È un brano incredibile, ha un ritornello tra i più conosciuti della musica italiana e strofe struggenti, che raccontano questo amore sofferto, questa dipendenza amorosa, un po’ lo svilimento della donna. Non è scelta a caso, la trovo una canzone incredibilmente profonda, emozionale, con un concetto dietro assolutamente attuale».

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